Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Animali domestici: aiutano davvero le persone a invecchiare con acutezza mentale?

Probabilmente hai visto annunci TV in cui un uomo o una donna anziani guardano nella telecamera e giurano che una dose giornaliera di Prevagen (un integratore alimentare) ha reso più facile per loro ricordare le cose. Non crederci. Nessuna ricerca solida supporta queste affermazioni. In effetti, il procuratore generale di New York ha definito la campagna di marketing di Prevagen una "chiara frode".

Ma è possibile che vivere con gli animali domestici possa mantenere le persone più nitide mentre invecchiano? L'idea non è inverosimile. La ricerca sull'impatto degli animali da compagnia sulla salute umana, mentale e fisica, ha prodotto risultati contrastanti. Tuttavia, alcuni studi hanno scoperto che gli animali domestici possono ridurre lo stress dei loro proprietari, facilitare le interazioni sociali, aumentare l'attività fisica e stimolare la secrezione di ormoni come l'ossitocina.

Sulla base di questi risultati, sono stati recentemente pubblicati 5 studi su riviste scientifiche a controllo dei pari sulla relazione tra possesso di un animale domestico e declino cognitivo. Gli studi, simili, erano tutti:

  • indagini longitudinali (=nel tempo) sui cambiamenti legati all'età nelle capacità mentali nei proprietari e non proprietari di animali domestici;
  • basati su dati provenienti da studi epidemiologici preesistenti sull'impatto dell'invecchiamento sulla salute mentale e fisica;
  • tentativi di controllare le 'covariate', cioè i fattori non animale domestico che potrebbero spiegare le differenze nella cognizione, come genere, età, reddito e condizioni croniche di salute;
  • studi di correlazione piuttosto che studi clinici; potevano trovare associazioni statistiche tra proprietà degli animali domestici e capacità cognitive, ma non dimostrare che le differenze fossero causate dal vivere con un animale domestico

Ecco il riassunto degli studi, elencati per data di pubblicazione.

Studio 1 - I proprietari di cani anziani andavano peggio di chi non ne aveva.

Pubblicato nel 2019, il primo studio ad esaminare la relazione tra proprietà degli animali domestici e cambiamenti cognitivi negli anziani è stato condotto da un team internazionale di ricercatori guidato da Nicola Veronese. La ricerca ha usato i dati di oltre 8.000 anziani partecipanti all'English Longitudinal Study of Aging per esaminare i cambiamenti di memoria e fluidità verbale su 6 anni di proprietari di cani, gatti e non proprietari.

Dopo 6 anni, i punteggi di memoria dei proprietari di cani erano declinati più rapidamente rispetto ai punteggi dei non proprietari. Chi aveva un gatto, però, era andato meglio: anzi, aveva un calo minore della fluidità verbale rispetto ai non proprietari.

 

Studio 2 - Prendersi cura di animali domestici non ha avuto alcun impatto sulla probabilità di demenza.

Sandra Branson e Stanley Cron hanno esaminato se avere un animale domestico riduce un declino delle capacità cognitive su 12 anni. I loro risultati sono stati pubblicati nel 2022 su Anthrozoos. I soggetti erano 673 proprietari di animali domestici e 1.578 persone senza animali, iscritti all'Health and Retirement Study, uno studio longitudinale con un campione ampio di americani over-50 di razze diverse. I cambiamenti nella nitidezza mentale sono stati valutati dai punteggi compositi del Telephone Interview for Cognitive Status Test (TICSm).

Una volta considerati fattori come sesso, età, istruzione, etnia ed esercizio, i ricercatori non hanno riscontrato differenze nei rischi di lieve compromissione cognitiva o demenza nei custodi di animali domestici e nelle persone che non avevano un animale domestico.

 

Studio 3 - Alcuni proprietari anziani di animali domestici erano mentalmente più acuti (in qualche modo).

Anche Jennifer Applebaum dell'Università della Florida e i colleghi hanno analizzato i dati preesistenti dell'Health and Retirement Study. Hanno esaminato i cambiamenti nelle capacità cognitive di 1.369 proprietari di animali domestici e non proprietari, che erano stati valutati con il TICSm nel 2012 e nel 2016. A differenza di Branson e Cron, hanno diviso i proprietari di animali domestici in due gruppi: proprietari di animali domestici a lungo termine (più di cinque anni) e proprietari di animali domestici a breve termine.

Come riferito nel Journal of Aging and Health, i ricercatori hanno trovato benefici maturati dalla proprietà degli animali domestici in un sottogruppo di partecipanti, individui over-65 che avevano l'animale domestico da più di 5 anni. Hanno mostrato meno declino dei loro punteggi cognitivi rispetto ai non proprietari. Questa differenza è stata attribuita alle loro migliori prestazioni sul richiamo verbale e sulla memoria. Le differenze nei punteggi erano "statisticamente significative", ma la loro rilevanza clinica non è chiara. Avere un animale domestico non ha dato benefici ai partecipanti under-65 o agli individui che avevano animali domestici da meno di cinque anni.

 

Studio 4 - I proprietari giapponesi di cani avevano molte meno probabilità di soffrire di demenza

In uno studio del 2023, dei ricercatori giapponesi hanno esaminato l'insorgenza della demenza in 11.194 residenti anziani partecipanti al progetto Ota Genki Senior Project (OTA è un distretto di Tokyo).

I risultati sono stati impressionanti. Quattro anni dopo essere stati inizialmente valutati, quelli che possedevano ancora un cane avevano il 40% in meno di probabilità di soffrire di demenza rispetto alle persone che non lo avevano. Sfortunatamente, avere un gatto non ha avuto alcun impatto sui tassi di demenza e la proprietà degli animali domestici non è comune in Giappone: solo il 9% dei partecipanti aveva un cane e il 6% un gatto.

 

Studio 5 - Gli animali domestici e far camminare i cani hanno contribuito a un migliore funzionamento mentale.

Lo studio più recente è di un gruppo di ricerca guidato da Erika Friedmann e Nancy Gee, pubblicato su Scientific Reports. Le loro analisi erano basate su 637 adulti proprietari di cane, gatto o non proprietari, iscritti al Baltimore Longitudinal Study of Aging. Come gruppo, le persone erano altamente istruite, sposate ed economicamente benestanti. E quando sono state testate per la prima volta, erano in buona salute, senza disturbi cognitivi. I partecipanti sono stati valutati da ogni anno a quattro anni su 11 valori cognitivi.

Dopo aver adattato i dati all'età e a varie condizioni croniche di salute, i proprietari di cani hanno mostrato tassi più bassi di declino cognitivo rispetto ai non proprietari su 6 valori, e i proprietari di gatti su 4. Inoltre, quelli che facevano camminare i loro cani sono andati meglio dei proprietari che non lo facevano. I ricercatori hanno concluso: "Queste sono evidenze longitudinali importanti che la proprietà di animali domestici e il far camminare i cani contribuiscono a mantenere la funzione cognitiva con l'invecchiamento".

 

Buone e cattive notizie

Come ha avvertito lo psicologo sociale David Pizarro, "Non puoi mai fidarti dei risultati di un singolo studio". Il suo punto è illustrato dalle differenze nei risultati degli studi sull'effetto degli animali domestici sulla cognizione delle persone mentre invecchiano.

Uno studio non ha riscontrato alcun impatto degli animali domestici sulle capacità mentali degli anziani, tre studi hanno scoperto che i proprietari di animali domestici andavano almeno un po' meglio e il quinto ha riferito che i proprietari di cani (ma non di gatti) sono andati peggio delle persone senza un animale da compagnia. Come accade di solito, solo gli studi che hanno trovato impatti positivi degli animali domestici sulla cognizione negli anziani hanno attirato l'attenzione dei media.

Innanzitutto la buona notizia: i risultati di 3 dei 5 studi sono stati incoraggianti. La cattiva notizia è che 2 studi non hanno riscontrato alcun 'effetto animali domestici' sul declino cognitivo.

 

Il dilemma 'freccia causale' (o uovo-gallina)

Poi c'è il fastidioso problema della 'freccia causale', il vecchio dilemma 'uovo-gallina'. I proprietari di animali domestici in questi studi tendevano ad essere più giovani, più istruiti, più ricchi, più attivi fisicamente e più in salute. Vivere con animali domestici induce una cognizione migliore o semplicemente gli anziani mentalmente intatti sono più bravi a prendersi cura degli animali da compagnia?

So che i cani dei miei genitori, una serie di bassotti esuberati chiamati tutti Willie, hanno portato loro grande gioia quando i genitori sono invecchiati. Tuttavia, la giuria è ancora riunita per decidere se gli animali domestici migliorano le devastazioni della vecchiaia sulle capacità mentali dei loro proprietari.

Ma sono sicuro che le evidenze che gli animali domestici aiutano a ritardare la perdita di memoria sono molto migliori delle evidenze empiriche dell'efficacia del Prevagen.

 

 

 


Fonte: Hal Herzog PhD in Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. S Branson et al. Pet caretaking and risk of mild cognitive imp... Anthrozoös, 2022, DOI
  2. JW Applebaum et al. The impact of sustained ownership ... J aging & health, 2023, DOI
  3. Y Taniguchi et al. Protective effects of dog ownership against ... Prev Med Rep, 2023, DOI
  4. N Veronese et al. Pet ownership and cognitive decline in ... Geriatric Care, 2019, DOI
  5. E Friedmann et al. Pet ownership and maintenance of ... Scientific Reports, 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.