Può suonare una strana combinazione, ma il tè verde e la luce rossa potrebbero fornire un nuovo trattamento per l'Alzheimer.
Insieme, queste due cose possono distruggere le "placche" canaglia che affollano il cervello delle persone con la malattia. La luce rende più facile all'estratto di tè verde funzionare sulle placche.
Andrei Sommer dell'Università di Ulm in Germania, e colleghi, hanno usato in precedenza la luce rossa con una lunghezza d'onda di 670 nanometri per trasportare farmaci contro il cancro nelle cellule. La luce laser spinge l'acqua fuori dalle cellule, e quando il laser è spento, le cellule "risucchiano" l'acqua e qualsiasi altra molecola, compresi i farmaci, nei paraggi.
Ora, il team di Sommer ha scoperto che la stessa tecnica può essere usata per distruggere le placche di beta-amiloide presenti nell'Alzheimer. Queste placche sono costituite da peptidi ripiegati in modo anomalo, che si pensa interrompano la comunicazione tra le cellule nervose, con conseguente perdita di memoria e altri sintomi.
La squadra ha bagnato le cellule cerebrali contenenti beta-amiloide con gallato di epigallocatechina (EGCG), un estratto di tè verde noto per avere proprietà inibitive del beta-amiloide e al tempo stesso ha stimolato le cellule con luce rossa. Il beta-amiloide nelle cellule si è ridotto di circa il 60 per cento. Il solo puntamento del laser sulle cellule ha ridotto il beta-amiloide di circa il 20 per cento (Photomedicine and Laser Surgery, DOI: 10.1089/pho.2011.3073).
Può essere difficile introdurre farmaci nel cervello, ma gli esperimenti sugli animali dimostrano che l'estratto di tè verde può penetrare la cosiddetta barriera emato-encefalica, quando è somministrato per via orale insieme alla luce rossa. La luce, che può penetrare i tessuti e le ossa, stimola i mitocondri della cellula innescando un processo che aumenta la permeabilità della barriera, dice Sommer. Non vi è alcun motivo per cui altri farmaci che attaccano il beta-amiloide non possano essere portati al cervello nello stesso modo, aggiunge.
"Questa importante ricerca potrebbe costituire la base di un potenziale trattamento per l'Alzheimer, con o senza trattamento farmacologico complementare", afferma Mario Trelles, direttore sanitario del Medical Institute Vilafortuny a Cambrils, in Spagna. "La tecnica descritta potrebbe aiutare a regolare e addirittura fermare la comparsa di questa malattia", aggiunge.
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Pubblicato in New Scientist il 3 novembre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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