Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Perdita rapida di odorato prevede la demenza e aree cerebrali legate all'Alzheimer più piccole

Sebbene spesso sottovalutiamo la nostra capacità di annusare rispetto a quelle di vedere e ascoltare, il nostro senso dell'olfatto fornisce al nostro cervello informazioni critiche, dal rilevamento di potenziali pericoli, come il fumo, al riconoscimento dell'odore dolce dei biscotti da forno.


Ricercatori dell'Università di Chicago hanno scoperto un altro motivo per apprezzare il nostro odorato. Non solo un declino del senso dell'olfatto di una persona nel tempo prevede la perdita di funzione cognitiva, ma può prevedere anche cambiamenti strutturali nelle regioni del cervello importanti nel morbo di Alzheimer (MA) e nella demenza.


I risultati, tratti da uno studio longitudinale di 515 anziani pubblicato il ​​28 luglio su Alzheimer's & Dementia, potrebbero portare allo sviluppo di test dell'odore per rilevare precocemente un deterioramento cognitivo dei pazienti.


"Questo studio fornisce un altro indizio su come un rapido declino del senso dell'olfatto sia davvero un ottimo indicatore di ciò che finirà per verificarsi strutturalmente in regioni specifiche del cervello", ha affermato l'autore senior Jayant Pinto MD, professore di chirurgia all'Università di Chicago e specialista in otorinolaringoiatria.


Si stima che oltre 6 milioni di americani abbiano il MA, che è caratterizzato dalla perdita di memoria e da altri sintomi, come i cambiamenti dell'umore e i problemi a completare le attività quotidiane. Non esiste una cura per il MA, ma alcuni farmaci possono rallentare temporaneamente i suoi sintomi.


La memoria ha un ruolo fondamentale nella nostra capacità di riconoscere gli odori e i ricercatori conoscono da tempo il legame tra il senso dell'olfatto e la demenza. Placche e grovigli che caratterizzano il tessuto affetto dal MA appaiono spesso nelle aree olfattive e in quelle associate alla memoria prima di svilupparsi in altre parti del cervello.


Non è ancora noto se questo danno provoca effettivamente il declino del senso dell'olfatto di una persona. Pinto e il suo team volevano vedere se è possibile identificare le alterazioni nel cervello correlate alla perdita di odore di una persona e alla funzione cognitiva nel tempo.


"La nostra idea era che le persone con un senso di odore in rapido declino nel tempo fossero in forma peggiore - e con più probabilità di avere problemi al cervello e persino di MA stesso - di chi sta declinando lentamente o mantenendo un senso normale dell'olfatto", ha affermato Rachel Pacyna, studentessa emergente di medicina del quarto anno all'Università di Chicago e prima autrice dello studio.


Il team ha sfruttato i dati anonimi dei pazienti del Rush University’s Memory and Aging Project (MAP), un gruppo di studio formato nel 1997 per la ricerca su condizioni croniche dell'invecchiamento e sulle malattie neurodegenerative come il MA. I partecipanti al MAP sono anziani che vivono in comunità di pensionati nell'Illinois settentrionale e sono testati ogni anno per la loro capacità di identificare determinati odori, per la funzione cognitiva e per i segni di demenza, tra gli altri parametri sanitari. Alcuni partecipanti hanno anche avuto una risonanza magnetica.


Gli scienziati della UChicago hanno scoperto che un declino rapido del senso dell'olfatto di una persona durante un periodo di cognizione normale prevedeva molteplici caratteristiche del MA, incluso un volume più piccolo di materia grigia nelle aree del cervello legate all'odore e alla memoria, una cognizione peggiore e un rischio più elevato di demenza in questi anziani. In effetti, il rischio di perdita del senso dell'odorato era simile ad essere portatori del gene ApoE-E4, un fattore di rischio genetico noto per lo sviluppo di MA.


I cambiamenti erano più evidenti nelle regioni olfattive primarie, che comprendono l'amigdala e la corteccia entorinale, che forniscono segnali importanti all'ippocampo, un sito critico nel MA.


"Abbiamo dimostrato che il volume e la forma della materia grigia nelle aree olfattive e in quelle associate alla memoria del cervello delle persone con un declino rapido del senso dell'olfatto erano più piccoli, rispetto a quelli delle persone che avevano un declino olfattivo meno grave", ha detto Pinto.


L'autopsia è il modo migliore per confermare se qualcuno aveva il MA e Pinto spera di estendere questi risultati esaminando il tessuto cerebrale per i marcatori della malattia. Il team spera anche di studiare l'efficacia dell'uso di test dell'odore in clinica - in modi simili a quelli per vista e udito - come mezzo per vagliare e monitorare gli anziani per i segni di demenza precoce e per sviluppare nuovi trattamenti.


I test dell'odore sono uno strumento economico e facile da usare che consiste in una serie di bastoncini che assomigliano a penne con punta di feltro. Ogni bastoncino è infuso con un profumo distinto che gli individui devono identificare tra quattro scelte.


"Se potessimo identificare presto le persone tra i 40 e i 70 anni di età che hanno un rischio più elevato, potremmo potenzialmente avere informazioni sufficienti per iscriverli a studi clinici e sviluppare farmaci migliori", ha affermato Pacyna.


Lo studio è stato limitato in quanto i partecipanti hanno ricevuto una sola scansione MRI, il che significa che al team mancavano i dati per individuare quando sono iniziati i cambiamenti strutturali nel cervello o la rapidità con cui le regioni cerebrali si sono ridotte.


"Dobbiamo prendere il nostro studio nel contesto di tutti i fattori di rischio che conosciamo per il MA, compresi gli effetti della dieta e dell'esercizio fisico"
, ha affermato Pinto. "Il senso dell'olfatto e il suo cambiamento dovrebbero essere una componente importante nel contesto di una serie di fattori che crediamo influenzino il cervello nella salute e nell'invecchiamento".


Inoltre, poiché la maggior parte dei partecipanti al MAP era di razza bianca, sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se le popolazioni sottorappresentate sono colpite allo stesso modo. Un lavoro precedente del team ha mostrato marcate disparità per razza, con gli afroamericani che hanno di fronte la compromissione più grave della funzione dell'odore.


Gli studi precedenti di Pinto avevano esaminato il senso dell'olfatto come indicatore importante per il calo della salute negli anziani. Il suo studio del 2014 ha rivelato che gli anziani senza senso dell'olfatto avevano una probabilità tripla di morire entro 5 anni, un migliore predittore di morte rispetto a una diagnosi di malattia polmonare, insufficienza cardiaca o cancro.

 

 

 


Fonte: Sarah Richards in University of Chicago (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Rachel Pacyna, ...[+3], Jayant Pinto. Rapid olfactory decline during aging predicts dementia and GMV loss in AD brain regions. Alzheimer's & Dementia, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)