Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Commozioni e impatti cerebrali possono accelerare l'invecchiamento del cervello

Le commozioni cerebrali e anche gli impatti lievi con la testa possono accelerare il processo naturale di invecchiamento del cervello provocando una rottura più veloce delle vie di segnalazione nel cervello, di quanto succederebbe senza lesioni cerebrali o trauma cranico.

I ricercatori della Scuola di Kinesiologia dell'Università del Michigan e del Sistema Sanitario della UM hanno esaminato gli studenti universitari con o senza una storia di concussione e hanno trovato cambiamenti nel modo di camminare, nell'equilibrio e nell'attività elettrica del cervello, in particolare nell'attenzione e nel controllo degli impulsi, ha detto Steven Broglio, assistente professore di kinesiologia e direttore del Laboratorio di Ricerca Neurotrauma.


Le foto confrontano le immagini di due cervelli, uno
con e l'altro senza trauma cranico. Le aree rosse
indicano l'attività elettrica in risposta a un compito
che i ricercatori hanno chiesto di eseguire ai
partecipanti allo studio. Il cervello non ferito mostra
più rosso, quindi più attività elettrica durante il
compito. (Credit: Image courtesy of Steven Broglio)

Il declino era presente negli individui del gruppo con lesioni cerebrali, fino a sei anni dopo la lesione, anche se le differenze tra i gruppi di studio erano molto sottili e, visti da fuori, tutti i partecipanti sembravano e agivano nello stesso modo. Broglio, che è anche affiliato alla Michigan NeuroSport, ha sottolineato che gli studi delineano una ipotesi in cui traumi e impatti con la testa accelerano il processo naturale di invecchiamento del cervello.


Lo studio compare nel numero di luglio della rivista Exercise and Sport Sciences Reviews. "L'ultima cosa che vogliamo è che le persone si facciano prendere dal panico. Solo perché si ha avuto una commozione cerebrale non significa che il cervello invecchia più velocemente o insorgerà l'Alzheimer", ha detto Broglio. "Stiamo solo proponendo che l'essere colpiti alla testa può portare a queste altre condizioni, ma non sappiamo come il tutto sta insieme ancora". Broglio ha sottolineato che anche altri fattori, come ad esempio le scelte di stile di vita, fumo, consumo di alcol, esercizio fisico, storia familiare e se si "esercita" o meno il cervello, possono avere un impatto sul processo di invecchiamento del cervello. La commozione cerebrale può essere solo un piccolo fattore.


Per cominciare a capire come le commozioni cerebrali potrebbero influire sull'attività cerebrale e le sue vie di segnalazione, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di svolgere alcuni compiti di fronte a un computer, e hanno fatto scansioni del loro cervello. Il cervello degli individui del gruppo "senza commozioni" ha mostrato una maggiore area di attivazione elettrica rispetto ai partecipanti con una storia di danno cerebrale.


Le vie di segnalazione nel nostro cervello sono analoghe a una autostrada a cinque corsie. In una nuova autostrada, il traffico si svolge senza intoppi e velocemente poichè tutte le corsie sono in condizioni perfette. Tuttavia, durante il normale invecchiamento, l'asfalto si deteriora e le corsie potrebbero diventare irregolari o addirittura inutilizzabili. Il traffico rallenta. Allo stesso modo, il nostro cervello inizia con tutti i percorsi chiari per trasferire segnali elettrici rapidamente. Con l'avanzare dell'età, i percorsi del cervello si rompono e non possono più trasferire le informazioni così rapidamente. Gli impatti commozionali e altri alla testa, possono tradursi in una 'buca' sulla strada del cervello, provocando vari gradi di danno e accelerando il deterioramento naturale del percorso.


"Quello che non sappiamo è: se uno ha una unica commozione cerebrale al liceo, significa che avrà la demenza all'età di 50 anni?" si chiede Broglio. "Clinicamente, non lo vediamo. Quello che pensiamo è che sarà una risposta in proporzione alla dose". "Quindi, se si gioca a calcio e si subiscono alcuni impatti alla testa e magari una commozione cerebrale, allora si può avere un basso rischio. Se si continua a giocare al college e si fanno altri tiri di testa e si subiscono altre due commozioni cerebrali, probabilmente si ha un rischio un po' più grande. Se poi si gioca da professionista per alcuni anni, e si fanno più tiri di testa, si aumenta il rischio anche di più. Crediamo che sia un effetto cumulativo".


Nella fase successiva dello studio, i ricercatori esamineranno le persone tra 20 e 30 anni, 30 e 40, fino a 70 anni, che hanno subito traumi durante l'attività sportiva delle scuole superiori. Essi sperano di capire se vi è un effetto peggiorativo della concussione nell'invecchiamento dei soggetti.


Hanno partecipato allo studio anche ricercatori dei dipartimenti di Medicina Fisica e Riabilitazione, di Neurologia e del Michigan Alzheimer's Disease Center.

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale della University of Michigan.

Riferimento:
Steven P. Broglio, James T Eckner, Henry L. Paulson, Jeffery Kutcher. Cognitive Decline and Aging. Exercise and Sport Sciences Reviews, 2012; : 1 DOI: 10.1097/JES.0b013e3182524273.

Pubblicato in ScienceDaily il 31 Luglio 2012
- Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)