Anche se sono stati fatti enormi progressi nella comprensione dell'Alzheimer e dei suoi meccanismi, gli scienziati devono ancora scoprire le cause di questo disordine cerebrale debilitante.
Detto questo, i ricercatori hanno individuato alcuni fattori che aumentano il rischio di sviluppare la malattia.
Il rischio più conosciuto è l'invecchiamento e altre evidenze suggeriscono che la storia familiare, la genetica, la dieta e l'alimentazione e l'ambiente potrebbero essere altri fattori di rischio.
Nella sua ultima pubblicazione, il Dr. Peter Rabins scrive una guida completa sull'Alzheimer e la perdita di memoria. In questa guida, Rabins indica sette fattori di rischio comuni per lo sviluppo della malattia, che comprendono l'invecchiamento, essere femmine, la genetica, i disturbi cardiovascolari, la sindrome di Down, i traumi alla testa e la depressione.
- L'invecchiamento è il fattore di rischio più forte, perché la possibilità di sviluppare l'Alzheimer raddoppia ogni cinque anni a partire dai 65 anni di età. Dopo gli 85 anni il rischio raggiunge il 50%.
- Le donne sono più a rischio di sviluppare la malattia degli uomini, anche se la loro longevità è maggiore. I ricercatori non capiscono perché le donne siano più a rischio, ma ipotizzano che i livelli ridotti di estrogeni dopo la menopausa e l'aumento dei tassi di malattia cardiovascolare contribuiscono ai fattori di rischio.
- La genetica è sempre stata un fattore di rischio; tuttavia, solo poche persone con Alzheimer (meno del 2-3%) hanno la malattia come risultato di una delle tre mutazioni geniche difettose identificabili, perché la prevalenza di queste mutazioni geniche è molto bassa. Avere una predisposizione genetica per Alzheimer è diverso che essere portatori di una mutazione genetica. Una predisposizione significa che, anche se la malattia può 'correre nella famiglia', non è associata a una mutazione o difetto del gene. Molti membri della famiglia svilupperanno la malattia e altri no. La predisposizione potrebbe suggerire che altri fattori di rischio interagiscano con la composizione genetica dell'individuo, aumentando la probabilità di sviluppare il morbo o indurlo a svilupparsi più tardi nella vita.
- Quando si parla di malattia cardiovascolare come fattore di rischio, si comprendono non solo i livelli elevati di colesterolo LDL e quelli bassi di HDL e la pressione alta, ma anche altri contribuenti come il fumo, il peso corporeo in eccesso, il consumo di grassi non salutari, la mancanza di esercizio e il diabete di tipo 2.
- E' poco noto che il rischio di Alzheimer è da tre a cinque volte superiore negli individui con sindrome di Down rispetto alla popolazione generale. L'anomalia genetica responsabile di questa sindrome si trova sul cromosoma 21, che contiene il gene del precursore dell'amiloide. La proteina amiloide è la componente primaria delle placche amiloidi presenti nel cervello degli individui con Alzheimer.
- Si è molto parlato di recente della crescita dell'incidenza dell'encefalopatia traumatica cronica, che è una malattia degenerativa del cervello che colpisce gli atleti, i veterani militari e chi ha una storia di traumi cerebrali ripetuti. In uno studio recente rilasciato dal Dott. Ann McKee, dell'Università di Boston, la CTE è stata trovata nel 99 per cento dei cervelli studiati di giocatori di football [americano] deceduti. C'è un forte legame tra lesioni gravi alla testa e il rischio di sviluppare l'Alzheimer. Per esempio, una persona che ha subito una lesione moderata alla testa (definita come perdita di conoscenza per più di 30 minuti) ha un rischio doppio di sviluppare la malattia, mentre chi l'ha avuta grave (perdita di conoscenza per più di 24 ore) ha un rischio 4,5 volte maggiore.
- Infine, gli individui che sperimentano la depressione hanno di fronte un aumento del rischio e della suscettibilità allo sviluppo dell'Alzheimer. I ricercatori hanno scoperto che una storia di depressione può raddoppiare il rischio e che il declino cognitivo sembra più rapido in quegli individui. Però non è chiaro se il trattamento della depressione riduce il rischio complessivo di sviluppare la malattia.
Fonte: Dana Territo in The Advocate (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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