Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La relazione tra la dieta occidentale moderna e l'Alzheimer

L'Alzheimer è spaventoso. Instilla paura perché, oltre a colpire in genere gli individui più anziani, sembra che ci sia poco senso o ragione in esso.


Le famiglie affrontano il fardello economico a causa delle spese della vita assistita, dell'assistenza a lungo termine o dell'abbandono della carriera per assistere a tempo pieno i propri cari, ma questi oneri finanziari impallidiscono rispetto ai pedaggi emotivi, psicologici e fisici che l'Alzheimer fa gravare sugli individui afflitti e sui loro caregiver.


Attualmente non esistono strategie di trattamento efficace per questa condizione così temuta. Ogni farmaco sviluppato fino ad oggi non ha avuto un impatto sensibile sulla progressione della malattia. È ora di smettere di aspettare la bacchetta magica o la scoperta di una 'pillola magica' nella lotta contro questa formidabile malattia. È tempo di un nuovo approccio.


La ricerca è inequivocabile. L'Alzheimer si traduce principalmente nell'incapacità di parti del cervello di ottenere energia sufficiente dal glucosio. La conseguenza di questo approvvigionamento insufficiente è che i neuroni nelle regioni cerebrali colpite degradano e degenerano, portando ad una perdita di comunicazione tra di loro. Questo guasto della comunicazione neuronale determina la confusione, la perdita di memoria e i cambiamenti comportamentali caratteristici dell'Alzheimer (AD).


La connessione tra la gestione del glucosio, la segnalazione di insulina e l'AD è così forte che molti ricercatori ora chiamano l'AD 'diabete del cervello' o 'diabete di tipo 3'. Anche se il diabete di tipo 2 e l'AD sono strettamente associati, non dobbiamo ingannarci credendo che il diabete di tipo 2 sia causa dell'AD. Molte persone con diabete di tipo 2 non passeranno mai all'AD, e molti pazienti di Alzheimer non hanno diagnosi di diabete.


La relazione tra le due assomiglia a quella di cugini fisiologici; cioè derivano dagli stessi disturbi metabolici sottostanti, ma si manifestano in modo diverso a seconda di quali parti del corpo sono interessate. Nel diabete di tipo 2, ad esempio, la resistenza all'insulina e il metabolismo disturbato dei carboidrati influenzano i muscoli, gli organi e la periferia (il resto del corpo a parte il cervello e il sistema nervoso centrale); nell'AD i danni sono per lo più localizzati nel cervello.

 

Una dieta a basso contenuto di carboidrati e grassi contro l'Alzheimer

Se l'Alzheimer è in ultima analisi il risultato di disturbi metabolici simili a quelli osservati nel diabete di tipo 2 (resistenza all'insulina e iperinsulinemia, cioè livelli elevati di insulina nel flusso sanguigno per lunghi periodi di tempo), allora dietro all'AD ci sono probabilmente le stesse cause del diabete di tipo 2.


Anche se ci sono molti fattori che contribuiscono alla disregolazione della segnalazione dell'insulina, uno dei più potenti è una dieta non corrispondente alla fisiologia umana di base. Il modello di mangiare che è diventato la 'dieta americana standard' e che si è trasformato e diffuso nella 'dieta occidentale moderna' in molte altre parti del mondo, è molto diverso da quello che si teorizza abbiano usato i nostri antenati umani per evolversi.


Sebbene le raccomandazioni dietologiche comunemente accettate dalle agenzie di sanità pubblica e dalle organizzazioni mediche stiano cambiando lentamente, più di mezzo secolo di vendita di paura riguardo i grassi saturi e il colesterolo alimentare nel mondo moderno industrializzato ha portato alla raccomandazione di avere una dieta con pochi grassi totali e colesterolo, con particolare attenzione ai carboidrati (in particolare i grani, come grano, mais e riso) come fonte primaria di calorie.


I pochi grassi consigliati sono gli oli vegetali (come l'olio di soia e di mais), che hanno molti acidi grassi polinsaturi, fragili e facilmente ossidati; siamo stati messi in guardia dai grassi saturi presenti prevalentemente negli alimenti animali e nelle piante tropicali (come burro, cocco e oli di palma), più stabili chimicamente e più adatti per la cottura.


Rispetto alla dieta che probabilmente avevano i nostri antenati robusti e sani, quella industriale moderna è anche generalmente più bassa di fitonutrienti e di frutta e verdura verde scuro e vivamente colorate, ricche di antiossidanti. La maggior parte dei cibi vegetali che consumiamo ora sono fonte di carboidrati amidacei, come il grano, le patate e il mais. Questa dieta evolutivamente discordante è stata legata a condizioni diverse come le malattie cardiache, l'acne, l'obesità, la vista carente, la sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) e il cancro.


Quando gli effetti fisiologici e biochimici di questi alimenti, accoppiati con una mancanza di verdure ricche di micronutrienti e di grassi naturali interi, non trasformati, iniziano a influenzare la funzione cognitiva più tardi nella vita, possiamo aggiungere l'Alzheimer all'elenco delle condizioni probabilmente causate da questo deragliamento dietologico.


Ci sono i modi per affrontare i fattori dietetici e di stile di vita che influenzano le dinamiche aberranti dell'insulina e del glucosio che si credono alla base dell'Alzheimer, senza farmaci o altri interventi costosi e inefficaci. Certamente, ci sono molte domande senza risposta e ci sono molti decenni di ricerca davanti a noi, ma ciò non significa che siamo completamente senza informazioni.


Il termine 'Antidoto di Alzheimer' [ndt: il titolo del libro dell'autrice dell'articolo] è la traduzione nel linguaggio comune della letteratura scientifica destinata ad armare gli individui con questa condizione, e i loro cari e caregiver, di informazioni tali che possano prendere il controllo del loro destino sanitario.

 

 

 


Fonte: Amy Berger, estratto dal suo libro The Alzheimer's Antidote: Using a Low-Carb, High-Fat Diet to Fight Alzheimer’s Disease, Memory Loss, and Cognitive Decline (2017, Chelsea Green Publishing).

Pubblicato in Alternet.org (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.