Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperta la 'pistola fumante' delle malattie legate all'età?



L'invecchiamento è un fattore di rischio chiave per varie malattie croniche devastanti, ma rimangono in gran parte sconosciuti i fattori biologici che influenzano il momento e la velocità di deterioramento delle cellule nel tempo.


Ora, per la prima volta, un gruppo di ricerca guidato dall'Università di Harvard ha collegato la funzione di un componente fondamentale del macchinario cellulare (che taglia e ricongiunge molecole di RNA in un processo chiamato «splicing dell'RNA») con la longevità dei nematodi.


La scoperta mette in luce il ruolo biologico dello splicing nella durata della vita e suggerisce che la manipolazione di fattori specifici di splicing negli esseri umani potrebbe contribuire a favorire un invecchiamento sano. Lo studio è stato pubblicato online il 5 Dicembre 2016 su Nature.


"Quello che uccide i neuroni nell'Alzheimer è certamente diverso da quello che provoca le malattie cardiovascolari, ma il fattore di rischio sottostante condiviso di queste malattie è proprio l'età stessa", ha detto William Mair, assistente professore di genetica e malattie complesse alla Facoltà di Sanità Pubblica di Harvard e autore senior dello studio. "Perciò una delle grandi domande è: c'è un tema unificante che si dispiega molecolarmente dentro vari apparati e permette a queste malattie di prendere piede?"


Nell'ultimo secolo l'aspettativa di vita è aumentata drasticamente in tutto il mondo grazie ai progressi della sanità pubblica. Anche se le persone vivono generalmente più a lungo, non vivono necessariamente una vita più sana, soprattutto nelle ultime decadi. Malattie legate all'età come il cancro, le cardiopatie e le neurodegenerazioni sono ora tra i principali oneri globali per la salute, un problema che probabilmente non farà che peggiorare.


Perché il corpo (e le cellule) resti giovane, deve mantenere anche una corretta omeostasi. A livello cellulare, ciò implica mantenere il flusso di informazioni biologiche, dai geni, all'RNA, alle proteine, senza intoppi e con il giusto equilibrio.


Anche se sappiamo molto sul modo in cui le disfunzioni alle due estremità di questo processo (geni e proteine) possono accelerare l'invecchiamento, sappiamo sorprendentemente poco dell'influenza che ha sull'invecchiamento la parte centrale, che comprende lo splicing dell'RNA. Lo splicing consente a un gene di generare più proteine, ​​che possono agire in modi diversi e in parti diverse del corpo.


"Anche se sappiamo che difetti specifici di splicing possono portare a malattie, eravamo proprio incuriositi dalle de-regolazione dello splicing dell'RNA come motore del processo di invecchiamento in sé, perché in pratica non si sa nulla su questo", ha detto Mair. "In parole povere, lo splicing è un modo che hanno gli organismi di generare complessità da un numero relativamente limitato di geni".


Così Mair e i suoi colleghi, guidati dal primo autore Caroline Heintz, hanno progettato una serie di esperimenti con gli ascaridi Caenorhabditis elegans (C. elegans) per sondare le possibili connessioni tra splicing e invecchiamento. "Il C. elegans è un ottimo strumento per lo studio dell'invecchiamento in quanto i vermi vivono solo circa tre settimane, ma in quel periodo riescono a mostrare chiari segni di età. Ad esempio, perdono la massa muscolare e sperimentano un declino della fertilità e della funzione immunitaria. La loro pelle forma perfino rughe", ha spiegato Heintz.


I vermi hanno anche circa lo stesso numero totale di geni degli esseri umani e molti di questi geni sono condivisi, evolutivamente parlando, tra le due specie, rendendo il C. elegans un sistema ideale per sviscerare la biologia molecolare dell'invecchiamento.


E' importante notare che le cellule dei vermi sono trasparenti, per cui Heintz e i suoi colleghi hanno sfruttato strumenti genetici fluorescenti per visualizzare lo splicing di un singolo gene in tempo reale, per tutto il processo di invecchiamento. Gli scienziati non solo hanno osservano la variabilità a livello di popolazione - dopo cinque giorni, alcuni vermi hanno mostrato un modello giovanile di splicing, mentre altri ne hanno mostrato uno che indicava invecchiamento precoce - ma sono riusciti anche ad usare queste differenze di splicing (riflesse dalla fluorescenza) per prevedere la longevità dei singoli individui prima di eventuali segni evidenti di vecchiaia.


"Questo è un risultato molto interessante, e suggerisce che potremmo un giorno essere in grado di usare le splicing come una sorta di biomarcatore o firma precoce di invecchiamento", ha detto Heintz.


È interessante notare che, quando il team ha esaminato i vermi trattati in modo tale da aumentare la durata della vita (attraverso una tecnica nota come restrizione dietetica), hanno scoperto che il modello di splicing giovanile è stato mantenuto per tutta la vita dei vermi. Da sottolineare che il fenomeno non è limitato ad un solo gene, ma riguarda geni di tutto il genoma del C. elegans. La scoperta suggerisce che lo splicing potrebbe avere un ruolo ampio nel processo di invecchiamento, sia nei vermi che negli esseri umani.


Nell'andare più a fondo sui legami molecolari tra splicing e invecchiamento, Heintz e i suoi colleghi si sono concentrati su un particolare componente dell'apparato di splicing dei vermi, chiamato «fattore di splicing 1» (SFA-1), un fattore presente anche negli esseri umani. In una serie di esperimenti, i ricercatori hanno dimostrato che questo fattore ha un ruolo chiave nei percorsi legati all'invecchiamento. E' sorprendente che, quando lo SFA-1 è presente a livelli anormalmente elevati, è sufficiente di per sé per estendere la durata della vita.


"Questi risultati sono affascinanti, e suggeriscono che la variabilità nello splicing dell'RNA potrebbe essere una delle pistole fumanti del processo di invecchiamento", ha detto Mair. "Certo, abbiamo ancora molto da imparare, ma questo studio apre un intero nuovo percorso di indagine che potrebbe aiutare a capire come vivere non solo più a lungo, ma anche più sani".

 

 

 


Fonte: Harvard T.H. Chan School of Public Health (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimento: William B. Mair et al. Splicing factor 1 modulates dietary restriction and TORC1 pathway longevity in C. elegans. Nature, December 2016 DOI: 10.1038/nature20789

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.