Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cosa sappiamo della demenza frontotemporale, la malattia di Bruce Willis

Bruce Willis

L'attore americano Bruce Willis ha la demenza frontotemporale, secondo quanto annunciato dalla sua famiglia. Nel 2022, alla star dei film d'azione di 67 anni era stata diagnosticata l'afasia, una difficoltà di linguaggio e di discorso. L'afasia può insorgere per una serie di ragioni (la più comune è l'ictus), ma per Willis ora è chiaro che questi problemi di linguaggio erano i primi segni di questa forma particolarmente devastante di demenza.


'Demenza frontotemporale' è un termine ombrello per ogni malattia che provoca una perdita graduale di tessuto cerebrale nei lobi frontali e temporali, la parte anteriore e laterale del cervello. Sebbene relativamente rara, è una delle cause più comuni di demenza nelle persone con meno di 65 anni, e rappresenta circa il 40% dei casi di demenza ad esordio precoce.


La condizione - che è chiamata anche in altri modi, come malattia di Pick, demenza frontale, demenza semantica e afasia primaria progressiva - tende a svilupparsi lentamente, per diversi anni. Con essa, c'è un accumulo di proteine anormali che colpisce aree cerebrali cruciali, determinando cambiamenti nel comportamento, nella personalità e nel linguaggio. A differenza di altre forme di demenza, come l'Alzheimer, spesso la memoria è influenzata solo più avanti nella progressione della malattia.


Esistono tre diverse varianti di demenza frontotemporale: la «variante comportamentale», l'«afasia primaria variante non fluente» e l'«afasia primaria variante semantica». Ognuno di questi tipi si presenta inizialmente in modo diverso e può essere scambiato per altre condizioni.


I primi segni della variante comportamentale includono cambiamenti nel modo in cui una persona agisce, in particolare in situazioni sociali. Può diventare priva di tatto o prendere decisioni avventate. Oppure l'individuo può comportarsi in modo inappropriato, ad esempio, facendo avance sessuali. Alcuni possono sviluppare comportamenti ossessivi rituali o perdere ogni senso di empatia e attenzione.


Questi sintomi riflettono danni ai lobi frontali, un'area del cervello coinvolta nella direzione del comportamento, nel controllo degli impulsi, nella gestione delle emozioni e nella generazione di parole e movimenti. Quando smettono di lavorare, le persone tendono a non avere una visione del proprio comportamento o di come sono cambiate. I loro parenti trovano questo particolarmente difficile perché non possono avere conversazioni franche con i loro cari che non riescono a vedere quale è il problema.


La diagnosi può essere difficile perché questi sintomi sono comuni anche ad altre condizioni in cui sono feriti i lobi frontali, come ictus e tumori, quindi un ruolo importante lo hanno la storia medica completa e le scansioni cerebrali. Per rendere le cose ancora più difficili per i medici, c'è anche una significativa sovrapposizione con diversi disturbi psichiatrici, ad esempio depressione, schizofrenia e disturbo ossessivo-compulsivo. Ciò può portare a diagnosi errata o mancata, specialmente nelle prime fasi della malattia.


Non sappiamo quale variante sia stata diagnosticata a Willis, ma la sua famiglia ha riferito che i suoi sintomi precedenti sono legati a difficoltà con il linguaggio, una caratteristica che si vede in genere all'inizio delle altre due varianti. In questi casi, c'è una graduale perdita nella capacità di parlare e comprendere la lingua.


Man mano che la malattia avanza, le cellule cerebrali dei lobi frontali e temporali vengono distrutte. E, indipendentemente dalla variante, le persone alla fine sperimenteranno molti dei sintomi citati sopra. Ciò è accompagnato da una crescente difficoltà a camminare e a muoversi. Alla fine, la maggior parte delle persone fa fatica a mangiare e deglutire.


La demenza frontotemporale è una malattia devastante, che cambia la vita, per la quale non abbiamo cura e poco in termini di trattamento. Per ora, l'attenzione è rivolta alla gestione dei sintomi e alla massimizzazione della qualità di vita. Ciò può comportare aiutare le persone a sviluppare modi per gestire le proprie emozioni e i comportamenti, o farmaci come antidepressivi e antipsicotici.

 

I geni forniscono indizi

C'è un po' di spazio per la speranza. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno fatto progressi, individuando meglio quali cellule cerebrali sono colpite. Un malato su 8 avrà la demenza frontotemporale in famiglia e l'analisi dettagliata della genetica fa facendo emergere importanti indizi sul processo della malattia.


È cruciale ora tradurre questa ricerca in una diagnosi migliore e più precoce e, in definitiva, sviluppare farmaci per fermare o invertire questa malattia devastante.

 

 

 


Fonte:  Catherine Loveday (prof.ssa di neuropsicologia, Università di Westminster) in Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright:
Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.