Studi americani indicano che l' uso prolungato di farmaci già a disposizione anche in Italia può contribuire a ritardare il momento in cui per i pazienti colpiti da questa forma di demenza si profila il ricovero, con la separazione dalla famiglia.
S enza dubbio Ronald Reagan ha potuto beneficiare delle terapie più avanzate del mondo e anche questo gli ha consentito di tener lontana per decenni non solo una morte prematura, ma anche un precoce ricovero, col lacerante distacco dalla propria casa e dalla moglie.
«L' impatto emotivo di queste tragedie colpisce tutto il nucleo familiare - sottolinea lo psichiatra Sydney Stahl dell' Università di New York -, ma è soprattutto il coniuge che va aiutato a sopportare l' angoscia di veder distrutta, giorno dopo giorno, la mente della persona che gli è stata compagna di una vita».
Uno dei malati di Alzheimer più famosi del mondo, Ronald Reagan, si è spento all' invidiabile età di 93 anni. Sicuramente la tempra dell' ex presidente degli Stati Uniti non era comune e le occasioni per dimostrarlo non sono mancate, ma ora la possibilità di esercitare una maggiore resistenza al deterioramento provocato dal morbo di Alzheimer sta diventando alla portata dei malati "normali".
Dopo un' intera vita insieme, i partner assistono, giorno per giorno, alla trasformazione del loro compagno, per poi subire, ancora prima della sua morte, anche la lacerazione del tragico momento in cui, contro ogni logica del cuore, debbono separarsene per il pressoché inevitabile ricovero in ospedale, che spesso è senza ritorno.
Ma forse quel terribile giorno può essere quantomeno allontanato. Uno studio su 1.115 pazienti all' Università di Cleveland ha dimostrato che un farmaco anti-colinesterasico, il donezepil, può ritardare fino a 66 mesi il momento di questa separazione. Gli oltre 5 anni e mezzo di vita a due fuori dall' alienazione del ricovero ospedaliero sono stati guadagnati da chi aveva preso il farmaco per 9-12 mesi: «Il paradigma secondo cui questa malattia non si può curare coi farmaci va ridimensionandosi - dice Geldmacher -, ma anche i medici devono capire che, come nell' ipertensione e nell' iperlipidemia, gli effetti si vedono solo dopo anni di trattamento. In questo modo la rivastigmina, una molecola della stessa classe, ha dimostrato di poter ridurre in questi pazienti anche il frequente rischio di morte prematura».
Anche in Italia Questi due farmaci sono proprio i due inibitori della colinesterasi che il Ministero della Salute ha fornito da tempo in maniera gratuita, perché giudicati l'unica terapia attualmente disponibile dotata di comprovata efficacia per le forme lievi-moderate di malattia di Alzheimer. Il rimborso da parte del SSN è completo per tutti i pazienti le cui caratteristiche rientrano nel protocollo del progetto nazionale CRONOS, nel quale è coinvolto anche il medico di medicina generale che può prescrivere i farmaci sulla base del piano terapeutico messo a punto dalle Unità di Valutazione Alzheimer.
Ma non manca chi invoca la cautela. Dal convegno del Gruppo Italiano di Studio Interdisciplinare sull' Alzheimer appena svoltosi a Sorrento, il neurologo Ubaldo Bonucelli dell' Università di Pisa commenta: «Sono solo i primi dati di questo tipo. Per avere certezza scientifica serviranno studi randomizzati, in doppio cieco, su più pazienti e per periodi più lunghi».
Articolo di Cesare Peccarisi, Corriere della Sera, 20 giugno 2004, Archivio storico.