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Malattie neurodegenerative e gestione dei soldi: c’è un test

La Dott.ssa Francesca Burgio del San Camillo IRCCS presenta il suo test per la valutazione dei deficit nella gestione finanziaria: uno strumento unico in Italia che può avere enormi implicazioni in ambito neuropsicologico. 

Francesca Burgio test monete

Malattie neurodegenerative e deficit nella gestione delle finanze: c’è una correlazione?

Le malattie neurologiche colpiscono il cervello in modo diverso e a seconda della malattia sono riscontrabili diversi deficit: uno di questi riguarda il denaro e la capacità di gestione delle finanze.

Lo abbiamo osservato nell’ambito della nostra attività clinica e di ricerca al San Camillo riscontrando, ad esempio, che persone colpite da malattie neurodegenerative o cerebrovascolari e da invecchiamento cognitivo patologico reagiscono di fronte ai soldi non in modo analitico e razionale ma in modo irrazionale ed emotivo, istintivo: esattamente come accade naturalmente in relazione al sesso o al cibo.

Inoltre, dai nostri studi stiamo osservando che difficoltà nella capacità di gestione del denaro non sempre si affiancano a deficit in capacità più generali, come memoria o attenzione, per cui ci possono essere delle persone che mantengono l’autonomia in altri domini della vita quotidiana ma hanno difficoltà specifiche quando hanno a che fare con i soldi.

 

Un nuovo strumento per la valutazione clinica

È per questo che abbiamo ideato uno strumento per la valutazione oggettiva di questo deficit in modo da poter riconoscere se e quanto è realmente compromessa la capacità di analisi finanziaria e quindi l’autonomia economica di un paziente.

 

Dall’ambito forense alla diagnosi: le diverse applicazione del test

Un test di valutazione molto semplice e veloce che può rilevarsi fondamentale, ad esempio, per la scelta dell’introduzione della figura dell’amministratore di sostegno, tanto che si sta valutando la sua applicazione in ambito forense.

Interessante è anche la sua declinazione in chiave diagnostica, in quanto questi indicatori di deficit potrebbero rappresentare quelli che nel gergo sono definiti “marker di declino cognitivo” e potrebbero quindi suggerire la necessità di esami più approfonditi in caso di sospetto di patologie neurologiche.

 

 

 


Fonte: San Camillo IRCCS (7Giu2023)

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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