Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Allo studio nuova terapia genica per l'Alzheimer

Quando a Richard Smith è stato diagnosticato l'Alzheimer appena cinquantenne, la notizia è stata devastante per lui e la moglie Sherry. "Dopo aver avuto la diagnosi, semplicemente siamo tornati a casa e ci siamo seduti insieme tenendoci stretti", ci ha detto Sherry. "Era così spaventoso, così triste."

La diagnosi di Alzheimer è stata anche particolarmente scioccante perché Richard era così giovane. Ma i due hanno convissuto con questa malattia per diversi anni. Sherry ha lasciato appunti e promemoria in tutta la loro casa, dimostrando che la coppia ha cercato di adattarsi e far fronte a questa malattia incurabile che ruba la memoria.

Gli Smith hanno portato la loro battaglia un passo avanti. Richard è diventato il primo paziente al Georgetown University Hospital per sperimentare la terapia genica iniettata direttamente nel cervello. Il neurochirurgo esegue un foro su ciascun lato del cranio e utilizza un ago per iniettare un virus che esprime il fattore di neuro-crescita. Il dottor Scott Turner del Georgetown Memory Disorders Program ha detto: "Il fattore di neuro-crescita sarà effettuato dalle cellule nervose per il resto della vita del paziente e contribuirà a sostenere i neuroni e tenerli contenti e funzionali e impedire loro di morire, che è ciò che accade di solito nell'Alzheimer".

Il neurochirurgo Dott. Christopher Kalhorn del Georgetown University Hospital che ha eseguito l'intervento chirurgico su Richard crede che la malattia sia in qualche modo reversibile. Ha detto che lo scopo dello studio era quello di "provare e vedere se si può effettivamente ottenere che i neuroni si rigenerino, o possiamo dire tornino a crescere, in una parte del cervello che sappiamo essere gravemente colpita dall'Alzheimer".

Al fine di ottenere i risultati giusti per questo studio e verificare se la terapia genica funziona veramente, lo studio è in doppio cieco. Altri pazienti come Richard subiscono l'operazione chirurgica, ma non sanno se ricevono il farmaco o un placebo. Richard ha deciso che valeva la pena correre il rischio. "Quando ho cominciato, avevo gli occhi aperti", ha detto. Richard continuerà ad essere seguito al Georgetown University Hospital per monitorare il suo stato mentale.

A casa Sherry è stata in grado di vedere la differenza. Dopo la diagnosi di Alzheimer, Richard era più timido e introverso, specialmente insieme agli altri. "Ora è tornato ad essere più socievole", ha detto Sherry. "Abbiamo visto la sua personalità ritornare, la scintilla nei suoi occhi. E sì, amo quegli occhi blu".

Una volta che lo studio sarà finito, anche i pazienti che hanno avuto il placebo potranno ricevere la terapia genica, se lo studio mostrerà risultati positivi. Il Memory Disorders Program alla Georgetown sta ancora reclutando persone con Alzheimer lieve per questo studio.

 


Pubblicato su 9NewsNow.com, 14 febbraio 2011

Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo.


Notizie da non perdere

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)