Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Potenziare un gene negli astrociti rallenta l'Alzheimer nei topi

GFAP function astrocyte Un astrocita tra il vaso capillare e il neurone (Fonte: Cusabio) 

Aumentare l'espressione di un gene nelle cellule che assistono i neuroni nel cervello protegge i neuroni nei topi modello del morbo di Alzheimer (MA), secondo un nuovo studio pubblicato il 10 gennaio su Nature Communications. Il lavoro è stato guidato dal prof. Jeffrey Johnson della Facoltà di Farmacia della University of Wisconsin-Madison e dai suoi collaboratori dell'Università di Edimburgo in Scozia.


Un'alta attività del gene Nrf2 ha rallentato il declino cognitivo e fisico nei topi e ha ridotto l'accumulo di proteine ​​appiccicose nel loro cervello, tutti indicatori chiave della malattia negli esseri umani. I ricercatori avevano identificato in precedenza l'Nrf2 come bersaglio terapeutico per il Parkinson e per la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Stanno ora cercando i modi per aumentare l'attività dell'Nrf2 come potenziale terapia per il MA, che ha pochi buoni trattamenti e nessuna cura.


Il team della UW-Madison ha scoperto che l'aumento dei livelli di Nrf2 nelle cellule di supporto chiamate astrociti, ha aiutato i neuroni a ridurre notevolmente l'accumulo di due proteine ​​disordinate che sono al cuore del MA. Queste proteine, ​​tau e amiloide-beta (Aβ), formano grumi pericolosi chiamati grovigli e placche, rispettivamente. L'accumulo di queste proteine stressa i neuroni e rovina i loro macchinari, portando alla morte dei neuroni e al declino cognitivo.


I topi che sovra-esprimono Nrf2 hanno avuto risultati migliori sui test fisici e della memoria. L'aumento dell'Nrf2 ha anche invertito le firme genetiche del MA nei topi modello, suggerendo che ha avuto un effetto normalizzante diffuso, oltre che affrontare semplicemente i grumi di tau e di Aβ.


“L'entità della riduzione di Aβ e tau e l'inversione quasi completa dei cambiamenti genetici è molto significativo”
, dice Johnson, che ha contribuito a identificare il ruolo protettivo dell'Nrf2 via astrociti in altre malattie neurodegenerative prima di questo studio. “Oltre 2.300 geni cambiano in una parte del cervello in un modello di MA. E quasi tutti i 2.300 tornano alla normalità. Ero sbalordito. Non ho mai pensato che saremmo arrivati ​​a quel risultato“.


L'Nrf2 controlla l'espressione di molti geni che proteggono da insulti come lo stress ossidativo o l'infiammazione. Si attiva nella fase avanzata del MA, ma la sua attivazione può avvenire troppo tardi per proteggere il cervello dalla malattia. Per studiare come l'attivazione persistente di Nrf2 negli astrociti potrebbe proteggere il cervello, il laboratorio di Johnson ha allevato topi che sovra-accumulavano Aβ intorno ai neuroni, per simulare il MA, e esprimevano molto Nrf2 negli astrociti.


Rispetto ai topi senza il potenziamento di Nrf2, quelli con molto gene avevano quasi il 90% in meno di Aβ nel cervello. Avevano anche molte meno placche di Aβ.


Un sintomo del MA, sia nei topi che negli esseri umani, è la perdita di memoria. I topi modello di MA con sovra-espressione di Nrf2 andavano molto meglio anche in un test classico della memoria, rispetto a quelli senza il gene potenziato, quasi come i topi non-MA. E, i topi con Nrf2 extra andavano molto meglio a navigare su un'asta simile a corda tesa, una misura di equilibrio e coordinazione.


Il collaboratore Giles Hardingham dell'Università di Edimburgo e il suo team hanno condotto esperimenti simili sui topi che avevano accumulato troppe proteine ​​tau. Essi hanno scoperto che i topi con molta tau mantenevano circa il 25% in più di neuroni quando i loro astrociti avevano l'Nrf2 potenziato. Questi topi accumulavano anche meno proteine ​​tau nei neuroni corticali del cervello.


“La sovra-espressione di Nrf2 ha avuto un impatto molto simile sia nei modelli di tau che di Aβ”, dice Hardingham. “In entrambi i casi, è molto chiaro che l'Nrf2 negli astrociti sta modulando la neuropatologia”.


Il team di ricerca sospetta che l'Nrf2 aumenti la capacità dei neuroni di digerire queste proteine ​​come un modo per eliminarle. Rimane poco chiaro il modo esatto con cui il gene, che non è espresso nei neuroni ma negli astrociti di supporto vicini, realizza questa impresa. Inoltre, l'Nrf2 sembra fornire ulteriori benefici che non sono ancora ben compresi, come invertire in gran parte le mutazioni genetiche nel cervello associate alla malattia.


Anche se l'Nrf2 è un candidato interessante per i trattamenti anti-MA, in passato si è rivelato difficile attivarlo nel cervello con farmaci. Johnson dice che i trattamenti di nuova generazione, come i peptidi terapeutici e la terapia genica, possono essere un modo migliore per attivare il gene.


Un altro componente chiave per sviluppare trattamenti efficaci per il MA è diagnosticare i pazienti molto prima. I ricercatori hanno scoperto che il MA richiede molti anni, forse decenni, per svilupparsi pienamente. Trattare i pazienti prima che è possibile può migliorare i loro esiti.


“I nuovi strumenti diagnostici attualmente in fase di sviluppo saranno molto utili”, dice Johnson.

 

 

 


Fonte: Eric Hamilton in University of Wisconsin-Madison (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Zoeb Jiwaji, ... (+27), Jeffrey A. Johnson, Siddharthan Chandran, Giles Hardingham. Reactive astrocytes acquire neuroprotective as well as deleterious signatures in response to Tau and Aß pathology. Nature Communications, 10 Jan 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.