Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio solleva dubbi sul ruolo delle attività ricreative nella demenza

Diversi studi hanno suggerito che partecipare alle attività del tempo libero, come giocare a carte o fare giardinaggio, può essere associato a un rischio inferiore di sviluppare la demenza. Ma un nuovo studio non ha trovato alcuna associazione tra la partecipazione alle attività del tempo libero all'età di 56 anni e il rischio di demenza nei successivi 18 anni.


I ricercatori hanno anche scoperto che alcune persone che avevano ricevuto la diagnosi di demenza avevano smesso di partecipare a tali attività diversi anni prima della diagnosi. Lo studio è pubblicato online dal 28 ottobre 2020 su Neurology®.


Il primo autore dello studio Andrew Sommerlad PhD, della University College London in GB, ha detto:

"Naturalmente ci sono molte ragioni per partecipare alle attività del tempo libero, e questa scoperta non mette in discussione l'importanza di mantenerle attive per la salute generale e il benessere, ma suggerisce che aumentare semplicemente le attività del tempo libero potrebbe non essere una strategia sufficiente a prevenire la demenza.

"Il nostro studio suggerisce che i cambiamenti nella quantità di attività del tempo libero possono essere un primo segno di demenza, probabilmente a causa dei sintomi come apatia o altri cambiamenti sociali o difficoltà cognitive precoci".


Lo studio ha coinvolto i dati di 8.280 persone con un'età media di 56 anni che sono stati seguiti in media per 18 anni. La loro partecipazione alle attività del tempo libero è stata valutata all'inizio dello studio, 5 e 10 anni dopo. I ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche per identificare le persone che hanno sviluppato la demenza.


Le attività di svago comprendevano leggere, ascoltare musica, seguire corsi, partecipare a club, visitare amici e parenti, giocare a carte o fare altri giochi, partecipare ad attività religiose e fare giardinaggio. Le persone sono state classificate nei gruppi basso, medio e alto in base alla loro partecipazione.


Durante lo studio, 360 persone hanno sviluppato la demenza. Il tasso complessivo di demenza era di 2,4 casi per 1.000 anni-persona. Gli anni-persona tengono conto del numero di persone nello studio e della quantità di tempo che ogni persona passa nello studio.


I ricercatori non hanno riscontrato alcuna relazione tra partecipare a più attività del tempo libero all'inizio dello studio e un rischio inferiore di demenza quasi 20 anni dopo. C'era solo una relazione quando è stata valutata la partecipazione dell'attività del tempo libero in vecchiaia. Le persone che hanno partecipato a più attività per il tempo libero all'età media di 66 anni hanno avuto meno probabilità di avere la diagnosi di demenza nei successivi otto anni, rispetto alle persone che avevano una partecipazione più bassa.


Per ogni aumento dalla deviazione standard delle attività di svago, equivalente a fare circa 3 nuove attività di svago ogni mese o due attività settimanali, le persone hanno avuto una probabilità inferiore del 18% di avere la diagnosi di demenza 8 anni dopo. Questi risultati hanno tenuto conto di altri fattori che potrebbero influire sul rischio di demenza, come il diabete, la pressione alta e l'indice di massa corporea.


Inoltre, le persone il cui livello di partecipazione è diminuito nel corso dello studio hanno avuto più probabilità di sviluppare la demenza di quelli il cui livello di partecipazione è rimasto lo stesso nel corso degli anni. Delle 1.159 persone la cui attività è diminuita, 53 (5%) hanno sviluppato la demenza, rispetto alle 17 persone su 820 (2%) il cui livello di attività è rimasto basso nel corso degli anni.


"Sono necessarie più ricerche per confermare questi risultati, ma sappiamo che i primi cambiamenti nel cervello possono iniziare decenni prima che emergano i sintomi", ha detto Sommerlad. "È plausibile che le persone possano rallentare il loro livello di attività fino a 10 anni prima che la demenza sia effettivamente diagnosticata, a causa dei sottili cambiamenti e sintomi che non sono ancora riconosciuti".


Una limitazione dello studio è stata che le diagnosi di demenza sono state raccolte solo dalle cartelle cliniche elettroniche piuttosto che valutare ciascun partecipante, quindi alcuni casi di diagnosi potrebbero non essere stati considerati.

 

 

 


Fonte: American Academy of Neurology (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Andrew Sommerlad, Séverine Sabia, Gill Livingston, Mika Kivimäki, Glyn Lewis, Archana Singh-Manoux. Leisure activity participation and risk of dementia. 18 year follow-up of the Whitehall II Study. Neurology, 28 Oct 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.