Le persone con fibrillazione atriale hanno un rischio ridotto di demenza se subiscono una procedura chiamata ablazione transcatetere, per ripristinare il ritmo normale del loro cuore, secondo un nuovo studio pubblicato di recente sull'European Heart Journal.
Un lavoro precedente, pubblicato lo scorso anno sull'EHJ dallo stesso gruppo di ricercatori, aveva dimostrato che la fibrillazione atriale è collegata a un aumento del rischio di demenza, anche nelle persone che non avevano subito un ictus. Sappiamo anche che l'ablazione transcatetere per la fibrillazione atriale permette al cuore di tornare al suo ritmo normale per un periodo più lungo dopo l'intervento, rispetto ai farmaci antiaritmici, e questo migliora la qualità della vita.
I nuovi risultati pubblicati oggi mostrano che l'ablazione transcatetere ha ridotto di quasi un terzo (27%) l'incidenza di demenza nei pazienti con fibrillazione atriale, rispetto a quelli che avevano cercato di controllare la loro condizione solo con farmaci durante il periodo di studio. I pazienti sono stati seguiti per un periodo lungo fino a dodici anni, e almeno il 50% di loro seguiti per 52 mesi.
La fibrillazione atriale (un battito cardiaco irregolare e spesso eccessivamente veloce) è il problema più comune del ritmo cardiaco degli anziani e più della metà dei pazienti con fibrillazione atriale ha da 80 anni in su. Essa aumenta il rischio di ictus, di altri problemi di salute e di morte [prematura].
Con l'invecchiamento della popolazione, l'incidenza della fibrillazione atriale è prevista in aumento, e ci sono sempre più prove che può contribuire allo sviluppo di problemi di pensiero e della demenza. I trattamenti comprendono farmaci come la digossina e i beta-bloccanti, la cardioversione (uno shock elettrico controllato per ripristinare il ritmo normale) o l'ablazione del transcatetere.
L'ablazione transcatetere comporta inserire nel cuore un tubo attraverso un vaso sanguigno per identificare da dove proviene l'aritmia. Si usa quindi l'energia a radiofrequenza per disattivare o isolare la zona interessata. Finora, c'erano prove contrastanti dell'effetto dell'ablazione sull'incidenza di demenza.
I ricercatori guidati da Boyoung Joung, professore di cardiologia e medicina interna alla Yonsei University di Seoul (Corea del Sud), e Gregory Lip, professore di medicina cardiovascolare all'Università di Liverpool (GB) e professore a contratto alla Yonsei University, hanno analizzato i dati del Servizio Sanitario Nazionale (NHIS) della Corea su 834.735 adulti che avevano ricevuto una nuova diagnosi di fibrillazione atriale dal 1 gennaio 2005 al 31 dicembre 2015. Essi hanno identificato 9.119 pazienti che avevano avuto l'ablazione e 17.978 che avevano ricevuto terapie mediche.
Durante il periodo studiato, ci sono stati 164 casi di demenza nel gruppo di persone che avevano avuto l'ablazione, e 308 casi nel gruppo di terapia medica. Questo corrisponde a un tasso di incidenza di 5,6 (gruppo ablazione) e di 8,1 (gruppo terapia medica) per 1000 anni-persona (il numero di anni studiati, moltiplicato per il numero di persone studiate).
Il prof. Joung ha dichiarato:
“La percentuale di persone che hanno sviluppato la demenza nel periodo studiato è stata del 6,1% nel gruppo ablazione e del 9,1% nel gruppo terapia medica. Questo suggerisce che tre persone su 100 della popolazione con fibrillazione atriale può evitare la demenza se si sottopone all'ablazione transcatetere, e 34 pazienti avrebbero dovuto essere trattati per prevenire un caso di demenza nel periodo studiato”.
Quando hanno esaminato i tipi diversi di demenza, hanno scoperto che l'ablazione è collegata a una incidenza minore del 23% di Alzheimer rispetto alle terapie mediche (4,1 contro 5 per 1000 anni-persona, rispettivamente) e a una diminuzione del 50% nella demenza vascolare (1.2 vs 2.2 per 1000 anni-persona, rispettivamente).
Dopo aver rimosso dall'analisi i pazienti che avevano subito un ictus durante il periodo studiato, l'ablazione era ancora associata significativamente ad un rischio ridotto di demenza in generale e di demenza vascolare, ma a una riduzione statisticamente non significativa del rischio di Alzheimer.
I ricercatori hanno anche esaminato 5.863 pazienti abbinati, sottoposti ad ablazione, per vedere se c'era un rapporto positivo tra il tasso basso di demenza osservato e la procedura di ablazione stessa o il successo dell'ablazione.
Il prof. Lip ha detto:
“Se definissimo il fallimento dell'ablazione come il bisgono di ablazioni, cardioversione o terapie mediche ripetute, allora la procedura ha fallito nel 45,3% dei casi: 2.661 pazienti.
"Abbiamo scoperto che l'ablazione riuscita era significativamente associata con un 44% di riduzione del rischio di demenza rispetto alla terapia medica, ma se falliva l'ablazione, non vedevamo una significativa riduzione del rischio.
"Ciò suggerisce che è il mantenere il ritmo regolare del cuore con un'ablazione riuscita, e non l'ablazione in sé stessa, a contribuire a un rischio minore di demenza nei pazienti con fibrillazione atriale“.
Il legame tra ablazione e un rischio minore di demenza era coerente senza distinzione di sesso, area residenziale, uso di assistenza sanitaria, insufficienza cardiaca, storia di ictus, farmaci anticoagulanti e punteggi di predizione di ictus (punteggio CHA2-DS2-VASc).
Il primo autore dello studio, il dott. Daehoon Kim, docente di cardiologia all'Università Yonsei, ha dichiarato:
“A causa della natura osservazionale dello studio, i nostri risultati mostrano solo un'associazione tra ablazione e demenza. Per rispondere alla domanda se l'ablazione nella fibrillazione atriale riduce l'incidenza di demenza, è necessario uno studio randomizzato controllato che indaghi sugli esiti cognitivi.
"Tuttavia, crediamo che la scoperta che solo l'ablazione riuscita è associata con un rischio minore di demenza è importante, perché suggerisce che ci potrebbe essere una relazione dose-risposta tra l'ablazione che mantiene un ritmo cardiaco normale e un rischio minore.
"Verificheremo se una strategia di controllo del ritmo per la fibrillazione atriale è associata a un rischio minore di demenza, rispetto a una strategia per controllare la velocità del battito cardiaco“.
I ricercatori ritengono che le loro scoperte sulla popolazione coreana possono valere anche per altre popolazioni. Le limitazioni dello studio includono il fatto che i ricercatori non sono riusciti a determinare il motivo per cui i partecipanti sono stati sottoposti ad ablazione o a terapia medica, e questo potrebbe essere una fonte di distorsione; sebbene abbiano aggiustato i dati per i fattori che potrebbero confondere i risultati, rimangono fattori confondenti non identificati, e possono essere stati ignorati casi più lievi di demenza.
Fonte: European Society of Cardiology (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Daehoon Kim, Pil-Sung Yang, Jung-Hoon Sung, Eunsun Jang, Hee Tae Yu, Tae-Hoon Kim, Jae-Sun Uhm, Jong-Youn Kim, Hui-Nam Pak, Moon-Hyoung Lee, Gregory Lip, Boyoung Joung. Less dementia after catheter ablation for atrial fibrillation: a nationwide cohort study. European Heart Journal, 6 Oct 2020, DOI
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