Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il gene 'X fragile' determina la demenza ad insorgenza tardiva

La scoperta di un legame tra la genetica, l'età e la demenza ad esordio tardivo potrebbe aiutarci ad identificare il rischio di sviluppare la malattia più tardi nella vita.

Nella ricerca pubblicata nel numero di agosto della rivista Neurology, i ricercatori dell'Istituto Monash, il professor Kim Cornish e il dottor Darren Hocking, hanno guidato un team che ha esaminato l'impulsività, l'attenzione e la capacità di memoria di lavoro degli uomini dai 18 ai 69 anni, che erano tutti portatori [del gene FMR1].

Gli uomini portatori del gene FMR1 (Fragile X Mental Retardation 1) possono essere ad alto rischio di sviluppare demenza grave quando invecchiano, pur non avendo chiari sintomi nelle fasi precedenti della vita. Il gene FMR1 esiste in due modalità: una espansione piccola-media (vettori) e come una grande espansione.

Quelli con la grande espansione avrànno la Sindrome da X-Fragile (FXS) e ne sperimenteranno tutti gli effetti.

Circa una su 250 donne e uno su 800 uomini saranno portatori del gene FMR1. Per molti anni, si è assunto che coloro che portavano il gene fossero influenzati da una delle sfide affrontate dalle persone con FXS. Gli uomini sono stati testati per la loro capacità di eliminare gradualmente le informazioni irrilevanti e memorizzare attivamente informazioni a breve termine. Queste funzioni di base del cervello declinano con la demenza in fase avanzata.

La ricerca ha scoperto che i portatori del gene che erano al limite superiore dell'espansione media avevano più probabilità di avere problemi con l'inibizione e con il ricordo di materiali, dimostrando sintomi di demenza cognitiva, mentre coloro che avevano espansioni appena entro l'intervallo medio sono apparsi esente da rischi. I risultati potranno rendere più facile identificare con precisione gli uomini che potrebbero sviluppare la demenza associata al Fragile X e influenzare gli attuali approcci per diagnosticare, prevenire e curare questo disturbo.

Il Professore Cornish, che ha concepito e progettato lo studio, ha detto che esso ha fornito la prima evidenza chiara che essere un portatore di sesso maschile con una espansione più grande può implicare qualche rischio. "Fino a 10 anni fa, si è ipotizzato che i portatori di sindrome dell'X Fragile sarebbero rimasti privi di sintomi invecchiando", ha detto il professor Cornish. "E' ormai ben documentato che circa il 30/ 40 per cento dei maschi PM svilupperanno demenza di fase avanzata legata al FXS".

Riconoscendo la necessità di individuare i fattori di rischio negli australiani portatori del gene FXS, un nuovo studio finanziato dal Research Council australiano e guidato dal professor Cornish, per la prima volta, tracceranno la storia dei punti di forza e delle sfide che dovranno affrontare i vettori nel corso della vita.

La ricerca del Professor Cornish è descritta sul sito della rivista Neurology e saranno incluse nella loro serie di podcast in agosto. Il suo gruppo ha sede nella Facoltà di Psicologia e Psichiatria e anche all'Istituto Monash per lo Sviluppoe e Riparazione del cervello (MIBDR) di nuova costituzione.

Luglio è il mese della consapevolezza del Fragile X. Per saperne di più sulla principale causa ereditaria al mondo della disabilità intellettiva e sulla ulteriore ricerca innovativa nella condizione, visitare il sito dell'associazione Fragile X www.fragilex.org.au.

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce?
Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica. Non tenerla per te, non farci perdere l'occasione di conoscerla.


Pubblicato in Health Canal il 20 luglio 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.