Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Meccanismo appena scoperto può spiegare un aumento del rischio di demenza

effect of proton pump inhibitors on actylcholineEffetto dei vari inibitori della pompa protonica sull'enzima che sintetizza l'importante neurotrasmettitore acetilcolina. (Fonte: Taher Darreh-Shori)

Milioni di persone in tutto il mondo usano soppressori dell'acidità chiamati 'inibitori della pompa protonica', per condizioni come bruciore di stomaco, gastriti e ulcere allo stomaco. Ricercatori del Karolinska Institutet in Svezia, hanno appena riferito sulla rivista Alzheimer's & Dementia che l'uso a lungo termine di questi farmaci potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la demenza.


“Siamo riusciti a dimostrare che gli inibitori della pompa protonica influenzano la sintesi del neurotrasmettitore acetilcolina, che ha un ruolo significativo in condizioni come il morbo di Alzheimer”, scrive Taher Darreh-Shori, ricercatore senior del Karolinska Institutet. “Dal momento che non c'è alcun trattamento efficace per la malattia, è importante evitare i fattori di rischio. Per questo, vogliamo richiamare l'attenzione su questo problema, in modo che i farmaci non siano usati inutilmente per un lungo periodo“.


Gli inibitori della pompa protonica (PPI) agiscono bloccando le pompe che trasportano ioni di idrogeno acidi dalle cellule che formano la mucosa. Quando le pompe sono fuori uso, c'è una riduzione dell'acidità e, in definitiva, del danno corrosivo che fa al tessuto.


Studi di popolazione hanno già dimostrato tassi più alti di demenza nelle persone che usano PPI, ma fino ad ora non si sapeva quale forma prende tale connessione.

 

Inibita la sintesi di un importante neurotrasmettitore

Per iniziare, i ricercatori hanno usato la simulazioni 3D al computer per esaminare come 6 varianti di PPI, basate su diverse sostanze attive, interagiscono con un enzima chiamato colina acetiletransferasi, la cui funzione è quella di sintetizzare il neurotrasmettitore acetilcolina.


Come neurotrasmettitore, l'acetilcolina è necessaria per il passaggio dei segnali tra le cellule nervose, ma questo funziona solo se ne viene prodotta abbastanza. Le simulazioni hanno mostrato che tutti i farmaci testati sono in grado di legarsi con l'enzima.


I ricercatori hanno poi analizzato l'effetto di questo legame, scoprendo che tutti i farmaci inibiscono l'enzima, con conseguente riduzione della produzione di acetilcolina; dove il legame è più forte, maggiore è l'effetto inibitorio. I farmaci basati sui principi attivi omeprazolo, esomeprazolo, tenatoprazolo e rabeprazolo hanno la maggiore affinità, ed sono perciò forti inibitori dell'enzima, mentre le varianti pantoprazolo e lansoprazolo sono più deboli (vedi figura sopra).


Sono ora necessari studi complementari per capire se queste osservazioni di laboratorio rappresentano ciò che avviene nel corpo. Tuttavia, Darreh-Shori sta già consigliando di non usare eccessivamente i PPI.

 

Evitare l'uso eccessivo

“Si deve porre particolare attenzione ai pazienti anziani e a quelli già diagnosticati con demenza”, dice. “Lo stesso vale anche per i pazienti nelle malattie con debolezza muscolare come la SLA, perché l'acetilcolina è un neurotrasmettitore motorio essenziale. In questi casi, i medici dovrebbero usare i farmaci che hanno l'effetto più debole e prescriverli col dosaggio più basso e per il minor tempo possibile“.


“Vorrei, però, sottolineare che l'uso corretto dei farmaci è sicuro anche negli anziani, purché siano usati per un tempo limitato e quando sono veramente necessari, visto che il nostro sistema nervoso è abbastanza flessibile quando si tratta di tollerare un impatto a breve termine“, aggiunge.

 

 

 


Fonte: Karolinska Institutet (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Rajnish Kumar, Amit Kumar, Agneta Nordberg, Bengt Långström, Taher Darreh-Shori. Proton pump inhibitors act with unprecedented potencies as inhibitors of the acetylcholine biosynthesizing enzyme – A plausible missing link for their association with incidence of dementia. Alzheimer’s & Dementia, 8 May 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.