Uno studio ha scoperto che il litio previene profondamente l'aggregazione di proteine tossiche e la perdita cellulare associata al Morbo di Parkinson (PD).
L'Istituto per la Ricerca Buck, che ha effettuato lo studio su un modello di topo della malattia, è attualmente al lavoro per l'avvio di uno studio clinico di Fase IIa per testare il litio negli esseri umani in combinazione con la terapia standard dei medicinali per PD.
"Questa è la prima volta che il litio è stato testato in un modello animale della malattia di Parkinson", ha detto Julie Andersen, PhD, autore principale e professore al Buck. "Il fatto che il profilo di sicurezza del litio negli esseri umani è ben conosciuto riduce notevolmente il rischio di prova e abbassa un ostacolo significativo a portarlo nello studio clinico", ha dichiarato.
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Secondo la Andersen, si è recentemente suggerito che il litio sia un neuroprotettivo in relazione a diverse patologie neurodegenerative, tra cui l'Alzheimer, il morbo di Huntington e la sclerosi laterale amiotrofica ed è stato pubblicizzato per le sue proprietà anti-invecchiamento in animali semplici. "La possibilità che il litio possa essere efficace nei pazienti PD a livello sub clinico è importante, in quanto eviterebbe molti effetti collaterali associati alle dosi più alte", ha detto Andersen. L'abuso di litio è stato collegato a ipertiroidismo e tossicità renale.
La ricerca della Andersen si concentra sul litio come potenziale trattamento per il PD così come la sua efficacia in combinazione con i farmaci attualmente utilizzati per controllare i sintomi della malattia. La ricerca compare nell'edizione del 24 giugno online del Journal of Neuroscience Research.
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Pubblicato in The Times of India il 25 giugno 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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