Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Rilevare gli effetti dannosi della demenza prima che sia troppo tardi

PPA dementia detectionIn evidenzia aree di un cervello affetto da PPA durante un'attività linguistica in cui i ricercatori osservano l'anormalità funzionale (verde) e la degenerazione strutturale (giallo). Le aree verdi possono essere a rischio o disfunzionali, anche se i neuroni non sono ancora morti. Fonte: Aneta Kielar.

Degli scienziati potrebbero aver trovato un metodo per rilevare precocemente alcune forme di demenza, secondo una nuova ricerca dell'Università dell'Arizona e del Baycrest Health Sciences Center dell'Università di Toronto.


Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Neuropsychologia il mese scorso, i pazienti con una rara malattia neurodegenerativa del cervello chiamata 'afasia primaria progressiva' (PPA), mostrano anomalie nella funzione cerebrale in aree che invece appaiono strutturalmente normali su una risonanza magnetica.


"Volevamo capire in che modo la degenerazione influenza la funzione del cervello", ha detto Aneta Kielar, prima autrice dello studio e assistente professore dell'UA. Ma quello che lei e il suo team hanno scoperto nella risonanza magnetica è che il cervello evidenziava difetti funzionali in regioni che non mostravano ancora danni strutturali.


La risonanza magnetica strutturale fornisce la visualizzazione 3D della struttura cerebrale, utile quando si studiano pazienti con malattie che provocano letteralmente la fuoriuscita delle cellule cerebrali, come la PPA.


Dall'altra parte, la magnetoencefalografia (MEG) "offre una precisione spaziale davvero buona su dove ha origine la risposta cerebrale. Vogliamo sapere se il declino della funzione cerebrale proviene da aree già atrofizzate o da aree che sono in una fase precoce del declino", ha dichiarato Jed Meltzer, autore senior dello studio e assistente professore di psicologia dell'Università di Toronto.


La Kielar e i suoi colleghi hanno confrontato le scansioni cerebrali di pazienti con PPA con dei controlli sani, mentre entrambi i gruppi stavano svolgendo compiti linguistici. I ricercatori hanno anche visualizzato il cervello dei partecipanti mentre erano a riposo.


I difetti funzionali erano correlati a prestazioni peggiori nei compiti, in quanto gli individui con PPA perdono la capacità di parlare o capire il linguaggio mentre altri aspetti della cognizione di solito sono preservati. Il  rilevamento della discrepanza tra l'integrità strutturale e funzionale di un cervello di PPA potrebbe essere usata come metodo di rilevamento precoce.


Questo è promettente perché "molti farmaci progettati per trattare la demenza si stanno dimostrando inefficaci e ciò potrebbe essere dovuto al fatto che stiamo rilevando il danno cerebrale troppo tardi", ha detto la Kielar. "Spesso, le persone non vengono in cerca di aiuto fino a quando i loro neuroni non sono già morti. Possiamo fare terapie di compensazione per ritardare il progresso della malattia, ma una volta che le cellule cerebrali sono morte, non possiamo recuperarle".


Questa tecnica potrebbe consentire ai pazienti di superare il danno. La Kielar ha riconosciuto che si tratta di un piccolo studio, in parte perché il PPA è una forma rara di demenza, e sono necessarie ulteriori indagini. In seguito, spera di scoprire perché questo squilibrio strutturale e funzionale sta avvenendo nel cervello con PPA.


"È interessante che le aree colpite siano così lontane dalla neurodegenerazione", ha detto la Kielar. "Una ragione per cui questo potrebbe accadere è che quelle aree potrebbero essere collegate a tratti di sostanza bianca", che facilitano la comunicazione tra le diverse regioni del cervello. "Quando un'area è morta, l'area ad essa collegata non riceve input normali. Non sa cosa fare, quindi inizia a perdere la sua funzione e si atrofizza perché non riceve stimoli".

 

 

 


Fonte: University of Arizona via Neuroscience News (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Aneta Kielar, Priyanka P. Shah-Basak, Tiffany Deschamps, Regina Jokel, Jed A. Meltzer. Slowing is slowing: Delayed neural responses to words are linked to abnormally slow resting state activity in primary progressive aphasia. Neuropsychologia, 25 Apr 2019, DOI: 10.1016/j.neuropsychologia.2019.04.007

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.