Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'apatia è un precursore della demenza?

Poiché non esiste una cura per la demenza, prevedere con precisione chi sarà destinato a svilupparla è fondamentale per minimizzarne l'impatto. Secondo una nuova revisione di studi, l'apatia potrebbe contenere la chiave.


La demenza colpisce in modo schiacciante gli anziani. Sebbene gli scienziati conoscano alcuni fattori di rischio, è difficile predire chi alla fine la svilupperà. Quando le persone invecchiano, le capacità cognitive tendono a diminuire e il 5-20%, e chi ha più di 65 anni svilupperà un lieve deterioramento cognitivo.


Gli anziani con un lieve deficit cognitivo che vanno nelle cliniche di memoria, centri dedicati alla diagnosi dei problemi di memoria, spesso temono di ricevere una diagnosi di demenza. In realtà, la memoria della maggior parte delle persone tornerà a livelli normali di funzionamento o non si deteriorerà ulteriormente.


Tuttavia, mentre la persona è nella clinica, i medici sono desiderosi di capire chi è più a rischio. Non esiste una cura per la demenza, quindi la diagnosi precoce è ideale per garantire la migliore assistenza. Osservare i cambiamenti nel comportamento potrebbe essere un modo utile per valutare un individuo che potrebbe altrimenti volare sotto il radar.

 

L'apatia come segnale di pericolo

Un comportamento di interesse è l'apatia, che è definita come una perdita di motivazione, una mancanza di interesse e una espressione emotiva ridotta. Se l'apatia si dimostra correlata ad una maggiore possibilità di sviluppare demenza, potrebbe diventare un modo relativamente facile per identificare un aumento del rischio, anche in una breve consultazione.


I ricercatori hanno già notato che l'apatia è una caratteristica comune della demenza, che insorge in circa la metà delle persone con Alzheimer. Ad oggi, lo studio sul ruolo dell'apatia prima che si sviluppi la demenza ha ricevuto scarsa attenzione.


Di recente, dei ricercatori dell'Università di Amsterdam hanno iniziato a vedere se l'apatia potrebbe diventare un marcatore precoce della demenza. Per fare questo, hanno analizzato i risultati di studi precedenti e hanno effettuato una nuova analisi dei dati aggregati. Come spiegano gli autori: "Miravamo a rivedere sistematicamente e meta-analizzare le evidenze da coorti longitudinali per l'associazione tra l'apatia nelle persone anziane e il rischio di demenza incidente".


In totale, i ricercatori hanno valutato e raccolto i dati di 16 studi, che includevano 7.365 partecipanti. I loro risultati sono stati pubblicati all'inizio di questo mese in JAMA Psychiatry. Gli autori hanno concluso che "l'apatia era associata a un aumento circa doppio del rischio di demenza nei pazienti nella clinica della memoria".


I ricercatori hanno notato un effetto particolarmente pronunciato negli individui più giovani e sani, perché è più facile rilevare l'apatia in essi. Gli anziani tendono a ritirarsi per una serie di motivi, come i vincoli fisici o cognitivi, piuttosto che per l'apatia. Quando un individuo giovane si ritira, è forse più inaspettato, e la rilevazione è più ovvia.

 

Un nuovo marcatore?

I cambiamenti nell'apatia potrebbero essere utili per i medici, per aiutarli a valutare il potenziale rischio di demenza, insieme a test clinici standard; gli autori spiegano ulteriormente:

"L'apatia è un fattore prognostico rilevante, non invasivo, economico e facilmente implementabile, prodromico alla demenza. Ha un'importanza clinica importante perché i pazienti sono vulnerabili e tendono a ritirarsi dall'assistenza, richiedendo un approccio assistenziale attivo da parte dei medici".


Recenti ricerche si sono concentrate sullo sviluppo di biomarcatori per il rischio di demenza, compresa la risonanza magnetica e l'analisi del liquido cerebrospinale. Rispetto a queste opzioni costose e invasive, valutare l'apatia sarebbe molto più rapido ed economico.


Come sempre, è necessaria più ricerca per raccogliere maggiori dettagli su questa relazione. Gli autori osservano anche che è importante ricordare che non tutti gli anziani con apatia andranno avanti con lo sviluppo della demenza. Tuttavia, scrivono anche che gli anziani con apatia "rappresentano un gruppo medicalmente molto vulnerabile che tende a ritirarsi dalle cure".


Mentre la popolazione degli Stati Uniti invecchia, la diagnosi precoce di demenza è più importante che mai. Valutare il livello di apatia di un individuo potrebbe presto diventare una parte della gamma di strumenti predittivi del clinico.

 

 

 


Fonte: Tim Newman in Medical News Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jan Willem van Dalen, Lennard L. van Wanrooij, Eric P. Moll van Charante, Carol Brayne, Willem A. van Gool, Edo Richard. Association of Apathy With Risk of Incident Dementia. A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA Psychiatry. 2018;75(10):1012-1021. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2018.1877

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)