Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La nascita di nuovi neuroni nell'ippocampo umano finisce nell'infanzia

 La nascita di nuovi neuroni nell'ippocampo umano finisce nell'infanziaI giovani neuroni (verdi) nell'ippocampo umano (da sinistra): alla nascita, a 13 anni e a 35 anni. (Fonte: Arturo Alvarez-Buylla lab)

Uno dei dibattiti più vivaci nelle neuroscienze dell'ultimo mezzo secolo riguarda la questione se il cervello umano si rinnova producendo nuovi neuroni per tutta la vita e se sia possibile ringiovanire il cervello aumentando la sua capacità rigenerativa innata.


Ora gli scienziati della University of California di San Francisco hanno dimostrato che nell'ippocampo umano - una regione essenziale per l'apprendimento e la memoria e uno dei luoghi chiave in cui i ricercatori cercano prove che nuovi neuroni continuino a nascere per tutta la vita - la neurogenesi diminuisce durante l'infanzia ed è inosservabile negli adulti.


"Abbiamo scoperto che, se la neurogenesi avviene nell'ippocampo adulto degli esseri umani, è un fenomeno estremamente raro, sollevando interrogativi sul suo contributo alla riparazione del cervello o alla normale funzione cerebrale", ha detto Arturo Alvarez-Buylla PhD, professore di chirurgia neurologica della UCSF, il cui laboratorio ha pubblicato il nuovo studio il 7 marzo 2018 su Nature.


Alvarez-Buylla - membro dell'Eli e Edythe Broad Center of Regeneration Medicine and Stem Cell Research, del Weill Institute for Neuroscience e dell'Helen Diller Family Comprehensive Cancer Center, tutti dell'UCSF - è l'esperto dello sviluppo del cervello che negli ultimi 30 anni ha avuto un ruolo chiave nel convincere il mondo scientifico che nuovi neuroni nascono nel corso della vita di animali come gli uccelli canori e i roditori.


Negli ultimi anni, tuttavia, il laboratorio di Alvarez-Buylla e altri avevano già messo in dubbio che la neurogenesi persistesse nel bulbo olfattivo umano nell'età adulta, come nei roditori, e hanno dimostrato che, anche se nuovi neuroni si integrano nel lobo frontale umano dopo la nascita, questo processo finisce comunque durante la prima infanzia.


La nuova ricerca del laboratorio, basata su un'attenta analisi di 59 campioni di ippocampo umano forniti dalla UCSF e da collaboratori di tutto il mondo, suggerisce che potrebbero NON nascere nuovi neuroni nel cervello umano adulto.


I risultati presentano una sfida a un ampio corpo di ricerca che ha proposto che l'aumento della nascita di nuovi neuroni potrebbe aiutare a trattare le malattie del cervello come l'Alzheimer e la depressione. Ma gli autori hanno detto che ciò apre anche la porta a nuove interessanti domande su come il cervello umano impara e si adatta senza la scorta di nuovi neuroni, come accade nei topi e in altri animali.

 

Roditori e uccelli canori producono nuovi neuroni per tutta la vita

Un tempo era un dogma neuroscientifico che il cervello smetta di produrre nuovi neuroni prima della nascita. Negli anni '60, esperimenti sui roditori di Joseph Altman del MIT avevano suggerito per la prima volta che nuovi neuroni possono nascere nel cervello dei mammiferi adulti, ma questi risultati rimasero molto controversi fino agli anni '80, quando Fernando Nottebohm, della Rockefeller University, ha dimostrato in modo conclusivo che nuovi neuroni nascono e vengono usati durante tutta la vita in diverse parti del cervello degli uccelli canori.


Come studente laureato nel laboratorio di Nottebohm, Alvarez-Buylla contribuì a comprendere il meccanismo della neurogenesi adulta negli uccelli canori.


Queste scoperte hanno lanciato un intero campo di ricerca volto a comprendere come i nuovi neuroni contribuiscono alla funzione cerebrale in altri animali e ad esplorare i potenziali effetti terapeutici dell'aumento della rigenerazione cerebrale negli esseri umani.


Molto lavoro si è concentrato su una regione dell'ippocampo chiamata 'giro dentato' (DG), in cui i roditori producono neuroni neonati per tutta la vita, che si ritiene li aiutino a formare nuovi ricordi distinti, tra le altre funzioni cognitive.


Studi su roditori hanno dimostrato che la neurogenesi nel DG diminuisce con l'età, ma è al contrario abbastanza malleabile - aumentando con l'esercizio, ma diminuendo con lo stress, ad esempio - portando a affermazioni popolari che possiamo aumentare la rigenerazione del cervello con uno stile di vita sano.


Gli esperimenti sugli animali hanno anche suggerito che le terapie che stimolano la neurogenesi potrebbero trattare i disturbi cerebrali dell'invecchiamento come l'Alzheimer, e ricercatori leader hanno proposto che farmaci antidepressivi come la fluoxetina (Prozac) possano funzionare aumentando la neurogenesi nel DG.


A partire dalla fine degli anni '90, una manciata di studi ha riferito evidenze di neurogenesi adulta nel cervello umano, stimando le date di nascita di cellule presenti nei campioni cerebrali postmortem o etichettando indicatori molecolari rivelatori di neuroni neonati o cellule staminali neuronali in divisione. Tuttavia, questi risultati, alcuni dei quali erano basati su un piccolo numero di campioni di cervello, sono rimasti controversi.


In particolare, i ricercatori si sono chiesti se il numero limitato di marcatori usati in ogni studio fosse veramente specifico dei neuroni neonati e hanno suggerito spiegazioni alternative, come l'etichettatura involontaria di cellule non neuronali che si dividono, chiamate glia (che sono ben note per continuare a rigenerarsi per tutta la vita).

 

Perdita precoce di cellule staminali neurali nel cervello umano

Nel nuovo studio, Shawn Sorrells PhD, ricercatore senior nel laboratorio di Alvarez-Buylla e Mercedes Paredes PhD, assistente professore di neurologia della UCSF, hanno guidato un team che ha raccolto e analizzato campioni dell'ippocampo umano ottenuti da collaboratori clinici di 3 continenti: Zhengang Yang PhD in Cina; José Manuel García Verdugo PhD in Spagna; Gary Mathern MD dell'UCLA; ed Edward Chang MD e Kurtis Auguste MD della UCSF Health. I campioni di cervello comprendevano 37 campioni cerebrali postmortem, alcuni del Consorzio di Neuropatologia Pediatrica dell'UCSF gestito da Eric Huang MD/PhD, nonché 22 campioni di tessuto asportati chirurgicamente da pazienti che erano stati trattati per l'epilessia.


Sorrells e Paredes hanno analizzato i cambiamenti nel numero di neuroni neonati e di cellule staminali neurali presenti in questi campioni, da prima della nascita fino all'età adulta, usando vari anticorpi per identificare cellule di diversi tipi e stati di maturità, incluse cellule staminali neurali e neuroni progenitori, neonati e maturi e cellule gliali non neuronali.


I ricercatori hanno anche esaminato le cellule etichettate in base alla loro forma e struttura - incluse le scansioni con microscopia elettronica ad alta risoluzione per un sottogruppo di campioni di tessuto - al fine di confermare la loro identità come neuroni, cellule staminali neuronali o cellule gliali.

I ricercatori hanno trovato prove abbondanti di neurogenesi nel giro dentato durante lo sviluppo del cervello prenatale e nei neonati, osservando una media di 1.618 neuroni giovani per mm2 di tessuto cerebrale al momento della nascita.


Ma il numero di cellule appena nate diminuiva bruscamente nei campioni ottenuti durante la prima infanzia: i campioni di giro dentato di bambini di un anno contenevano 5 volte meno nuovi neuroni di quelli che si vedevano nei campioni dei neonati. Il declino è continuato nell'infanzia, con il numero di nuovi neuroni in calo di 23 volte tra 1 e 7 anni, seguito da un'ulteriore diminuzione di 5 volte a 13 anni, a quel punto anche i neuroni apparivano più maturi di quelli osservati nei campioni di cervelli giovani.


Gli autori hanno osservato solo circa 2,4 nuove cellule per mm2 di tessuto di DG nella prima adolescenza e non hanno trovato evidenza di neuroni neonati in nessuno dei 17 campioni post-mortem di DG adulto o in campioni di tessuto prelevati chirurgicamente da 12 adulti con epilessia.


"Nei bambini piccoli, abbiamo visto che un numero consistente di nuovi neuroni continua ad essere prodotto e integrato nel giro dentato, ma la neurogenesi svanisce completamente all'inizio della prima adolescenza", ha detto la Paredes. "Il fatto che potessimo confrontare il cervello appena nato, dove nuovi neuroni erano chiaramente presenti, a quello adulto, dove non abbiamo visto prove di neuroni giovani, ci ha dato ulteriore sicurezza che ciò che stavamo vedendo era corretto".


I ricercatori si sono quindi rivolti allo studio delle cellule staminali che danno origine a nuovi neuroni. Hanno scoperto che i progenitori neurali sono abbondanti durante lo sviluppo precoce del cervello prenatale, ma diventano estremamente rari dalla prima infanzia.


Hanno notato che queste cellule non riescono a raggrupparsi presto in una "nicchia" concentrata in una regione del DG umano chiamata 'zona subgranulare' (SGZ). I ricercatori sospettano che questa configurazione, che si vede nei topi, potrebbe essere necessaria per una prolungata neurogenesi, suggerendo una potenziale spiegazione del perché la neurogenesi vacilla nell'età adulta degli esseri umani.

 

Nuove domande fondamentali per i neuroscienziati

Gli autori riconoscono che, per quanto abbiano cercato in modo completo e accurato, sarebbe impossibile dimostrare definitivamente che non ci sono mai nuovi neuroni nell'ippocampo adulto. "Ma penso che dobbiamo fare un passo indietro e chiederci cosa significa", ha detto Sorrells. "Se la neurogenesi è così rara che non possiamo rilevarla, può davvero avere un ruolo importante nella plasticità o nella memoria e nell'apprendimento nell'ippocampo?".


L'assenza di neurogenesi nel cervello umano potrebbe non essere una brutta cosa, sottolineano i ricercatori, ma invece indicare la strada per capire cosa distingue il cervello umano dagli altri animali e dirigere i ricercatori verso un percorso migliore per sviluppare trattamenti per le malattie del cervello umano.


Dopo aver completato il cerchio nello studio della neurogenesi, dal ruolo svolto nel dimostrare la sua esistenza in altri animali, al dimostrare che sembra non avere un ruolo importante negli umani, Alvarez-Buylla è filosofico: "Cerco sempre di lavorare contro le mie supposizioni in laboratorio. Abbiamo lavorato per così tanto tempo sulla neurogenesi adulta, che è difficile constatare che potrebbe non esserci negli umani, ma noi andiamo avanti dove ci conducono i dati".

 

 

 


Fonte: Nicholas Weiler in University of California San Francisco (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Shawn F. Sorrells, Mercedes F. Paredes, Arantxa Cebrian-Silla, Kadellyn Sandoval, Dashi Qi, Kevin W. Kelley, David James, Simone Mayer, Julia Chang, Kurtis I. Auguste, Edward F. Chang, Antonio J. Gutierrez, Arnold R. Kriegstein, Gary W. Mathern, Michael C. Oldham, Eric J. Huang, Jose Manuel Garcia-Verdugo, Zhengang Yang, Arturo Alvarez-Buylla. Human hippocampal neurogenesis drops sharply in children to undetectable levels in adults. Nature, 2018; DOI: 10.1038/nature25975

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)