Trent'anni fa, gli scienziati hanno iniziato a svelare i misteri riguardanti la causa del Morbo di Alzheimer (MA). Questa conoscenza ha inaugurato un'era di grande entusiasmo in previsione dello sviluppo di nuove terapie per prevenire l'MA o rallentare significativamente i sintomi una volta presenti.
Nonostante i continui progressi e la rinnovata speranza che alcune terapie ora in sperimentazione umana modifichino il decorso della malattia, l'ottimismo iniziale dei neuroscienziati come me è stato significativamente temperato dalla realtà. Numerose terapie, la maggior parte con solide basi scientifiche, sono state testate e hanno mostrato di essere inefficaci negli esseri umani con MA sintomatico.
Come la guerra al cancro, la guerra contro l'MA non sarà vinta in una singola 'battaglia' gloriosa. Al contrario, credo che il progresso incrementale, ma trasformativo, alla fine porterà al successo. A differenza del cancro, la comunità scientifica non ha ancora 'storie di sopravvissuti' per sostenere i tentativi, e ci vorrà uno sforzo concertato di scienziati, aziende farmaceutiche, governo e società per arrivare a porre fine all'MA. Solo riconoscendo e affrontando tutti gli ostacoli che impediscono lo sviluppo delle terapie per il morbo possiamo essere sicuri che la nostra battaglia avrà successo.
Come medico-scienziato e direttore del McKnight Brain Institute dell'Università della Florida, che ha iniziato a studiare l'MA alla fine degli anni '80, riconosco i progressi scientifici che abbiamo realizzato collettivamente. Sono anche giunto a capire che tradurre questi progressi in terapie reali, che farebbero la differenza per i pazienti affetti da questa devastante malattia, è una questione incredibilmente complessa, che non riguarda esclusivamente la scienza.
Ci sono due ostacoli significativi, non scientifici - una carenza di finanziamenti e la legge sui brevetti - il cui superamento richiederà uno sforzo concertato da parte di scienziati, cittadini interessati, società e legislatori.
I finanziamenti stanno migliorando, ma sono ancora pochi
I governi delle nazioni industrializzate hanno riconosciuto che il finanziamento della ricerca per l'MA e le relative demenze è insufficiente. Questa mancanza di finanziamenti sta generando grandi allarmi. Infatti, Bill Gates ha recentemente reso pubblico il riconoscimento della necessità di maggiori finanziamenti e ha promesso 50 milioni di dollari suoi alla ricerca sull'Alzheimer.
Solo negli Stati Uniti, il finanziamento dell'Istituto Nazionale della Sanità è aumentato negli ultimi cinque anni da $503 a $1.391 milioni all'anno, e un aumento di ulteriori $ 400 milioni è stato proposto per il 2018.
Per molti, persino $ 500 milioni all'anno possono sembrare un sacco di soldi, ma dati i costi attuali nella società statunitense di circa $200- 250 miliardi all'anno per l'Alzheimer, i soldi spesi per la ricerca sono una goccia nel mare. Inoltre, rispetto ai finanziamenti per il cancro (circa 6 miliardi di dollari all'anno dal NIH), credo che questo finanziamento aggiuntivo sia appropriato e necessario.
A causa dell'aumento del numero di americani che vivono più a lungo, i gruppi di attivisti pro-Alzheimer e altri, stimano che il numero di persone che soffrono di demenza può quasi triplicare, da 5 milioni a 13,5 milioni. Siamo sulla strada giusta, ma se possiamo spendere $ 6 miliardi all'anno sul cancro, potremmo dover spendere almeno altrettanto per la demenza, per fare la differenza.
Prevenzione: un obiettivo importante ma non realizzato
Una delle sfide nel trattamento della malattia è che, quando una persona mostra i sintomi di MA, il cervello è già pieno di patologia. Molti sforzi di ricerca stanno quindi guardando alla prevenzione.
Ora sappiamo che le patologie che guidano la malattia - i depositi proteici chiamati placche amiloidi e i grovigli neurofibrillari - compaiono circa 20 anni, o più, prima dei sintomi evidenti di demenza. Queste si accumulano gradualmente in sequenza nel cervello, l'amiloide prima, poi la patologia dei grovigli anomali e quest'ultima è apparentemente legata in modo più stretto al declino cognitivo.
Quindi, se potessimo prevenire questi depositi con farmaci a piccole molecole, anticorpi o anche terapie geniche, potremmo prevenire la malattia stessa. Sono in corso numerosi studi, ma non esistono terapie preventive.
Sebbene anche gli interventi sullo stile di vita, come l'esercizio fisico e i giochi mentali che stimolano la memoria, siano indagati come possibili modi per allontanare o rallentare il declino cognitivo, non c'è alcuna prova che questi alterino effettivamente la patologia sottostante e poche prove che rallentano il decorso della malattia.
Ho visto troppe persone che avevano lo stile di vita più sano e sono rimaste intellettualmente e socialmente attive per tutta la vita, eppure hanno sviluppato l'MA. Essi sono la testimonianza del perché abbiamo bisogno di terapie che alterino effettivamente il processo patologico che sta alla base della malattia.
Un impedimento a sorpresa: la legge sui brevetti
Un blocco importante, in gran parte ignorato, per testare e sviluppare le migliori terapie per la prevenzione è l'attuale legge sui brevetti. I costi di esecuzione di studi clinici definitivi necessari per testare anche una terapia sintomatica possono superare 1 miliardo di dollari, e i costi dei test di prevenzione superano di molto quella cifra.
Gli studi clinici possono richiedere anni per essere completati. È probabile che le sperimentazioni preventive richiedano da 5 a 10 anni, o più, prima che diano una risposta sul fatto che il farmaco o l'intervento stanno funzionando. La protezione dei brevetti e l'esclusività del mercato potrebbero essere già scaduti al momento dell'approvazione di un farmaco o avere ancora pochi anni di vita.
Ciò limita fortemente la capacità del settore farmaceutico di investire negli studi di prevenzione dell'MA: non possono giustificare il costo dal punto di vista del business. Questo presenta un enorme dilemma. I ricercatori, e coloro che speriamo di aiutare, hanno bisogno di investimenti nel settore privato, ma il settore privato non ha un chiaro incentivo finanziario per condurre questi studi.
Gli scienziati delle aziende farmaceutiche semplicemente non possono fare i programmi e rischiare miliardi di dollari per sviluppare e testare la terapia di prevenzione dell'MA, che può o meno funzionare, se fosse approvata per l'uso solo dopo che il brevetto che protegge la terapia è scaduto. La società non sarebbe mai in grado di recuperare i costi di sviluppo.
Ecco perché la nostra società ha bisogno di un nuovo modello finanziario per lo sviluppo di terapie preventive che incoraggino gli investimenti rischiosi richiesti a lungo termine. Un modello che potrebbe essere considerato sarebbe che le autorità di regolamentazione consentano l'esclusiva di mercato anche senza una protezione brevettuale per un periodo di tempo tale da consentire all'azienda di effettuare un tipico ritorno sull'investimento per una terapia 'di successo'. Questo potrebbe essere negoziato caso per caso con una formula prestabilita per il ROI (ritorno dell'investimento).
Verso un futuro più luminoso
Anche mentre ci muoviamo verso la prevenzione dell'MA, i ricercatori riconoscono che dobbiamo continuare gli sforzi per aiutare coloro che soffrono attualmente della malattia e quelli che probabilmente avranno la malattia prima che esistano misure preventive efficaci.
Come settore, i ricercatori stanno imparando dai fallimenti passati. La conoscenza della malattia sta inesorabilmente aumentando e gli strumenti non sono mai stati migliori. Inoltre, l'aumento dei finanziamenti sta attirando nuovi ricercatori con nuove idee che potrebbero potenzialmente cambiare il gioco.
A causa di questi progressi, rimango ottimista sul fatto che non solo eviteremo l'MA, ma saremo in grado di fare la differenza per coloro che avranno la malattia nel prossimo futuro. In effetti, lavorando insieme, speriamo di cambiare il lessico intorno al morbo di Alzheimer e le relative demenze da 'inevitabili e intrattabili' a 'prevenibili e curabili'.
Fonte: Todd Golde, direttore dell'Evelyn F. and William L. McKnight Brain Institute, professore di neuroscienze della University of Florida.
Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.