Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cali improvvisi di pressione in mezza età sono legati a demenza in vecchiaia

Foto: Thinkstock 516257748 1

Le persone di mezza età che soffrono cali temporanei di pressione sanguigna, che di solito causano vertigini nel rialzarsi, possono avere un rischio più alto di declino cognitivo e di demenza 20 anni dopo, secondo una nuova ricerca eseguita alla Johns Hopkins University.


I risultati, presentati il 10 marzo 2017 alle Scientific Sessions EPI|LIFESTYLE 2017 dell'American Heart Association a Portland in Oregon, suggeriscono che questi episodi temporanei (definiti ipotensione ortostatica) possono causare danni permanenti, forse perché riducono il flusso di sangue necessario al cervello. Ricerche precedenti avevano suggerito un collegamento tra l'ipotensione ortostatica e il declino cognitivo nelle persone anziane, ma questo sembra essere il primo studio ad esaminare l'associazione a lungo termine.


"Anche se questi episodi sono fugaci, possono avere un impatto di lunga durata", dice il primo autore Andrea Rawlings PhD/MS, ricercatrice post-dottorato nel Dipartimento di Epidemiologia della Facoltà Bloomberg di Medicina. "Abbiamo scoperto che le persone che hanno sofferto di ipotensione ortostatica in mezza età hanno avuto il ​​40 per cento in più di probabilità di sviluppare una demenza rispetto a chi non l'ha avuta. Si tratta di un dato significativo e dobbiamo semplicemente capire meglio cosa sta accadendo".


Per lo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati della coorte Atherosclerosis Risk in Communities, uno studio di 15.792 residenti in quattro comunità negli Stati Uniti, che avevano da 45 a 64 anni quando lo studio è iniziato nel 1987. Per questo studio, si sono concentrati sui 11.503 che alla prima visita non avevano una malattia coronarica o ictus.


I ricercatori hanno preso la pressione sanguigna dei partecipanti quando si sono alzati dopo essere rimasti 20 minuti sdraiati. L'ipotensione ortostatica è stata definita come un calo di almeno 20 mmHg della pressione sanguigna sistolica o almeno 10 mmHg della pressione diastolica. Circa il sei per cento dei partecipanti (703 persone) hanno soddisfatto questa condizione.


Questi partecipanti, che avevano in media 54 anni al momento dell'iscrizione nello studio, hanno continuato a essere seguiti nei successivi 20 anni o più. Le persone con ipotensione ortostatica alla prima visita sono avuto il ​​40 per cento in più di probabilità di sviluppare una demenza rispetto a chi non l'aveva avuta. Hanno avuto il 15 per cento in più di declino cognitivo.


La Rawlings dice che non è possibile dedurre con certezza se l'ipotensione ortostatica è un indicatore di qualche altra malattia sottostante o se il calo della pressione sanguigna in sé ne è la causa, anche se è probabile che la riduzione del flusso di sangue al cervello, pur temporanea, può avere conseguenze durature.


Inoltre non era chiaro, dice, se questi partecipanti avevano avuto problemi ripetuti di ipotensione ortostatica per molti anni o se hanno avuto solo un breve episodio di ipotensione ortostatica alla visita di iscrizione originale, perché i pazienti non sono stati riesaminati nel corso del tempo.


"Identificare i fattori di rischio del declino cognitivo e della demenza è importante per capire la progressione della malattia, e riuscire a identificare i soggetti più a rischio ci dà le possibili strategie di prevenzione e di intervento", spiega Rawlings. "Questo è uno di quei fattori che vale la pena esaminare più approfonditamente".

 

 

 


Fonte: Johns Hopkins University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Andreea Rawlings, Stephen Juraschek, Gerardo Heiss, Tim Hughes, Michelle Meyer, Elizabeth Selvin, Richey Sharrett, Gwen Windham and Rebecca Gottesman. Orthostatic Hypotension is Associated with 20-year Cognitive Decline and Incident Dementia: The Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) Study. American Heart Association's EPI|LIFESTYLE 2017 Scientific Sessions in Portland, Oregon, 10/03/2017.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.