Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Quello che non ti uccide, ti rende più forte



Quello che non ti uccide, ti rende più forteUn breve shock termico riduce l'aggregazione delle proteine in un C. elegans modello di Huntington. (Fonte: Caroline Kumsta, Ph.D.)I biologi sanno da decenni che sopportare un breve periodo di stress lieve permette agli organismi semplici e alle cellule umane di sopravvivere meglio a un successivo stress più tardi nella vita.


Ora, gli scienziati del Sanford Burnham Prebys Medical Discovery Institute (SBP) hanno scoperto che un processo cellulare chiamato autofagia è coinvolto in modo cruciale nei benefici dello stress temporaneo.


Lo studio, pubblicato ieri su Nature Communications, crea nuovi percorsi per perseguire i trattamenti per le malattie neurologiche come l'Huntington, e probabilmente l'Alzheimer e il Parkinson.


L'autofagia è un mezzo per riciclare parti vecchie, rotte o non più necessarie di cellule, in modo che i loro componenti possano essere riutilizzati per produrre nuove molecole o essere bruciati per produrre energia. Il processo è stato legato in precedenza alla longevità, non in piccola parte per merito della ricerca guidata da Malene Hansen PhD, professore associato dello SBP e autore senior dello studio. I nuovi risultati suggeriscono che una vita lunga e la resistenza allo stress sono collegati a livello cellulare.


"Abbiamo usato dei C. elegans - minuscoli nematodi atti a studiare la biologia fondamentale - testando l'importanza dell'autofagia per diventare resistenti allo stress", dice Caroline Kumsta PhD, scienziato del laboratorio della Hansen e prima autrice dello studio. "Sono un grande modello di sistema perché sono trasparenti, così che si può facilmente osservare ciò che accade al loro interno, perché la maggior parte dei loro geni e dei percorsi di segnalazione molecolari hanno omologhi funzionali negli esseri umani, e perché vivono solo poche settimane, il che agevola notevolmente misurare la durata della loro vita".


La Kumsta e i colleghi hanno incubato per un'ora dei vermi a 36°C, una temperatura significativamente superiore a quella mantenuta di solito in laboratorio. Dopo questa breve esposizione al calore - una lieve forma di stress che migliora la sopravvivenza dell'organismo - i tassi di autofagia sono aumentati in tutti i tessuti dei vermi.


Quando hanno esposto questi vermi al calore innescato da un altro shock termico più lungo, pochi giorni dopo, i vermi che erano carenti di autofagia non hanno avuto i benefici del mite shock termico iniziale, come era invece il caso dei vermi che lo avevano subito e che avevano l'autofagia intatta.


I ricercatori hanno dedotto che uno stress termico mite potrebbe migliorare anche la capacità dei vermi di gestire un'altra condizione che peggiora con l'età: l'accumulo di proteine ​​aggregate, che è stressante per le cellule. Per verificare questa ipotesi, la Kumsta ha usato vermi modello di Huntington, una malattia ereditaria fatale causata da proteine ​​neuronali che iniziano a incollarsi insieme in grandi ciuffi quando i pazienti invecchiano, portando alla degenerazione in tutto il cervello.


L'esposizione ad uno shock termico mite dei vermi che producono proteine ​​adesive simili in diversi tessuti ha ridotto il numero di aggregati proteici, suggerendo che una quantità limitata di stress da calore può ridurre l'aggregazione delle proteine ​​tossiche.


Afferma la Hanse:

"La nostra scoperta (che l'esposizione breve al calore aiuta ad alleviare l'aggregazione proteica) è emozionante, perché potrebbe portare a nuovi approcci per rallentare l'avanzata di malattie neurodegenerative, come la corea di Huntington. I risultati potrebbero essere rilevanti anche per l'Alzheimer e il Parkinson, anch'essi causati da proteine prone all'aggregazione.

"Questa ricerca solleva molte domande interessanti: per esempio, come riesce l'induzione di autofagia attraverso un lieve stress termico preliminare a rendere le cellule più forti per sopravvivere al calore dopo? Cos'è la memoria cellulare? Ci sono molti motivi per andare avanti".


"Molti ci chiedono se questo significa dover cominciare ad andare alla sauna o fare yoga caldo", scherza la Kumsta. "Questa può non essere una idea del tutto cattiva. Studi epidemiologici indicano che l'uso frequente della sauna è associato a una vita più lunga, ma dobbiamo fare molta più ricerca per capire se questo ha qualcosa a che fare con l'induzione benefica di autofagia da stress termico come quella vista nei C. elegans".


La Kumsta è stata di recente promossa da post-dottorato a scienziato in riconoscimento della sua guida di questo studio.

 

 

 


Fonte: Sanford-Burnham Prebys Medical Discovery Institute via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Caroline Kumsta, Jessica T. Chang, Jessica Schmalz, Malene Hansen. Hormetic heat stress and HSF-1 induce autophagy to improve survival and proteostasis in C. elegans. Nature Communications, 2017; 8: 14337 DOI: 10.1038/ncomms14337

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.