Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Identificato il 'boia' delle cellule cerebrali al lavoro su ictus, lesioni cerebrali e neurodegenerazioni



Identificato il 'boia' delle cellule cerebrali al lavoro su ictus, lesioni cerebrali e neurodegenerazioniNonostante ictus, lesioni e persino malattie neurodegenerative come l'Alzheimer abbiano un innesco diverso, sembra che della morte delle cellule cerebrali in tali malattie sia responsabile una stessa catena di eventi molecolari.


Ricercatori della Johns Hopkins dicono ora di aver individuato la proteina che sta alla fine di quella catena di eventi, una proteina che dà il colpo fatale, il taglio del DNA della cellula.


Secondo loro la scoperta apre una nuova strada potenziale per lo sviluppo di farmaci per prevenire, fermare o indebolire il processo di quelle malattie.


Un rapporto sulla ricerca è apparso il 7 ottobre sulla rivista Science.


I nuovi esperimenti, condotti in cellule cresciute in laboratorio, si basano sul precedente lavoro dei partner di ricerca Ted Dawson MD/PhD, ora direttore dell'Institute for Cell Engineering della Johns Hopkins University, e Valina Dawson PhD, professoressa di neurologia.


I loro gruppi di ricerca hanno scoperto che, nonostante abbiano cause e sintomi molto diversi, lesioni, ictus, Alzheimer, Parkinson e la rara malattia genetica fatale di Huntington condividono il meccanismo di una forma specifica di morte "programmata" delle cellule cerebrali, che hanno chiamato parthanatos, nome che deriva dalla personificazione della morte nella mitologia greca e da PARP, un enzima coinvolto nel processo.


"Non riesco a dire quanto è importante questa forma di morte cellulare; ha un ruolo in quasi tutte le forme di danno cellulare", dice Ted Dawson. Il suo gruppo di ricerca, e quello di Valina Dawson, ci hanno messo anni per delineare ciascuno degli anelli della catena parthanatos di eventi e i ruoli delle proteine ​​coinvolte.


Lo studio attuale, dicono, ha completato la catena. Dagli studi precedenti, i ricercatori sapevano che quando una proteina chiamata «fattore mitocondriale che induce l'apoptosi» (AIF - mitochondrial apoptosis-inducing factor), lascia il suo solito posto nei mitocondri produttori di energia della cellula e si sposta nel nucleo, essa provoca il taglio del genoma ospitato nel nucleo e la conseguente morte cellulare.


Ma l'AIF in sè stesso, dicono, non può tagliare il DNA. Allora il borsista postdottorato Yingfei Wang PhD, ora professoressa assistente all'Università del Texas Southwestern, ha usato un chip di proteine ​​per selezionare tra migliaia di proteine ​​umane quelle che interagiscono più fortemente con l'AIF. Lavorando con 160 delle candidate da lei scoperte, ha poi usato molecole personalizzate chiamate «piccole RNA interferenti» per bloccare la produzione di ognuna di queste proteine​, una per una, nelle cellule umane cresciute in laboratorio, per vedere se così facendo poteva prevenire la morte cellulare.


Una delle 160 proteine, chiamata «fattore inibitorio della migrazione dei macrofagi» (MIF), è uscita vincitrice. "Abbiamo scoperto che l'AIF si lega al MIF e lo trasporta nel nucleo, dove il MIF sminuzza il DNA", dice Ted Dawson. "Pensiamo che sia la fase finale dell'esecuzione nel parthanatos".


Il gruppo riferisce che nel lavoro ancora da pubblicare, ha anche identificato alcuni composti chimici che bloccano l'azione del MIF nelle cellule cresciute in laboratorio, proteggendole dal parthanatos. Dawson dice che prevede di testare questi composti negli animali, e di modificarli per massimizzare la loro sicurezza ed efficacia.


Egli avverte che, anche se il parthanatos è noto per causare la morte delle cellule in molte condizioni del cervello, la capacità del MIF di tagliare il DNA è stata finora collegata in modo definitivo solo con l'ictus; quando il gene MIF è stato disattivato nei topi, i danni causati da un ictus si sono ridotti drasticamente. "Siamo interessati a scoprire se il MIF è coinvolto anche nel Parkinson, nell'Alzheimer e nelle altre malattie neurodegenerative", dice. Se sarà così, e se un inibitore del MIF avrà successo nei test, potrebbero esserci implicazioni per il trattamento di molte condizioni, dice.

 

 

 


Fonte: Johns Hopkins Medicine via Newswise (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Y. Wang, R. An, G. K. Umanah, H. Park, K. Nambiar, S. M. Eacker, B. Kim, L. Bao, M. M. Harraz, C. Chang, R. Chen, J. E. Wang, T.-I. Kam, J. S. Jeong, Z. Xie, S. Neifert, J. Qian, S. A. Andrabi, S. Blackshaw, H. Zhu, H. Song, G.-l. Ming, V. L. Dawson, T. M. Dawson. A nuclease that mediates cell death induced by DNA damage and poly(ADP-ribose) polymerase-1. Science, 2016; 354 (6308): aad6872 DOI: 10.1126/science.aad6872

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)