Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuova tecnica di scansione 3D mostra schemi inaspettati di placche di amiloide

Nuova tecnica di scansione 3D mostra schemi inaspettati di placche di amiloideNell'immagine una tripla macchia di vascolarizzazione, cellule gliali, e placche nel cervello (Fonte: Dr. Thomas Liebmann, The Rockefeller University)

Ricercatori della Rockefeller University hanno usato una tecnica di scansione sviluppata di recente (che rende trasparente i tessuti) per esaminare il tessuto cerebrale di pazienti deceduti con Alzheimer, osservando strutture non casuali e di ordine superiore di placche amiloide-beta (ciuffi appiccicosi di una proteina tossica presenti di solito nel cervello delle persone con Alzheimer).


Il rapporto è apparso il 14 luglio sulla rivista scientifica Cell Reports.


"Fino ad ora, tutti hanno studiato il cervello su delle fettine 2D, ma ho sempre percepito che era una tecnica inadeguata, perché si tratta di una complessa struttura 3D con molti componenti interdipendenti", dice l'autore senior Marc Flajolet, assistente professore del Laboratorio di Neuroscienze Molecolari e Cellulari della Rockefeller University. "Non solo preparare le fettine richiede molto tempo e ricostruirle in 3D è laborioso, se non sbagliato, ma ci dà anche una visione limitata. Avevamo bisogno di un qualche altro modo di guardare questa struttura 3D in tutte le sue dimensioni, senza il taglio preliminare del cervello".


I ricercatori volevano andare oltre la scansione cerebrale 3D tradizionale (ad esempio PET o fMRI), che mostra l'attività cerebrale in modo ampio, ma ha una bassa risoluzione complessiva. Per aggirare questo ostacolo, il team di ricerca si è rivolto a un metodo recentemente sviluppato, chiamato "iDISCO". Con esso il cervello viene immerso in una soluzione che impregna con una carica i grassi interni, prima di essere esposto ad un campo elettrico con la carica opposta che, come un magnete, espelle tutto il grasso fuori dal tessuto cerebrale.


Il risultato, dice Flajolet, è un cervello che è duro e trasparente, quasi "come vetro", che consente ai ricercatori di vedere le placche amiloidi in tutti i dettagli e in 3D, in un emisfero intero del cervello di topo, così come in piccoli blocchi di tessuto cerebrale umano.


"Nei modelli di topo, le placche sono piuttosto piccole, omogenee per forma e dimensioni, e non raggruppate in modo specifico", dice Flajolet. "Ma nel cervello umano abbiamo visto più eterogeneità, placche più grandi e questi nuovi modelli complessi. Queste strutture, chiamate TAP (Three dimensional Amyloid Patterns, modelli amiloidi tridimensionali) possono avere implicazioni per il futuro del trattamento dell'Alzheimer".


Confrontando i rapporti medici sui sintomi di un paziente con immagini del suo cervello post-mortem, si possono classificare le diverse categorie di Alzheimer. "Ci sono persone con il cervello pieno di placche, ma del tutto privi di demenza", dice, "e ci sono quelli con cervello senza placche ma con molti sintomi".


Alla luce di questo, il modo in cui gli attuali studi clinici vedono la malattia (una unica categoria) potrebbe non essere corretto, dice. E' possibile che i farmaci attuali possano essere utili solo per un sottogruppo di pazienti di Alzheimer, ma non abbiamo modo di distinguerli al momento.


Flajolet ha sottolineato che, andando avanti, occorre una migliore comprensione di queste placche e caratteristiche di Alzheimer in generale, poiché non è chiaro il rapporto tra la loro presenza e la gravità della malattia. "Forse questo porterà allo sviluppo di farmaci nuovi e più mirati, o ci permetterà di ripensare i farmaci che abbiamo ora; questo è quello che speriamo".

 

 

 


Fonte: Cell Press via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Thomas Liebmann, Nicolas Renier, Karima Bettayeb, Paul Greengard, Marc Tessier-Lavigne, Marc Flajolet. Three-Dimensional Study of Alzheimer’s Disease Hallmarks Using the iDISCO Clearing Method. Cell Reports, 2016; DOI: 10.1016/j.celrep.2016.06.060

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.