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Cammino rallentato in un anziano: pericolo di Alzheimer?

Un nuovo piccolo studio suggerisce che gli anziani che camminano più lentamente possono avere una maggiore quantità di una proteina dell'Alzheimer nel cervello.


I ricercatori hanno trovato una modesta associazione tra alti livelli di placche amiloidi (depositi densi di una proteina chiamata amiloide-beta) e velocità più lente di cammino tra gli anziani.


"Questi risultati suggeriscono che i disturbi sottili nel cammino, oltre alle preoccupazioni soggettive per la memoria, possono segnalare l'Alzheimer, anche nelle persone che sono completamente asintomatiche e hanno un ritmo di cammino all'interno del range di normalità", ha detto l'autrice dello studio Natalia Del Campo, direttore scientifico del Centro di Eccellenza in Neurodegenerazione di Tolosa in Francia.


"Tenere conto dei parametri fisici che non sono esaminati convenzionalmente nell'Alzheimer, come la velocità di andatura, può contribuire ad ottimizzare l'identificazione precoce dei pazienti a rischio", ha aggiunto la Del Campo, che è anche postdottorato al Centro Ricerca Gerontopole di Tolosa. Lo studio è stato pubblicato online il 2 dicembre sulla rivista Neurology.


Sempre più spesso, la ricerca clinica sull'Alzheimer (una malattia fatale incurabile che distrugge memoria, linguaggio, pensiero e capacità di ragionamento) si concentra sull'individuazione dei primi segni della malattia che può essere ignorata prima della diagnosi.


Questo studio trasversale, che ha permesso ai ricercatori di esaminare i partecipanti in uno specifico punto nel tempo, si limita a stabilire un'associazione tra i livelli di amiloide cerebrale e velocità di cammino, ma non il rapporto di causa-effetto tra i due, osserva la Del Campo.


Il gruppo di ricerca ha analizzato 128 persone (età media 76 anni), che non avevano una diagnosi formale di demenza, ma che erano considerate ad alto rischio a causa dei problemi di memoria. Le scansioni cerebrali hanno misurato i livelli di placche amiloidi nel cervello, e il 48 per cento ha registrato un livello spesso associato alla demenza.


Inoltre, i partecipanti sono stati sottoposti a test di pensiero e abilità di memoria, che hanno classificato il 46 per cento di loro con decadimento cognitivo lieve, una condizione che può portare all'Alzheimer. La velocità di cammino è stata misurata con un test standard che misura in quanto tempo i partecipanti percorrono 13 passi al loro ritmo abituale, e tutti tranne due erano nei valori normali.


I ricercatori hanno trovato un'associazione tra velocità più lenta di cammino e accumulo di amiloide in diverse aree del cervello, compresa un'area chiamata putamen, che è coinvolta nella funzione motoria. I livelli amiloidi rappresentavano fino al 9 percento della differenza nella velocità di cammino tra camminatori veloci e lenti, secondo lo studio.


Un esperto ha detto che i risultati hanno un senso. "Il modo in cui si cammina è influenzato dai sistemi del cervello che impostano il ritmo, così che quando questa parte del cervello non funziona correttamente, può avere un impatto sulla deambulazione o sulla velocità", ha detto il dottor Joseph Masdeu, direttore di neuroimaging e del Nantz National Alzheimer Center dello Houston Methodist Neurological Institute in Texas. "Quindi non sono sorpreso da questi risultati".


Ma Masdeu, che non era coinvolto nello studio, ha ammonito che gli anziani che arrivano a camminare più lentamente degli altri, non dovrebbero farsi prendere dal panico: "Non puoi assolutamente dire a qualcuno, che sta cominciando ad avere difficoltà a camminare, che ha più amiloide nel cervello. Questo [parametro] dà solo un piccolo contributo e molti altri sistemi possono incidere su questa difficoltà, e molti sono legati all'età".


Masdeu e la Del Campo hanno osservato che esistono diverse possibili spiegazioni del collegamento tra livelli di amiloide nel cervello e velocità di cammino. "E' possibile che l'accumulo di amiloide e la velocità lenta coesistano come risultato di un fattore di stile di vita comune, come ad esempio una dieta carente nell'infanzia o in età adulta, scarsa attività fisica o fumo", ha detto la Del Campo. "Può anche essere spiegata con diabete o pressione alta. Sappiamo che questi sono fattori di rischio per la demenza e per la scarsa funzionalità motoria".

 

 

 


Fonte: Maureen Salamon in WebMd (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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