Ognuno di noi ha nel naso circa sei milioni di recettori dell'odore, di circa quattrocento tipi diversi. La distribuzione di questi recettori varia da persona a persona, al punto che il senso dell'odore di ogni persona potrebbe essere unico.
Con una ricerca pubblicata di recente su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), scienziati del Weizmann Institute riferiscono un metodo per caratterizzare con precisione il senso dell'odorato di una persona, che loro chiamano «impronta digitale olfattiva».
Le implicazioni di questo studio vanno oltre il semplice olfatto, e spaziano dalla diagnosi precoce (basata sull'impronta digitale olfattiva) delle patologie degenerative del cervello, ad un test non invasivo per trovare le corrispondenze degli organi donati.
Il metodo si basa su similarità o differenza tra due odori. Nella prima fase dell'esperimento, i volontari sono stati invitati a valutare 28 odori diversi in base alle 54 diverse parole descrittive, ad esempio, «limonoso» o «maschile».
L'esperimento, condotto dal dottor Lavi Secundo, insieme con i dott. Kobi Snitz e Kineret Weissler, tutti del laboratorio del Prof. Noam Sobel del Dipartimento di Neurobiologia del Weizmann Institute, è arrivato allo sviluppo di una formula matematica multidimensionale complessa per determinare, in base ai giudizi dei soggetti, quanto sono simili tra loro due odori nel senso umano dell'olfatto.
La forza di questa formula, secondo Secundo, è che non richiede ai soggetti di concordare l'uso e l'applicabilità di qualsiasi descrittore verbale. Così, l'impronta digitale dipende dall'odore ma è indipendente dal descrittore e dalla lingua.
I 28 odori generano 378 diverse coppie, ciascuna con un diverso livello di somiglianza. Questo ci fornisce un'impronta digitale 378-dimensionale. Con questo strumento altamente sensibile, gli scienziati hanno scoperto che ogni persona ha in effetti un modello unico individuale: l'impronta digitale olfattiva.
Questa scoperta potrebbe essere valida per milioni di persone? I ricercatori dicono che i loro calcoli dimostrano che solo 28 odori potrebbero essere usati per determinare le «impronte digitali» di circa 2 milioni di persone, e solo 34 odori sarebbero sufficienti ad identificare tutti i sette miliardi di individui del pianeta.
La fase successiva della ricerca ha suggerito che la nostra impronta olfattiva può collimare con un altro sistema per cui siamo tutti diversi: il sistema immunitario. Hanno trovato, per esempio, che un antigene immunitario chiamato HLA, usato oggi per valutare le corrispondenze degli organi donati, è correlato ad alcune impronte olfattive. Questa parte dello studio è stata condotta insieme con i dottori Ron Loewenthal e Nancy Agmon-Levin, e con il Prof. Yehuda Shoenfeld, tutti dello Sheba Medical Center.
I ricercatori pensano che le impronte digitali olfattive, oltre ad aiutare ad identificare gli individui, potrebbero diventare un metodo per la diagnosi precoce di malattie come il Parkinson e l'Alzheimer, e potrebbero portare a metodi non invasivi di screening iniziale per capire se un midollo osseo o un altro organo di donatore vivente è una buona corrispondenza.
Fonte: Weizmann Institute of Science (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Lavi Secundo, Kobi Snitz, Kineret Weissler, Liron Pinchover, Yehuda Shoenfeld, Ron Loewenthal, Nancy Agmon-Levin, Idan Frumin, Dana Bar-Zvi, Sagit Shushan, Noam Sobel. Individual olfactory perception reveals meaningful nonolfactory genetic information. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2015; 201424826 DOI: 10.1073/pnas.1424826112
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