Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Connessioni nel cervello sono già rotte precocemente dall'Alzheimer

Le variazioni alle connessioni cerebrali visibili con la risonanza magnetica potrebbero rappresentare un biomarcatore dell'Alzheimer, secondo un nuovo studio presentato oggi al meeting annuale della Radiological Society of North America (RSNA).

Connessioni nel cervello sono già rotte precocemente dall'AlzheimerConnettomi strutturali (prime due righe) e corrispondenti immagini PET florbetapir (ultime due righe) di 4 pazienti con cognizione normale (NC) con onere amiloide nell'intera corteccia molto basso (a sinistra) e 4 pazienti con AD con l'onere di amiloide dell'intera corteccia più alto (a destra) concentrati sulle regioni composite usate nel connettoma vs l'analisi amiloide. I nodi rappresentano i baricentri delle parcellazioni Freesurfer dei lobi frontale (rosso), cingolato (verde), temporale (azzurro) e parietali (blu scuro). Questo è solo uno schema destinato a mostrare i concetti e non intende mostrare alcuna differenza generalizzabile e visivamente distinguibile tra i pazienti con NC e quelli con AD. Le metriche di rete strutturali forniscono informazioni più sensibili sul connettoma che sono evidenti solo con la scansione. (Fonte: RSNA) Clicca per ingrandire.
L'Alzheimer è la forma più comune di demenza. Ben 5 milioni di americani ne sono affetti, un numero destinato a crescere fino ai 14 milioni del 2050, secondo i Centers for Disease Control and Prevention.


I trattamenti preventivi possono essere più efficaci prima che la malattia sia diagnosticata, come ad esempio quando una persona è affetta da decadimento cognitivo lieve (MCI), un declino evidente nelle abilità cognitive, ma non abbastanza grave da influenzare l'indipendenza delle funzioni.


I precedenti tentativi di diagnosi precoce si sono concentrati sull'amiloide-beta, una proteina presente in quantità elevata in modo anomalo nel cervello delle persone con Alzheimer.


Per il nuovo studio, i ricercatori hanno esaminato il Connettoma strutturale del cervello, una mappa di tratti di sostanza bianca che trasportano i segnali tra le diverse aree del cervello. "Il Connettoma strutturale ci fornisce un modo per caratterizzare e misurare queste connessioni e come cambiano nelle malattie o nell'invecchiamento", ha detto il co-autore Jeffrey W. Prescott, MD, Ph.D., radiologo del Medical Center della Duke University di Durham in Nord Carolina.


Il Dr. Prescott e i suoi colleghi hanno analizzato i risultati di 102 pazienti arruolati in uno studio nazionale chiamato Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative (ADNI). I pazienti avevano subito scansioni a tensore di diffusione (DTI), un metodo di risonanza magnetica che valuta l'integrità dei tratti di sostanza bianca nel cervello misurando quanto sia facile per l'acqua muoversi al loro interno. "E' noto che l'acqua preferisce muoversi lungo collegamenti fisici definiti, tra le aree del cervello, rendendo quindi la DTI un ottimo strumento per la valutazione del Connettoma strutturale", ha detto il dottor Prescott.


I ricercatori hanno correlato i cambiamenti nel Connettoma strutturale con i risultati di scansioni a tomografia ad emissione di positroni (PET) con florbetapir, una tecnica che misura la quantità di placche di amiloide-beta nel cervello. Un maggior assorbimento di florbetapir corrisponde ad una maggiore quantità di proteina.


I risultati hanno evidenziato una forte associazione tra assorbimento di florbetapir e cali nella forza del Connettoma strutturale in ciascuna delle cinque aree studiate del cervello. "Questo studio lega insieme due dei maggiori cambiamenti nel cervello di Alzheimer (cambiamenti strutturali del tessuto e deposizione patologica di placca amiloide) e suggerisce un ruolo promettente per la DTI come possibile elemento diagnostico aggiuntivo", ha detto il dottor Prescott.


Sulla base di questi risultati, la DTI può avere un ruolo nella valutazione dei danni cerebrali all'inizio dell'Alzheimer e per il monitoraggio dell'effetto di nuove terapie. "Si ritiene di norma che l'Alzheimer eserciti i suoi effetti sul pensiero attraverso i danni alla materia grigia del cervello, dove è concentrata la maggior parte delle cellule nervose", ha detto Jeffrey R. Petrella, MD, professore di radiologia alla Duke e autore senior dello studio. "Questo studio suggerisce che la deposizione di amiloide nella materia grigia colpisce i collegamenti associati nella sostanza bianca, che sono essenziali per condurre i messaggi attraverso i miliardi di cellule nervose nel cervello, rendendo possibili tutti gli aspetti delle funzioni mentali".


"Abbiamo il sospetto che, con l'aumento del carico di placche amiloidi nella materia grigia, la materia bianca del cervello inizi a corrompersi o a funzionare male e a perdere la capacità di spostare acqua e sostanze neurochimiche in modo efficiente", ha aggiunto il dottor Prescott.


I ricercatori hanno in programma di continuare a studiare questa coorte di pazienti nel corso del tempo per capire meglio come si evolve la malattia nei singoli pazienti. Hanno anche intenzione di integrare le scansioni funzionali nella loro ricerca per capire come è influenzato il rapporto tra funzioni e struttura, con l'aumento del carico di amiloide.

 

 

 

 

 


Fonte: Radiological Society of North America via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.