Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


*** Siamo in settembre, uno dei 12 mesi dell'anno del tutto uguali per i malati di Alzheimer, i familiari e i caregiver.

Infermieri stanchi sono più propensi a pentirsi delle loro decisioni cliniche

Gli infermieri affaticati sono più propensi a esprimere la preoccupazione di aver preso una decisione sbagliata circa la cura di un paziente, secondo uno studio che appare nel numero di Gennaio del Journal of Critical Care (AJCC).


Lo studio ha scoperto che gli infermieri distrutti da stanchezza, perdita di sonno, sonnolenza diurna e incapacità di recuperare tra i turni sono più propensi degli infermieri ben riposati a segnalare il pentimento per le decisioni.


Questo rammarico per le decisioni prese [decision regret] è un sentimento cognitivo negativo che insorge quando un risultato reale differisce dal risultato desiderato o atteso. Per gli infermieri, riflette la preoccupazione che potrebbe essere stata presa la decisione sbagliata per quanto riguarda la cura del paziente.


Anche se il rammarico per le decisioni riflette le decisioni e i risultati negativi precedenti, esso può anche contribuire allo stress correlato al lavoro e compromettere la sicurezza del paziente in futuro. Questo legame tra la fatica dell'infermiere e il rammarico per la decisione si aggiunge al corpo di prove che sostiene la necessità di un'adeguata assunzione di personale per garantire l'uso di strategie di gestione della fatica e promuovere sia la sicurezza del paziente che un ambiente di lavoro sano.


Hanno collaborato l'autrice principale Linda D. Scott (RN, PhD, NEA-BC, FAAN), decano associata per gli affari accademici e professore associato al College of Nursing della University of Illinois di Chicago; Cynthia Arslanian-Engoren (RN, PhD, ACNS-BC, FAHA, FAAN) e Milo C. Engoren (MD, FCCM) dell'Università del Michigan di Ann Arbor.


"Gli infermieri hanno un ruolo fondamentale come membri del team di assistenza sanitaria, ma gli infermieri di terapia intensiva affaticati e privati ​​del sonno mettono i loro pazienti e se stessi a serio rischio", ha detto la Scott. "È necessario l'intervento proattivo per garantire che gli infermieri di terapia intensiva siano idonei al servizio e possano prendere decisioni essenziali per la sicurezza dei pazienti".


Gli infermieri di terapia intensiva e i loro datori di lavoro devono riconoscere l'effetto della fatica, della privazione del sonno e dell'eccessiva sonnolenza diurna sulle prestazioni cliniche e sugli esiti dei pazienti e devono impegnarsi in strategie per mitigare questi danni. I datori di lavoro sanitario dovrebbero attuare modelli di pianificazione che massimizzino la gestione della fatica, garantiscano che le risorse di supporto per le decisioni cliniche siano disponibili e incoraggino l'impiego di personale di soccorso per fornire pause di lavoro di completo sollievo e tempi di riposo pianificati strategicamente. "Lavorando insieme per gestire la fatica, gli infermieri di area critica e i datori di lavoro possono garantire che i pazienti ricevano le cure da dipendenti attenti, vigili e sicuri", ha detto la Scott.


Più di 600 infermieri che lavorano a tempo pieno nelle unità di terapia intensiva hanno compilato per lo studio un questionario sui dati personali e legati al lavoro, su qualità e quantità del sonno, sonnolenza diurna, sull'auto-efficacia clinico-decisionale e sul rimpianto.


La maggior parte degli intervistati ha riferito stanchezza moderatamente alta, privazione significativa del sonno e sonnolenza diurna, tutti elementi che influiscono sulla loro capacità di essere attenti, vigili e sicuri. Inoltre, gli infermieri non erano in grado di recuperare a sufficienza dal loro stato legato all'affaticamento durante i periodi di non-lavoro. Il rammarico per le decisioni è più comune tra gli infermieri maschi, tra chi lavora in turni di 12 ore e tra chi ha livelli di soddisfazione più bassi con le proprie decisioni cliniche.


La ricerca è stata finanziata in parte dal Kirkhof College of Nursing della Grand Valley State University di Grand Rapids nel Michigan, e dall'American Association of Critical-Care Nurses.

 

 

 

 

 


FonteAmerican Association of Critical-Care Nurses (AACN).

Riferimenti: L. D. Scott, C. Arslanian-Engoren, M. C. Engoren. Association of Sleep and Fatigue With Decision Regret Among Critical Care Nurses. American Journal of Critical Care, 2014; 23 (1): 13 DOI: 10.4037/ajcc2014191

Pubblicato in aacn.org (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.