Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


"Le statine non sono collegate al declino cognitivo" [studio]

Ricercatori della Scuola di Medicina Perelman dell'Università della Pennsylvania hanno concluso, sulla base alla più grande revisione sistematica e integrata fatta fino ad oggi, che l'evidenza disponibile non supporta una associazione tra statine e perdita di memoria o demenza.


Il nuovo studio, frutto della collaborazione tra varie facoltà nel Preventive Cardiovascular Program, del Penn Memory Center, e del Penn Center for Evidence-Based Practice, sarà pubblicato su Annals of Internal Medicine.


"Le statine sono prescritte a circa 30 milioni di persone solo negli Stati Uniti, e questi numeri possono aumentare a seguito delle linee guida nazionali sul colesterolo appena rilasciate", ha detto l'autore senior dello studio Emil deGoma, MD, assistente professore di medicina e direttore medico del Preventive Cardiovascular Program della Penn.

"Una quantità di dati supporta i benefici di questi farmaci che abbassano il colesterolo tra coloro che hanno un rischio di malattie cardiovascolari, in termini di riduzione del rischio di infarto e ictus; e tuttavia i potenziali effetti collaterali delle statine sono meno conosciuti".

"Nel febbraio 2012 la US Food and Drug Administration (FDA), basandosi in gran parte su segnalazioni aneddotiche, ha rilasciato una dichiarazione di sicurezza, avvertendo i pazienti sui possibili effetti cognitivi avversi associati all'uso di statine. Molti pazienti preoccupati hanno chiesto se ci sia una relazione tra statine e problemi di memoria. Le loro preoccupazioni, insieme con la dichiarazione della FDA, ci hanno spinto a perseguire una rigorosa analisi di tutte le prove a disposizione per rispondere meglio alla domanda: le statine sono associate a cambiamenti cognitivi?".


Il team di ricerca ha condotto una revisione sistematica della letteratura pubblicata e ha identificato 57 studi sulle statine che riferivano misurazioni della funzione cognitiva. Il Dr. deGoma e i colleghi non hanno trovato alcuna evidenza di un maggiore rischio di demenza nella terapia con statine. Infatti, negli studi di coorte, gli utilizzatori di statine avevano un rischio del 13 per cento più basso di demenza, un rischio del 21 per cento più basso di Alzheimer, e un rischio del 34 per cento più basso di decadimento cognitivo lieve rispetto alle persone che non avevano preso statine.


Ancora più importante, i punteggi dei test cognitivi non sono stati influenzati negativamente dal trattamento con statine negli studi randomizzati e controllati. In questi studi, circa la metà dei partecipanti allo studio ha avuto statine e l'altra metà placebo. Tutti i partecipanti allo studio sono stati sottoposti a test formali sulla memoria e altri domini cognitivi attraverso dei test come la capacità di richiamare un insieme di numeri. L'analisi di 155 test cognitivi che abbracciano otto categorie di funzioni cognitive, tra cui 26 test di memoria, non ha evidenziato differenze tra i partecipanti allo studio trattati con statine e quelli con placebo.


Il gruppo di ricerca ha inoltre effettuato un'analisi delle banche dati di sorveglianza post-marketing della FDA e non ha trovato alcuna differenza nella frequenza delle segnalazioni di eventi cognitivi avversi tra statine e due farmaci cardiovascolari prescritti comunemente, che non sono associati a deterioramento cognitivo (clopidogrel e losartan).


"Nel complesso, questi risultati sono abbastanza rassicuranti. Non vorrei che le preoccupazioni sugli effetti negativi per la cognizione influenzino la decisione di prescrivere una statina nei pazienti affetti da malattia aterosclerotica o a rischio di malattia cardiovascolare. Non vorrei neanche saltare alla conclusione che sono colpevoli le statine quando una persona che sta prendendo una statina riferisce una dimenticanza. Possiamo fare più male che bene se limitiamo o blocchiamo le statine (i farmaci che hanno dimostrato di ridurre il rischio di infarto e ictus) a causa dei timori che le statine potrebbero causare la perdita di memoria", ha detto il dottor deGoma.


Il gruppo riconosce che, anche se la loro analisi è rassicurante, sono necessari ampi studi clinici controllati e randomizzati di alta qualità per confermare questi risultati.


"Per molti esiti cognitivi che abbiamo esaminato, gli studi identificati erano piccoli, a rischio di distorsioni, avevano usato test diagnostici diversi per valutare i domini cognitivi, e non includevano pazienti con statine ad alto dosaggio, il che è importante dato il crescente utilizzo di statine ad alto dosaggio per la prevenzione secondaria", ha osservato il coautore dello studio Craig Umscheid, MD, MSCE, assistente professore di Medicina ed Epidemiologia e direttore del Penn Center for Evidence-based Practice. "Perciò degli esperimenti supplementari, che affrontino queste limitazioni, potrebbero rafforzare le nostre conclusioni. Ma anche se non sarà fatto, la totalità delle prove rassicurano sull'improbabilità dell'esistenza di un nesso significativo tra statine e deterioramento cognitivo".


Altri autori della Penn sono Marisa Schoen, BA, Benjamin French, PhD, Matthew D. Mitchell, PhD, Steven E. Arnold, MD, e Daniel J. Rader, MD.

 

 

 

 

 


Fonte: University of Pennsylvania School of Medicine.

Pubblicato in uphs.upenn.edu (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.