Una nuova ricerca suggerisce che un comune farmaco per abbassare il colesterolo può essere efficace contro l'Alzheimer, se dato in una fase precoce della malattia.
I risultati, provenienti da uno studio sui topi, si aggiungono alle prove di laboratorio che le statine ipocolesterolemizzanti possono prevenire alcuni dei sintomi dell'Alzheimer.
Un lavoro precedente dallo stesso team canadese ha mostrato che il farmaco simvastatina migliora il flusso sanguigno nel cervello dei topi di laboratorio di un anno affetti da Alzheimer. Il nuovo studio ha trovato che potenzia anche l'apprendimento e la memoria, ma solo negli animali di sei mesi di età la cui malattia non era andata molto avanti. I topi più giovani avevano livelli più alti di due proteine correlate alla memoria nell'ippocampo, il centro chiave di memoria del cervello. In entrambi i casi, gli animali avevano ricevuto dosi più alte di simvastatina. Dosi basse del farmaco possono essere acquistate al banco in farmacia nel Regno Unito.
Significativamente, il trattamento con statine non ha avuto alcun effetto sull'accumulo di proteina beta amiloide nel cervello, una delle caratteristiche dell'Alzheimer. I risultati sono pubblicati nell'ultimo numero del Journal of Neuroscience. Il capo dello studio, la Dssa Edith Hamel (foto) della McGill University, ha detto: "Questo studio dimostra che la simvastatina è in grado di proteggere nei confronti di alcuni degli effetti dannosi dell'Alzheimer sulle cellule nervose coinvolte nella memoria, se somministrata nelle prime fasi del processo della malattia"
Tuttavia gli scienziati hanno sottolineato che sono necessarie ulteriori ricerche per scoprire se gli esseri umani possono beneficiarne allo stesso modo. Il dottor Simon Ridley, di Alzheimer Research UK, ha dichiarato: "La prove in generale suggeriscono che le statine come la simvastatina non danno benefici alle persone affette da demenza, ma questo nuovo studio sui topi suggerisce che i tempi di trattamento potrebbero essere vitali. Mentre queste nuove scoperte sono preziose, i benefici sono evidenti nei topi e non sappiamo gli effetti negli esseri umani. C'è una reale necessità di spingere con la ricerca per amplificare la diagnosi precoce e aiutare le persone con demenza ad ottenere di più beneficiare dai trattamenti ".
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Pubblicato in GoogleHostedNews il 4 Aprile 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari
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