Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Svelato il ruolo della proteina FUS nella demenza frontotemporale e nella SLA

La demenza frontotemporale (FTD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono due malattie neurodegenerative devastanti. Gli scienziati sospettano da tempo che una proteina chiamata FUS potrebbe avere un ruolo, ma l'esatto meccanismo è rimasto un mistero. Un nuovo studio del laboratorio della prof.ssa Sandrine Da Cruz, pubblicato su Molecular Neurodegeneration rivela come si comporta la proteina FUS in queste malattie, che è cruciale per potenziali interventi terapeutici.


La demenza frontotemporale (FTD) è una forma di demenza ad esordio precoce, che rappresenta circa il 10-20% dei casi di demenza. A differenza dell'Alzheimer, che colpisce principalmente la memoria, la FTD è caratterizzata da cambiamenti di personalità, di comportamento e di linguaggio, causati dalla degenerazione nei lobi frontali e temporali del cervello.


La sclerosi laterale amiotrofica (SLA), la malattia degenerativa più comune dei motoneuroni negli adulti, è caratterizzata da una perdita selettiva di motoneuroni, che provoca la progressiva debolezza e paralisi muscolare, nonché difficoltà di deglutizione e linguaggio. I pazienti di solito soccombono alla malattia entro 2-5 anni dalla diagnosi. Ogni anno, circa 100.000 persone muoiono di SLA.


In entrambe queste malattie, una proteina chiamata 'fused in sarcoma' (FUS) provoca problemi. Di norma, la FUS risiede in gran parte nel nucleo della cellula, ma in alcuni pazienti si unisce insieme (si aggrega) nel citoplasma. Un nuovo studio, guidato dalla prof.ssa Sandrine Da Cruz del Center for Brain & Disease Research della VIB-KU di Leuven (Belgio), rivela come si diffondono questi aggregati di FUS e come si comportano, contribuendo alla neurodegenerazione.

 

Diffondere la malattia

I ricercatori hanno iniettato aggregati di FUS umani associati a malattia in topi progettati per esprimere la proteina FUS umana. Sorprendentemente, gli aggregati hanno agito come semi, inducendo la proteina endogena di FUS umana nei topi ad aggregarsi e a diffondersi ad altre regioni del cervello.


"Questa scoperta suggerisce un meccanismo simile ai prioni, che è un processo in cui le proteine ​​si piegano in modo errato e inducono altre proteine a farlo ​​in modo simile, diffondendo la malattia all'interno del corpo", afferma la dott.ssa Sonia Vazquez-Sanchez, prima coautrice dello studio. "In questo caso, gli aggregati di FUS mal ripiegate 'corrompono' proteine FUS sane, con un effetto domino dell'aggregazione dannosa di FUS in tutto il cervello".


L'aggregazione delle proteine ​​FUS ha esacerbato il declino cognitivo dipendente dall'età e i deficit comportamentali nei topi. Questo processo rispecchia ciò che si osserva nella FTD e nella SLA umane, in cui gli aggregati proteici si diffondono e contribuiscono alla neurodegenerazione.


Un'altra scoperta importante è stata la barriera di specie all'aggregazione FUS: quando venivano iniettate fibrille di FUS umana nei topi, che esprimono solo FU di topo, non si è verificata alcuna aggregazione, indicando che servono interazioni specifiche tra proteine ​​FUS umane per l'aggregazione e la diffusione.

 

Implicazioni e direzioni future

Questa ricerca conferma l'ipotesi più ampia che molte malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer e il Parkinson, possono coinvolgere meccanismi simili ai prioni in cui proteine ​​mal ripiegate si propagano inducendo un ripiegamento errato simile nelle proteine ​​normali.


Capire questi meccanismi aprirebbe nuove strade per le strategie terapeutiche volte a fermare o rallentare la progressione delle malattie, puntando la diffusione degli aggregati proteici. Il team di ricerca sta attualmente studiando i dettagli della neurodegenerazione indotta da FUS. La prof.ssa Sandrine Da Cruz conclude:

"Identificare i componenti esatti di questi aggregati e le regioni cerebrali più colpite dalla loro diffusione sarà cruciale per lo sviluppo futuro di interventi terapeutici".

 

 

 


Fonte: VIB - Vlaams Instituut voor Biotechnologie (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: S Vazquez-Sanchez, [+11], S Da Cruz. Frontotemporal dementia-like disease progression elicited by seeded aggregation and spread of FUS. Mol Neurodegeneration, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 



Notizie da non perdere

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)