Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Contatto sociale può aiutare a preservare il cervello in tarda età

La mancanza di contatto sociale può portare a una riduzione delle prestazioni cognitive e ad un aumento del rischio di sviluppare condizioni come l'Alzheimer.

Uno studio sull'impatto dell'isolamento sociale sulle prestazioni cognitive e sulla struttura cerebrale ha evidenziato l'importanza di un buon sistema di supporto sociale per mantenere un cervello sano in tarda età.


I risultati, pubblicati in eLife, suggeriscono che una mancanza di contatto sociale di qualità può portare a una diminuzione del volume di una regione del cervello chiamata Ippocampo - che ha un ruolo cruciale nella formazione e nel recupero dei ricordi - e prestazioni cognitive più scadenti. Ciò può anche aumentare la probabilità di sviluppare condizioni come il morbo di Alzheimer (MA).


Tuttavia, i risultati indicano anche che mantenere una rete sociale sana, con frequenti contatti con amici o familiari di supporto, può aiutare a preservare la struttura cerebrale. Pertanto, puntare coloro che hanno il rischio di isolamento sociale con strategie su misura per aumentare il contatto sociale può aiutare a prevenire l'insorgenza della demenza.


Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre 55 milioni di persone in tutto il mondo hanno la demenza, e si spende oltre un trilione di dollari statunitensi ogni anno per aiutare a curare la condizione. Man mano che la popolazione anziana continua a crescere in molti paesi, questo numero probabilmente raddoppierà nei prossimi decenni. Inoltre, i tassi di solitudine sono aumentati con la pandemia di Covid-19.


"La ricerca su farmaci che puntano lo sviluppo della demenza non ha ancora prodotto alcun risultato con un chiaro beneficio clinico, offrendo al massimo una piccola attenuazione dei sintomi", afferma il primo autore Laurenz Lammer, studente di medicina dell'University Hospital Liipsia e del Max Planck Institute di Lipsia in Germania. "Pertanto, le misure preventive volte a fermare o ritardare l'insorgenza della malattia sono della massima importanza, e identificare i fattori di rischio per lo sviluppo della malattia può essere il nostro obiettivo più promettente".


Per studiare gli effetti dell'isolamento sociale sulla struttura cerebrale e sulle prestazioni cognitive, Lammer e colleghi hanno condotto uno studio longitudinale su 1.335 partecipanti cognitivamente sani al basale e hanno verificato 912 di loro dopo sei anni. La coorte è stata presa dall'Health Study of the Leipzig Research Centre for Civilization Diseases ("LIFE-Adult").


L'isolamento sociale è stato quantificato sulla Lubben Social Network Scale (LSN), progettata per misurare la quantità e la qualità delle relazioni sociali tra gli adulti. La scala consiste in una serie di domande relative alle dimensioni della propria rete sociale, alla frequenza di contatto con la famiglia e gli amici e il supporto percepito da tali relazioni.


La struttura cerebrale e la capacità cognitiva dei partecipanti sono state quantificate usando segmentazioni FreeSurfer su scansioni MRI ad alta risoluzione. Il team ha scoperto che sia l'isolamento sociale all'inizio che un aumento dell'isolamento sociale al controllo si associavano significativamente a una perdita di materia grigia nell'ippocampo e a uno spessore ridotto della corteccia del cervello.


La materia grigia è formata dai corpi cellulari dei neuroni ed è coinvolta nell'elaborazione delle informazioni e nel processo decisionale. La corteccia è coinvolta in processi cerebrali più elevati, come la memoria, l'apprendimento e la regolazione emotiva. Inoltre, coloro che hanno mostrato un elevato isolamento sociale al basale hanno mostrato un volume ippocampale ancora più piccolo al controllo. Coloro che non hanno mostrato il rischio di isolamento sociale tendevano a non vivere da soli, erano sposati o avevano un impiego retribuito.


"In poche parole, supponendo che tutto il resto rimanga stabile, la differenza tra avere tre o quattro amici vicini e di supporto è paragonabile alla differenza di un anno nell'invecchiamento dell'ippocampo"
, spiega Lammer.


Inoltre, il team ha trovato associazioni significative tra isolamento sociale e funzioni esecutive inferiori - processi che consentono alle persone di organizzare e adattare i loro comportamenti per raggiungere gli obiettivi: la memoria e la velocità di elaborazione. Tuttavia, gli autori avvertono che sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se ciò è il risultato della riduzione del volume dell'ippocampo.


Inoltre, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare il legame causale tra isolamento sociale e declino cognitivo, poiché questi risultati potrebbero essere sorti con causalità inversa, attraverso la selezione della salute, cioè i partecipanti con invecchiamento cerebrale accelerato hanno maggiori probabilità di diventare socialmente isolati.


I partecipanti che non hanno evidenziato un rischio di isolamento sociale al basale, ma hanno subito un aumento dell'isolamento sociale al controllo, hanno mostrato un calo del volume dell'ippocampo e un aumento del declino cognitivo. Questa scoperta offre una certa speranza di trattamento clinico, in quanto dimostra che l'associazione osservata non è il risultato di un tratto variabile tra i partecipanti.


Pertanto, le strategie per ridurre l'isolamento possono aiutare a preservare l'integrità dell'ippocampo mentre una persona invecchia e possono aiutare a prevenire l'insorgenza di condizioni come la demenza.


"Il nostro studio riconferma l'opinione che l'isolamento sociale è associato all'invecchiamento cerebrale accelerato e al declino cognitivo negli adulti di mezza età e anziani"
, conclude l'autrice senior Veronica Witte, leader del gruppo nella Clinic for Cognitive Neurology, University of Leipzig Medical Center and Department of Neurology, Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences, Germania. “I nostri risultati implicano anche che il contatto sociale previene i processi dannosi e quindi preserva la struttura e la funzione del cervello. D'ora in poi, puntare l'isolamento sociale con strategie su misura potrebbe contribuire a mantenere la salute del cervello in vecchiaia e prevenire l'insorgenza di malattie come l'Alzheimer".

 

 

 


Fonte: eLife (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: L Lammer, [+9], AV Witte. Impact of social isolation on grey matter structure and cognitive functions: A population-based longitudinal neuroimaging study. eLife, Jun 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.