Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Farmaco associato a riduzione dell'amiloide

Anche se lo dice un piccolo studio [di una azienda farmaceutica] e altri [indipendenti] saranno necessari, il trattamento con il farmaco Gantenerumab è sembrato portare una riduzione dei livelli cerebrali di amiloide nei pazienti con Alzheimer, secondo un rapporto anticipato online da Archives of Neurology, una delle riviste JAMA / Archives.

Come informazioni di base gli autori dicono che "Evidenze genetiche e neuropatologiche suggeriscono che l'accumulo di peptidi β-amiloide (Aβ) nel cervello è un evento chiave nella fisiopatologia dell'Alzheimer (AD)".

Essi rilevano che vi sono diversi approcci terapeutici attualmente in fase di studio per abbassare i livelli di amiloide Aβ nel cervello. "Abbiamo precedentemente riportato lo sviluppo del gantenerumab, un anticorpo anti-Aβ potente e pienamente umano che si lega specificamente alle placche Aβ". Susanne Ostrowitzki, MD, della F. Hoffmann-La Roche Ltd, Neuroscienze a Basilea in Svizzera e colleghi, hanno esaminato se il trattamento con gantenerumab porta a una riduzione misurabile dei livelli di amiloide Aβ nel cervello per cercare di capire il meccanismo della riduzione dell'amiloide. Lo studio ha incluso pazienti affetti da AD da lieve a moderata ed è stato condotto in tre centri medici universitari. Due gruppi consecutivi di pazienti sono stati randomizzati per ricevere 2-7 infusioni endovenose di gantenerumab (60 o 200 mg) o placebo ogni quattro settimane. Inoltre, il tessuto cerebrale di due pazienti che avevano AD (tessuti ottenuti durante la chirurgia del tumore) è stato coincubato con gantenerumab in uno studio ex vivo.

"Sedici pazienti con scansioni tomografiche ad emissione di positroni di fine-trattamento sono stati incluse nell'analisi" riportano gli autori. "La differenza nella variazione percentuale media dal basale rispetto al placebo (n = 4) a livello corticale amiloide cerebrale è stata del -15,6 per cento per il gruppo di 60 mg (n = 6) e -35,7 per cento per il gruppo di 200 mg (n = 6)". Gli autori fanno notare che il "Gantenerumab ha indotto fagocitosi [un processo che il corpo usa per distruggere le cellule morte o estranee] dell'amiloide umana in maniera dipendente dalla dose ex vivo".

"Il nostro studio dimostra che 2-7 mesi di trattamento con gantenerumab porta alla riduzione -dipendente dalla dose- dell'amiloide nel cervello dei pazienti con AD. Inoltre, i nostri risultati nei pazienti trattati con placebo supportano i rapporti precedenti che indicano che il carico di amiloide continua ad aumentare in molti pazienti affetti da AD da lieve a moderata".

Gli autori suggeriscono che il trattamento può funzionare con un "meccanismo d'azione effettore mediato dalla cellula". "... Non è ancora chiaro se qualsiasi riduzione del livello dell'amiloide cerebrale si traduce in efficacia clinica. Uno studio clinico di fase II è in corso per verificare se un beneficio clinico può essere raggiunto nei pazienti trattati con gantenerumab con AD prodromico [sintomi precoci]", concludono gli autori.

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce?
Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica. Non tenerla per te, non farci perdere l'occasione di conoscerla.

 

 


Fonte: Materiale del JAMA Archives.

Riferimento: Susanne Ostrowitzki; Dennis Deptula; Lennart Thurfjell; Frederik Barkhof; Bernd Bohrmann; David J. Brooks; William E. Klunk; Elizabeth Ashford; Kisook Yoo; Zhi-Xin Xu; Hansruedi Loetscher; Luca Santarelli. Mechanism of Amyloid Removal in Patients With Alzheimer Disease Treated With Gantenerumab. Archives of Neurology, 2011; DOI: 10.1001/archneurol.2011.1538.

Pubblicato in ScienceDaily il 10 Ottobre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.