Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Anche il nostro cervello ha una 'impronta digitale', che sparisce con la malattia

Uno scienziato dell'Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) ha individuato i segni dell'attività cerebrale che compongono la nostra impronta digitale del cervello, che - come la nostra impronta digitale normale - è unica.

Dimitri Van de Ville and Enrico Amico by Alain HerzogDimitri Van de Ville (primo autore dello studio, sinistra) ed Enrico Amico (Foto: Alain Herzog/EPFL)

"Ci penso ogni giorno e lo sogno di notte. È tutta la mia vita oramai da cinque anni", afferma Enrico Amico, scienziato del Medical Image Processing Laboratory e del Center for Neuroprosthetics dell'EPFL, che sta parlando della sua ricerca sul cervello umano in generale, e in particolare sulle impronte digitali del cervello.


Ha imparato che ognuno di noi ha una 'impronta digitale' del cervello e che questa impronta digitale cambia costantemente nel tempo. Le sue scoperte sono state appena pubblicate su Science Advances.


"La mia ricerca esamina reti e connessioni all'interno del cervello, e in particolare i legami tra le diverse aree, per ottenere maggiori informazioni su come funzionano le cose", afferma Amico. "Facciamo in gran parte uso di scansioni a risonanza magnetica (MRI), che misurano l'attività cerebrale per un determinato periodo di tempo".


Il suo gruppo di ricerca elabora le scansioni per generare grafici, rappresentati come matrici colorate, che riassumono l'attività cerebrale del soggetto. Questo tipo di tecnica di modellazione è conosciuta nei circoli scientifici come 'neuroscienza di rete' o 'connettoma cerebrale'.


"Tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno sono in questi grafici, che sono comunemente noti come 'connettomi cerebrali funzionali'. Il connettoma è una mappa della rete neurale. Ci informa su cosa stava facendo il soggetto durante la scansione MRI, se stava riposando o eseguendo altri compiti, ad esempio. Il nostro connettoma cambia in base a quale attività stava eseguendo e quali parti del cervello venivano usate", afferma Amico.

 

Due scansioni sono tutto ciò che serve

Alcuni anni fa, i neuroscienziati della Yale University che studiavano questi connettomi hanno scoperto che ognuno di noi ha un'impronta digitale unica. Confrontando i grafici generati dalle scansioni MRI degli stessi soggetti, scattate a pochi giorni una dall'altra, sono riusciti ad abbinare correttamente le due scansioni di un dato soggetto quasi il 95% delle volte. In altre parole, hanno potuto identificare accuratamente un individuo in base alla sua impronta digitale.


"È davvero impressionante perché l'identificazione è stata effettuata usando solo connettomi funzionali, che sono essenzialmente gruppi di punteggi di correlazione", afferma Amico.


Egli ha deciso di portare questa scoperta un passo più avanti. Negli studi precedenti, le impronte digitali cerebrali sono state identificate usando scansioni MRI durate diversi minuti. Ma si è chiesto se queste impronte possono essere identificate dopo pochi secondi, o se c'era un punto specifico nel tempo in cui appaiono, e in tal caso, quanto tempo potrebbe durare quel momento?


"Fino ad ora, i neuroscienziati hanno identificato le impronte digitali del cervello usando due scansioni MRI eseguite su un periodo abbastanza lungo. Ma le impronte digitali appaiono effettivamente dopo solo cinque secondi, ad esempio, o hanno bisogno di più tempo? E cosa succede se le impronte digitali di diverse aree cerebrali appaiono in momenti diversi nel tempo? Nessuno conosceva le risposte. Quindi, abbiamo testato diverse scale di tempo per vedere cosa succedeva", dice Amico.

 

Un'impronta digitale solo in 1 minuto e 40 secondi

Il suo gruppo di ricerca ha rilevato che sette secondi non era un tempo sufficiente per rilevare dati utili, ma che circa 1 minuto e 40 secondi lo era. 

"Ci siamo resi conto che le informazioni necessarie per svelare un'impronta digitale cerebrale possono essere ottenute per periodi di tempo molto brevi", afferma Amico. "Non c'è bisogno di una risonanza magnetica che misura l'attività cerebrale per cinque minuti, per esempio. Anche scale di tempo più brevi potrebbero funzionare".


Il suo studio ha anche dimostrato che le impronte digitali cerebrali più veloci iniziano ad apparire dalle aree sensoriali del cervello, e in particolare le aree relative al movimento oculare, alla percezione visiva e all'attenzione visiva. Con il passare del tempo, anche le regioni frontali della corteccia, quelle associate a funzioni cognitive più complesse, iniziano a rivelare informazioni uniche per ciascuno di noi.


Il passo successivo sarà confrontare le impronte digitali del cervello dei pazienti sani con quelli che soffrono di morbo di Alzheimer (MA).


"Sulla base dei risultati iniziali, sembra che le caratteristiche che rendano unica un'impronta digitale del cervello scompaiano costantemente mentre la malattia progredisce"
, afferma Amico. "Diventa più difficile identificare le persone in base ai loro connettomi. È come se una persona con MA perda l'identità del suo cervello".


Lungo questa linea, le potenziali applicazioni potrebbero includere la rilevazione anticipata di condizioni neurologiche in cui le impronte digitali del cervello scompaiono. La tecnica di Amico può essere usata nei pazienti affetti da autismo o ictus o persino nella tossicodipendenza.


"Questo è solo un altro piccolo passo verso la comprensione di ciò che rende unico il nostro cervello: le opportunità che potrebbe creare questa intuizione sono senza limiti".

 

 

 


Fonte: Valérie Geneux in Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Dimitri Van De Ville, Younes Farouj, Maria Giulia Preti, Raphaël Liégeois, Enrico Amico. When makes you unique: Temporality of the human brain fingerprint. Science Advances, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.