Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La scorza che non dimentica mai: la corteccia cerebrale conserva i ricordi nella demenza

Brain Cortex HarvardLa corteccia cerebrale vista in sezione (Fonte: Harvard University)

Nell'articolo precedente, si è discusso come i nuovi ricordi si formano e si memorizzano nell'ippocampo, un organo del cervello a forma di cavalluccio marino che può essere danneggiato da vari disturbi cerebrali. In questo articolo, continua l'esplorazione della memoria episodica (quella degli episodi della nostra vita), con uno sguardo al motivo per cui nella demenza restano conservati molti ricordi più antichi, esaminando la corteccia.


La corteccia cerebrale è lo strato esterno del cervello, proprio come la scorza è lo strato esterno dell'albero.

 

 

I ricordi più vecchi risiedono nella corteccia

Spesso appare straordinario che un individuo con demenza, che non sa dove si trova o che cosa ha mangiato a colazione la stessa mattina, possa comunque essere in grado di ricordare i propri amici delle superiori.


Il motivo è che, mentre la memoria della posizione corrente o della colazione è conservata nell'ippocampo, i ricordi degli amici delle superiori sono in realtà memorizzati nello strato esterno del cervello, chiamato corteccia. La maggior parte delle cause di demenza, come il morbo di Alzheimer (MA), non influenzano la corteccia fino alla fase più avanzata della malattia.


Questa discrepanza tra il ricordare le cose accadute molto tempo fa rispetto alle attività del giorno o della settimana prima spesso confonde le famiglie. Ci sono stati molti familiari che ci hanno detto che qualsiasi cosa sia sbagliata con i loro genitori, sono sicuri che non può essere il MA, perché possono ancora ricordare tutto ciò che era accaduto 50 anni prima.


Ora capisci perché ricordare le cose accadute molto tempo fa può essere preservato - almeno per un po' - nel MA e in altre cause di demenza: perché questi ricordi più vecchi sono conservati nella corteccia. Il problema della memoria nella demenza è in genere la difficoltà a ricordare ciò che è successo di recente, a causa del deterioramento dell'ippocampo.

 

 

Non riconoscere i familiari dipende spesso dal fallimento dell'ippocampo o della corteccia

"Quanto sei cresciuto, ti riconosco a malapena!" viene spesso detto da amici e familiari che non vedono un bambino da mesi o anni. Ti sei mai chiesto come si svolge tale riconoscimento?


Tutti noi abbiamo la rappresentazione di individui, che vengono aggiornati dal nostro ippocampo ogni volta che vediamo la persona. Quindi, se vediamo nostro nipote ogni anno, siamo in grado di riconoscerlo quest'anno a causa di alcune caratteristiche condivise con la nostra immagine dell'anno scorso. È importante sottolineare che possiamo aggiornare la nostra rappresentazione di lui con il suo aspetto attuale.


Quindi, anche se non vediamo molte somiglianze dalla sua foto di bambino a una sua foto da giovane, siamo sempre in grado di riconoscerlo, perché lo abbiamo visto negli anni intermedi, e il nostro ippocampo ha aggiornato la nostra rappresentazione di lui ogni anno.


Nella demenza, l'ippocampo a un certo punto si deteriora, e non è più in grado di formare e immagazzinare nuove rappresentazioni. Quando ciò accade, la rappresentazione di un individuo può essere bloccata a due, cinque o dieci anni prima. Quindi, l'individuo con demenza moderata potrebbe non riconoscere suo nipote, perché la sua rappresentazione di lui è bloccata all'età di 10 anni, anche se ora ne ha 22.


Man mano che la demenza progredisce, i ricordi più vecchi della corteccia cominciano a danneggiarsi, in genere prima quelli più recenti. Quindi, nel momento in cui la demenza dell'individuo si trova in una fase grave, potrebbe aver perso tutte le rappresentazioni di suo nipote e potrebbe non ricordare di avere nipoti o persino figli.

 

 

Anche non riconoscere casa potrebbe dipendere da danni ai ricordi dell'ippocampo o della corteccia

È un problema simile quando uno non riconosce la casa in cui vive. Se la casa è relativamente nuova (diciamo una comunità di pensionati in cui si è trasferito sei mesi prima), il problema potrebbe essere dovuto al deterioramento dell'ippocampo che compromette la memoria del presente e degli ultimi sei mesi.


Se la casa è quella in cui ha vissuto per gli ultimi 30 anni, il problema è che c'è un deterioramento sia dell'ippocampo che della corteccia, con la cancellazione completa, o la sopravvenuta inaccessibilità, di alcuni dei ricordi degli ultimi 30 anni.

 

 

 


Fonte: Andrew Budson MD, professore di neurologia all'Università di Boston, docente di neurologia ad Harvard.

Pubblicato su Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)