Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Poche prove di benefici dei giochi di stimolazione mentale nella vita reale



Una revisione sistematica degli studi scientifici citati dalle società che vendono giochi di allenamento del cervello (come prova che i loro prodotti migliorano la cognizione nella vita quotidiana) non ha trovato prove convincenti a sostegno di queste affermazioni.


Anche se le persone tendono a migliorare le specifiche mansioni su cui fanno pratica, i ricercatori riferiscono che è quantomeno prematura la conclusione che i programmi computerizzati di allenamento cerebrale producono ampi benefici cognitivi o migliorano gli esiti nel mondo reale.


L'analisi e un commento indipendente sui risultati sono apparsi sulla rivista Psychological Science in the Public Interest.


"L'idea alla base del 'brain training' (allenamento cerebrale) è che se si fa pratica su un compito che tocca un componente fondamentale delle capacità cognitive, come la memoria, tale allenamento riuscirà a migliorare la capacità di svolgere altre attività che si basano anch'esse sulla memoria, non solo in laboratorio, ma anche nel mondo reale. Questo presupposto è noto come «trasferimento di allenamento»", ha detto Daniel Simons, professore di psicologia della University of Illinois, che ha condotto l'analisi con la professoressa di psicologia dell'istruzione Elizabeth Stine-Morrow e i colleghi della Florida State University, della Michigan State University, dell'Union college, e del Medical Research Council di Cambridge nel Regno Unito.


"Se ti alleni a ricordare le carte da gioco, sarai davvero bravo a ricordare le carte da gioco", ha detto Simons. "Ma ti aiuta a ricordare quali farmaci prendere, e quando? Ti aiuta a ricordare i nomi dei tuoi amici? Storicamente, non ci sono molte prove che fare pratica di un'attività migliora compiti diversi in altri contesti, anche se sembrano fare affidamento sulla stessa capacità".


I ricercatori hanno esaminato da vicino le 132 ricerche citate da un folto gruppo di aziende sostenitrici dell'allenamento cerebrale a sostegno delle loro affermazioni. Il team ha completato tale elenco con tutti gli articoli pubblicati e citati sui siti web delle principali società di allenamento cerebrale identificati da SharpBrains, una società di ricerche di mercato indipendente che segue quell'industria.


La revisione ha trovato numerosi problemi nel modo in cui molti degli studi citati sono stati progettati e come sono state segnalate ed interpretate le prove. I problemi includono campioni di piccole dimensioni e studi in cui i ricercatori hanno riferito solo pochi risultati significativi tra le molte misurazioni raccolte.


"A volte gli effetti di un singolo intervento di brain-training sono descritti in molti documenti separati, senza alcuna informazione che i risultati sono dello stesso studio", ha detto Simons. "Ciò dà l'impressione fuorviante che esistano varie prove, e rende difficile valutare se lo studio ha fornito una qualsiasi prova".


A supporto di ampie affermazioni sui benefici per la popolazione generale derivanti dall'allenamento cerebrale sono stati usati alcuni studi condotti con gruppi speciali (come ad esempio le persone con diagnosi di schizofrenia, i bambini con ritardi di linguaggio, o gli anziani con demenza).


Uno dei problemi più eclatanti delle ricerche citate è l'utilizzo di gruppi inadeguati di controllo come base per misurare i miglioramenti. Secondo i ricercatori, idealmente i partecipanti a un gruppo di controllo non si impegnano nell'intervento, ma sono abbinati in modo stretto con quelli che lo fanno. Simons ha detto che, non solo la demografia del gruppo di controllo (età, sesso, razza, reddito e istruzione) deve corrispondere il più possibile a quella del gruppo di intervento, ma i partecipanti del gruppo di controllo dovrebbero anche essere ugualmente impegnati.


"Un gruppo di controllo deve sperimentare tutto quello che sperimenta il gruppo di trattamento, tranne l'ingrediente critico del trattamento", ha detto. "Dovrebbero essere ugualmente impegnati e dovrebbero avere aspettative simili di miglioramento, in modo che, se il gruppo di trattamento migliora di più rispetto al gruppo di controllo, la differenza non può che essere dovuta al trattamento stesso".


Alcuni degli studi non avevano un gruppo di controllo. Alcuni avevano un gruppo di controllo passivo, i cui membri hanno fatto gli stessi test pre e post-esperimento del gruppo di intervento, ma non erano impegnati in altro modo. Alcuni studi vedevano i partecipanti del gruppo di controllo entrare in laboratorio e fare cruciverba, guardare DVD didattici o semplicemente socializzare con gli sperimentatori. Questi gruppi di controllo differiscono in molti modi dal gruppo di intervento, così che un miglioramento maggiore nel gruppo di trattamento potrebbe essere dovuto ad altre differenze, tipo le diverse aspettative di miglioramento, piuttosto che per l'intervento di allenamento cerebrale stesso, hanno detto i ricercatori.


La maggior parte delle ricerche citate ha controllato i miglioramenti in attività di laboratorio astratte e semplificate, piuttosto che sulle misure di prestazioni reali. "Ci sono relativamente pochi studi in questa letteratura che misurano oggettivamente i miglioramenti sui tipi di attività del mondo reale per i quali gli utenti dei programmi presumibilmente vogliono migliorare, e che sono enfatizzati dai materiali di marketing dei programmi", ha detto Simons.

 

 

 


Fonte: University of Illinois at Urbana-Champaign (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: D. J. Simons, W. R. Boot, N. Charness, S. E. Gathercole, C. F. Chabris, D. Z. Hambrick, E. A. L. Stine-Morrow. Do "Brain-Training" Programs Work? Psychological Science in the Public Interest, 2016; 17 (3): 103 DOI: 10.1177/1529100616661983

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.