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Ci sono parti del cervello più vulnerabili all'Alzheimer?

Brain areas

Sebbene i ricercatori non possano determinare il motivo per cui gli individui hanno manifestazioni diverse del morbo di Alzheimer (MA), una cosa che la maggior parte delle persone sperimentano all'inizio è un problema di memoria a breve termine.


Non è chiaro cosa induce alcune regioni del cervello ad essere colpite prima dalla malattia, mentre molte altre parti apparentemente continuano ancora a funzionare normalmente. Tuttavia, come il MA progredisce alle fasi più avanzate, tutte le persone colpite finiscono per avere la malattia diffusa nel cervello.


Un team di biologi molecolari e neuropatologi si è riunito al Weill Institute for Neuroscience dell'Università della California di San Francisco per identificare per la prima volta i neuroni (le cellule nervose) che sono tra le prime vittime della malattia, dove si accumulano i 'grovigli' tossici, e che muoiono prima delle cellule vicine.


In uno studio pubblicato su Nature Neuroscience in gennaio, i ricercatori hanno commentato, con le parole del coautore senior Martin Kampmann, professore associato e ricercatore dell'UCSF:

"Sappiamo quali neuroni muoiono per primi in altre malattie neurodegenerative come il Parkinson e la SLA, ma non nell'Alzheimer. Se potessimo capire perché questi neuroni sono così vulnerabili, forse potremmo identificare gli interventi che potrebbero rendere loro, e il cervello nel suo insieme, più resistenti alla malattia".


Molte ricerche sono state fatte sul perché alcune cellule sono più inclini a produrre i grovigli tossici della proteina tau, che si diffondono in tutto il cervello e guidano la morte cellulare diffusa, con conseguente perdita progressiva di memoria, demenza e altri sintomi.


Tuttavia, i ricercatori non hanno approfondito a fondo se tutte le cellule sono ugualmente vulnerabili agli effetti tossici di questi accumuli proteici. Quello che sconcerta i ricercatori è che alcune cellule finiscono con alti livelli di grovigli tau ben dentro la progressione della malattia, ma, per ragioni sconosciute, non muoiono.


La domanda perciò diventa cosa rende alcune cellule vulnerabili alla patologia di MA, mentre altre cellule sembrano resistere alla distruzione delle proteine tau per anni. La squadra dell'UCSF ha studiato il tessuto cerebrale di persone che erano morte in diverse fasi della malattia.


In una regione del cervello chiamata corteccia entorinale, situata nel lobo temporale mediale, che è una delle prime aree attaccate dal MA, i ricercatori hanno identificato un certo sottoinsieme di neuroni che hanno cominciato a dissiparsi molto presto nel corso della malattia.


Nelle fasi successive della malattia, i ricercatori hanno scoperto anche un gruppo similare di neuroni che muore prima, quando la degenerazione raggiunge il giro frontale superiore del cervello. In entrambe le regioni, queste cellule vulnerabili erano contraddistinte da una proteina chiamata RORB.


"La nostra scoperta della RORB in queste cellule selettivamente vulnerabili ci dà l'opportunità di studiare in dettaglio esattamente perché soccombono alla patologia tau, e cosa si potrebbe fare per renderle più resilienti", ha detto il ricercatore Kun Leng, del Dipartimento di Neurologia dell'UCSF.


Sebbene non sia chiaro se la RORB stessa causa la vulnerabilità in alcune cellule, la scoperta fornisce un nuovo aggancio molecolare per gli studi futuri che tenteranno di capire cosa fa soccombere queste cellule alla patologia dell'Alzheimer.

 

 

 


Fonte: Dana Territo in The Advocate (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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