Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Buoni risultati da un trattamento svedese per l'Alzheimer

prof lars lannfelt uppsala universityIl prof. Lars Lannfelt della Uppsala University (Foto: Johan Wahlgren)

"Credo che presto potremo offrire il primo farmaco approvato per l'Alzheimer", afferma Lars Lannfelt, professore di geriatria, la cui ricerca suscita la speranza di porre un freno a una delle malattie più diffuse del nostro tempo.


Alla fine di luglio ci sono state segnalazioni nei media su una conferenza in svolgimento a Chicago sul morbo di Alzheimer (MA). Il centro dell'attenzione dei giornalisti è stato un nuovo studio su quanto sia influenzata la progressione della malattia dall'anticorpo BAN2401, un prodotto svedese sviluppato da Lars Lannfelt, professore di geriatria dell'Università di Uppsala.


"Abbiamo testato l'anticorpo a varie dosi su 856 pazienti in tre continenti, con risultati migliori di quelli che osavamo sperare. Dopo soli 6 mesi abbiamo osservato risultati positivi, e dopo 18 mesi l'81% del gruppo che ha ricevuto il dosaggio più elevato ha mostrato livelli più bassi di amiloide-beta rispetto al livello che misuriamo nel MA", afferma Lannfelt.

 

Identificato un cambiamento nel materiale genetico

L'idea dell'anticorpo è nata negli anni '90, quando il team ha identificato un cambiamento nel materiale genetico di una famiglia svedese che era colpita gravemente dal MA. La mutazione indicava che la causa potesse essere una forma solubile e precoce di molecole di amiloide-beta, chiamate protofibrille, che danno origine alle placche nel cervello.


"Con questa nuova conoscenza, abbiamo scelto di concentrarci su queste protofibrille, che ritenevamo fossero la forma di amiloide-beta che causa il maggior danno. Nel 2005 abbiamo sviluppato il nostro anticorpo e oggi sono estremamente soddisfatto di ciò che abbiamo raggiunto, per il bene dei pazienti e dei miei numerosi colleghi negli anni e per la ricerca svedese", afferma Lannfelt.

 

Modifiche dell'anticorpo

Nel 2003 Lannfelt e l'ex collega di ricerca Pär Gellerfors hanno fondato la società di biotecnologia BioArctic, come piattaforma per lo sviluppo farmaceutico. Una parte significativa delle modifiche dell'anticorpo è stata effettuata lì, e quando i risultati dello studio corrente sono stati resi pubblici, le azioni sono aumentate vertiginosamente nel mercato azionario.


All'improvviso Lannfelt e Gellerfors hanno visto i loro volti sulle riviste economiche svedesi accompagnate da titoli come "I ricercatori svedesi di Alzheimer sono diventati miliardari in due giorni".


"Non vedo alcun problema con i ricercatori che traggono beneficio dalle loro innovazioni, ma trovo fastidioso che la stampa svedese abbia scelto di concentrarsi sul denaro piuttosto che sull'innovazione medica e sulla sua importanza per i pazienti. Non sono mai stato motivato da interessi economici e conserverò la mia partecipazione come forza guida nel continuo sviluppo di BioArctic e per contribuire a mantenere la rotta giusta".

 

Nuovo studio in preparazione

Oggi BioArctic si sta preparando per lo studio di Fase III che ogni prodotto farmaceutico deve superare prima di raggiungere il mercato. Al suo fianco BioArctic ha Eisai, il gigante farmaceutico giapponese, che sta assistendo con finanziamenti e implementazione. L'obiettivo è andare avanti già nel 2019, ma nonostante i successi di BioArctic, Lannfelt non vuole fare ipotesi su quando potrà essere disponibile un trattamento approvato per l'assistenza sanitaria.


"Ho imparato che è fin troppo facile essere ottimisti sui tempi, ma con i risultati che dimostriamo, combinati con effetti collaterali minimi, credo che saremo in grado di offrire il primo farmaco approvato per il MA. Ciò significherebbero enormi risparmi socio-economici e soprattutto una grande speranza per tutti i pazienti e i parenti che possiamo aiutare a godere di una vecchiaia migliore".

 

 

 


Fonte: Magnus Alsne in Uppsala University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)