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Nuovo farmaco sperimentale per aiutare le persone con Alzheimer?

Un potenziale trattamento per l'Alzheimer si è dimostrato utile a affrontarer i pezzi più piccoli di amiloide beta, ritenuti una chiave della patologia.

Studi iniziali hanno rilevato che il Bapineuzumab è in grado di ridurre del 25 per cento i grumi di beta amiloide nel cervello, la proteina associata all'Alzheimer.

Tuttavia, i ricercatori hanno in seguito scoperto che pezzi molto più piccoli di beta amiloide sono protagonisti della malattia, portando gli scienziati a mettere in discussione l'efficacia del trattamento potenziale. La ricerca da parte di Johnson & Johnson ha rivelato che il farmaco può non solo legarsi alla proteina beta amiloide solubile, ma può anche prevenire alcuni dei danni che produce nelle cellule.

Secondo il Vancouver Sun, Gene Kinney, responsabile della ricerca presso la società, ha dichiarato: "Siamo fiduciosi che [il farmaco] potrà impegnare sia la forma solubile che quella insolubile". Questo dopo che gli scienziati della University of East Anglia a Norfolk hanno scoperto che chi ha avuto un ictus, e resta con un ritmo cardiaco irregolare potrebbe avere un rischio maggiore di sviluppare demenza.

 


Pubblicato su Barchester.com il 11 marzo 2011   Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

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