Giorno fortunato per gli studiosi dell' Alzheimer e anche per i malati. Due lavori scientifici indicano nuove soluzioni.
Uno firmato da un italiano che (ma non è una sorpresa) lavora all' estero. Il primo riguarda la scoperta di due nuovi geni associati alla malattia: Clu e Picalm.
Lo studio, pubblicato da Nature Genetics, è di un gruppo di ricerca guidato dalla Scuola di Medicina di Cardiff, nel Regno Unito: sono stati raccolti campioni di Dna da oltre 19.000 volontari, in Europa e negli Stati Uniti.
Settemila con la malattia, il resto senza sintomi del disturbo. Finora solo quattro geni erano stati associati all' Alzheimer. Clu produce clusterina che ha un' azione protettiva sul cervello. Mutazioni di Clu annullano l' effetto protettivo e contribuiscono allo sviluppo del morbo. Picalm invece è importante nelle sinapsi (le connessioni fra i neuroni). Alterare le sinapsi favorisce la malattia.
E un farmaco usato per curare il cancro potrebbe essere efficace per restituire proprio la memoria ai malati di Alzheimer. E' il secondo studio illuminante. Condotto sui topi da laboratorio è stato coordinato dall' italiano Ottavio Arancio, che lavora presso il Columbia university medical center e pubblicato da The Journal of Alzheimer' s Disease.
Il farmaco è a base di Hdac inibitori e, sui topi, si è dimostrato capace di rigenerare la memoria «perché - spiega Arancio - bersaglia un difetto nel cervello in precedenza sconosciuto».
Per creare nuova memoria, infatti, i neuroni devono fabbricare nuove proteine. Per farlo si deve aprire e leggere il Dna che contiene le istruzioni necessarie.
Questo passaggio è danneggiato nei colpiti da Alzheimer. Il farmaco ripara il danno. Ora si sperimenterà sull' uomo: tra 3-4 anni.
Articolo di Mario Pappagallo, Corriere della Sera, 7 settembre 2009, Archivio Storico.