Le donne hanno un rischio di sviluppare l'Alzheimer due volte maggiore degli uomini, ma è sorprendente quanto poco si sa sui cambiamenti della funzione del cervello che promuovono questa differenza, e quando, nella mezza età, si possono rilevare tali modifiche.
Ora, in uno studio di popolazione che ha coinvolto più di 200 donne e uomini sani, da 47 a 55 anni di età, un team di ricercatori guidato dal Brigham and Women Hospital ha svelato dei cambiamenti specifici nelle funzioni della memoria che corrispondono al sesso e alla fase della menopausa, piuttosto che all'età cronologica.
Il lavoro ha coinvolto aree cruciali del cervello che sono vulnerabili al declino relativo all'età e mette in evidenza l'importanza degli ormoni ovarici nel mantenimento della funzione di memoria. Il nuovo studio è apparso online il 9 novembre su Menopause.
"Per anni il pensiero dominante nel settore è stato che le donne avevano una rischio più alto di Alzheimer semplicemente perché tendono a vivere più a lungo", ha detto l'autore senior Jill Goldstein PhD, direttrice della ricerca al Connors Center for Women's Health and Gender Biology del BWH. "Ma quell'idea è stata perpetuata da una ricerca che esaminava la vecchiaia, non la mezza età, quando hanno luogo transizioni ormonali cruciali e quando cominciano ad emergere i cambiamenti nella memoria".
Il declino cognitivo correlato all'età impatta su uomini e donne, e le persone segnalano dimenticanza e mancanza di chiarezza mentale (la cosiddetta "nebbia del cervello"), man mano che invecchiano. Anche se in generale le donne tendono ad andare meglio degli uomini nei test di memoria verbale, e gli uomini hanno un tasso più alto di decadimento cognitivo lieve nel corso della vita, le donne sono colpite in modo sproporzionato dall'Alzheimer. Solo negli Stati Uniti, ci sono circa 5,4 milioni di persone che vivono con Alzheimer e quasi due terzi sono donne.
La Goldstein e i suoi colleghi hanno colto l'opportunità di esaminare come e perché si dispiegano queste differenze di sesso quando una delle loro coorti comunitarie a lungo studiate (New England Family Study) ha iniziato ad arrivare ai 50 o 60 anni. Questo ha permesso ai ricercatori di esaminare attentamente ciò che accade alla funzione di memoria nelle donne sane di mezza età nel corso del tempo, quando arriva la menopausa (pre-, peri- e post-menopausa) e di confrontare i risultati con uomini coetanei sani.
Poiché gli individui studiati non mostravano segni di demenza o di perdita di memoria evidente, i test standard sulla funzione della memoria non erano sufficienti a rilevare i cambiamenti. Così il team si è rivolto ad una serie di test neuropsicologici, affinati da Dorene Rentz PsyD, uno dei primi autori della ricerca, neuropsicologo senior del Dipartimento di Neurologia del BWH, ed esperto di Alzheimer. Questi test valutano rigorosamente diverse forme di apprendimento e di memoria, offrendo una visione più dettagliata che potrebbe identificare anche i primi deficit cognitivi da età.
I ricercatori hanno scoperto che, rispetto agli uomini di pari età, le donne ottengono punteggi significativamente più alti in tutte le categorie della funzione della memoria valutata dai test, con una notevole eccezione: le donne in post-menopausa vanno più o meno come i coetanei maschi (e peggio delle altre donne) nei test di apprendimento iniziale e di recupero delle informazioni.
La scoperta ha suggerito la presenza di cambiamenti nelle aree frontali del cervello, note per il loro ruolo nella memoria a breve termine e nelle cosiddette "funzioni esecutive", le capacità cognitive avanzate, come organizzare, strutturare e valutare le informazioni. Inoltre, i dosaggi ormonali hanno rivelato che, tra tutte le donne studiate, i livelli superiori di estradiolo (sotto forma di estrogeni che provocano i maggiori effetti sul cervello) erano correlati a migliori prestazioni della memoria.
Se presa insieme ad altri lavori recenti, sia del gruppo della Goldstein che di altri, la ricerca su Menopause aiuta a dipingere un quadro dei circuiti di memoria del cervello che iniziano a cambiare con l'età - sia nei maschi che nelle femmine - e sottolinea l'importanza degli ormoni steroidi, in particolare l'estradiolo per le donne, nel mantenimento della funzione della memoria.
"Dobbiamo trovare il modo di identificare prima chi ha il rischio più alto di sviluppare l'Alzheimer", ha detto la Goldstein. "Questo è fondamentale perché i trattamenti che seguono l'insorgenza della malattia non hanno successo. Speriamo che i risultati della nostra coorte possano alla fine dare indizi precoci in mezza età per quanto riguarda chi ha un rischio più alto della malattia verso la fine della mezza età, e come questo può essere diverso per uomini e donne".
La Goldstein e i suoi colleghi stanno già lavorando su questo obiettivo. Insieme al collaboratore Philip de Jager MD/PhD, che dirige il Program in Translational NeuroPsychiatric Genomics dell'Ann Romney Center for Neurologic Diseases al BWH, i ricercatori stanno progettando uno strumento di rischio clinico che può aiutare a individuare i pazienti che sono più vulnerabili all'Alzheimer. Questo strumento (sviluppato sia per gli uomini che per le donne) incorporerà i fattori di rischio genetici, nonché una serie di altre caratteristiche cliniche, note per influenzare il declino della memoria, e le differenze di sesso.
"L'Alzheimer è una delle più grandi sfide per la salute pubblica del nostro tempo", scrive la Goldstein. "Andando avanti, è imperativo capire come mantenere la funzione della memoria per tutta la vita, e incorporare queste differenze di sesso nella ricerca futura e nelle strategie di scoperta terapeutica".
Fonte: Brigham and Women's Hospital via New-Medical.net (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Rentz, Dorene M. PsyD; Weiss, Blair K. BS; Jacobs, Emily G. PhD; Cherkerzian, Sara ScD; Klibanski, Anne MD; Remington, Anne MA; Aizley, Harlyn MEd; Goldstein, Jill M. PhD. Sex differences in episodic memory in early midlife: impact of reproductive aging. Menopause,7 November 2016. doi: 10.1097/GME.0000000000000771
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