Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il sonno è un fattore di rischio modificabile dell'Alzheimer?

Sono le 2 di notte e stai per metterti a letto dopo aver onorato una scadenza urgente, temendo la sveglia che suonerà tra poche ore. O forse ti sei rigirato tutta la notte, furioso per la tua incapacità di dormire mentre le lancette dell'orologio girano costantemente verso mattina. Passi il giorno dopo smemorato, irritabile, incapace di concentrarti e sbagliando cose semplici.


Passiamo un terzo della nostra vita a dormire, ma molti di noi non danno molta importanza al sonno fino a quando le cose non vanno male. Se una brutta notte può farci desiderare ardentemente il sonno per tutto il giorno successivo, cosa potrebbero fare alla nostra salute decenni di sonno scadente? E c'è qualcosa che possiamo fare a questo proposito?

 

Lo studio: Il sonno di scarsa qualità è collegato alla demenza

Un certo numero di studi recenti hanno collegato la qualità del sonno all'Alzheimer. Le persone con disturbi del sonno hanno più probabilità di sviluppare la demenza, e i pazienti con demenza hanno tassi molto più alti di problemi di sonno. Con la progressione della demenza, i pazienti mostrano un sonno sempre più disturbato, si svegliano spesso durante la notte e fanno pennichelle di giorno.


Nell'Alzheimer, la patologia cerebrale inizia anni prima della comparsa dei problemi di memoria e degli altri sintomi di demenza. Un tratto distintivo della malattia è l'accumulo di proteina amiloide che forma delle placche nel cervello, ritenute uno dei primi processi nella cascata patologica dell'Alzheimer.


Gli attuali trattamenti per l'Alzheimer sono progettati per essere usati dopo che la demenza è diventata clinicamente evidente. In questa fase, i pazienti hanno un pesante fardello di placche amiloidi e grovigli di tau, e l'estensione della neurodegenerazione potrebbe essere troppo vasta per un recupero. La diagnosi precoce avrebbe il vantaggio di un intervento nel momento potenziale di più efficacia. Pertanto, individuare presto, e trovare gli obiettivi per un intervento tempestivo, sono il Sacro Graal della ricerca sull'Alzheimer.


Nel 2013, Adam Spira e colleghi della Johns Hopkins University hanno riferito che gli anziani (età media 78,2 anni) che avevano più amiloide nel cervello, avevano anche segnalato un sonno peggiore. Il nostro gruppo si è chiesto se questa associazione possa essere presente anche prima. In questo caso il sonno potrebbe essere un bersaglio promettente per diagnosi precoce e intervento.


Per rispondere a questa domanda, abbiamo usato i dati del Wisconsin Registry for Alzheimer’s Prevention (WRAP), una coorte tenuta all'Università del Wisconsin che segue più di 1.500 volontari per capire i fattori di rischio dell'Alzheimer. I volontari WRAP non hanno l'Alzheimer quando entrano nello studio, ma circa l'80 per cento ha un genitore con Alzheimer, un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia. Questo significa che il campione probabilmente include persone nelle primissime fasi dell'Alzheimer.


Al momento dell'analisi, 98 partecipanti WRAP (età media di 62,4 anni) hanno completato un questionario completo sul sonno e si sono sottoposti a scansioni cerebrali per individuare i depositi di amiloide via Tomografia a Emissione di Positroni (PET). Il questionario chiedeva la quantità di sonno, la sonnolenza diurna e i segni di disturbi del sonno. Abbiamo scoperto che le persone che hanno riferito di avere avuto un sonno meno rinfrescante, meno sonno di quanto avevano bisogno, più problemi di sonno e una maggiore sonnolenza diurna, avevano anche un maggiore onere di amiloide.


I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Neurobiology of Aging, si aggiungono a un crescente corpo di prove che collegano il sonno alla regolamentazione dell'amiloide. In un topo modello di Alzheimer, con lo sviluppo delle placche amiloidi il sonno diventa sempre più frammentato. Viceversa, quando i topi sono privati ​​del sonno, le placche amiloidi si accumulano più rapidamente.


Il livello di amiloide nel liquido cerebrospinale oscilla con un ciclo giornaliero regolare, ed è eliminato principalmente dal cervello durante la notte. Poiché le proteine ​​amiloidi sono più propense ad ammassarsi quando le loro concentrazione è più alta, forse un sonno scadente genera più proteine ​​amiloidi nel cervello, che sono poi disponibili ad aggregarsi in placche.

 

La questione uovo-o-gallina?

Il sonno scarso provoca la deposizione di amiloide, o sono le placche amiloidi a disturbare il sonno? In questo momento non possiamo essere sicuri, ma la risposta è importante. Se il sonno induce l'amiloide ad accumularsi nel cervello, migliorando il sonno si potrebbe ridurre il rischio di Alzheimer, o rallentare la sua progressione.


La possibilità che il sonno scadente sia un fattore di rischio per l'Alzheimer è intrigante, perché il sonno è modificabile, a differenza dei geni o della storia familiare. Abbiamo un arsenale di tecniche efficaci ben consolidate per migliorare il sonno, che vanno dalle pillole per dormire e le terapie comportamentali cognitive per l'insonnia, alle macchine a pressione positiva per trattare l'apnea del sonno.


Dall'altra parte, se è l'amiloide a distruggere il sonno, i cambiamenti nel sonno potrebbero essere un segnale di avvertimento precoce che l'Alzheimer sta iniziando, e potrebbero essere usati per monitorare la gravità della malattia. Rispondere a questa domanda uovo-o-gallina è centrale nel nostro ultimo studio, in cui stiamo conducendo valutazioni dettagliate sulla salute del sonno in adulti di mezza età con una storia familiare di Alzheimer.


Altre questioni importanti comprendono determinare quale aspetto del sonno è legato più strettamente all'Alzheimer e alla salute del cervello, e se particolari disturbi del sonno, come l'apnea del sonno, sono suscettibili di accelerare la progressione della malattia. Le risposte consentiranno ai ricercatori di sviluppare terapie del sonno mirate ed efficaci o misure diagnostiche basate sul sonno.


Oltre al possibile ruolo del sonno nell'Alzheimer, i disturbi del sonno sono stati collegati a depressione, ictus, diabete e una serie di altri disturbi medici; la sonnolenza alla guida rappresenta 100.000 incidenti di veicoli a motore all'anno. Eppure, secondo la National Sleep Foundation, la maggior parte dei disturbi del sonno non sono diagnosticati.


Il sonno è cruciale per una buona salute, allo stesso modo della nutrizione e dell'esercizio. Un buon sonno dovrebbe essere una priorità, e gli anziani che stanno sperimentando sonnolenza o che stanno avendo difficoltà a dormire dovrebbero consultare il proprio medico.

 

 

 


Fonte: Kate Sprecher MSc in American Society on Aging (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Kate E. Sprecher, Barbara B. Bendlin, Annie M. Racine, Ozioma C. Okonkwo, Bradley T. Christian, Rebecca L. Koscik, Mark A. Sager, Sanjay Asthana, Sterling C. Johnson, Ruth M. Benca. Amyloid burden is associated with self-reported sleep in nondemented late middle-aged adults. Neurobiology of Aging, September 2015, Volume 36, Issue 9, Pages 2568–2576. DOI: 10.1016/j.neurobiolaging.2015.05.004

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)