Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Senescenza: nuova definizione per questo concetto a doppia lama

Per la Reale Accademia di Spagna, senescente è colui che «comincia ad invecchiare".


Ma i risultati dei laboratori di biologia sono in contraddizione con il dizionario: non solo la senescenza non è sinonimo di invecchiamento, ma al contrario non è intrinsecamente negativa per l'organismo.


La senescenza cellulare è un processo fisiologico così mal definito che coloro che fanno ricerca in questo settore pensano che abbia bisogna di un altro nome. Questo è il caso di Manuel Serrano, del Centro Nazionale Spagnolo di Ricerca sul Cancro (CNIO), uno dei maggiori esperti mondiali della senescenza, che ha appena pubblicato una recensione su questo argomento.


Senza in effetti ridenominare la senescenza, questa edizione di Nature Reviews promuove un cambio di paradigma: la senescenza è, soprattutto, "un meccanismo per eliminare le cellule indesiderate", che si conclude con la rimodellazione dei tessuti. E può essere come una lama a doppio taglio per il corpo.


Più di cinque anni fa, Leonard Hayflick e Paul Moorhead hanno scoperto che le cellule umane sane, che crescono in coltura, smettono di proliferare dopo un certo numero di divisioni. Hanno chiamato questo fenomeno «senescenza cellulare» e hanno ipotizzato che potrebbe essere la causa dell'invecchiamento del corpo. Ma la ricerca più recente, condotta in gran parte da Serrano e dal suo gruppo - Daniel Muñoz-Espín è co-autore della revisione in corso - ha dimostrato che questa osservazione pionieristica dice solo una parte della storia.


Oggi sappiamo che il rapporto tra senescenza e invecchiamento assomiglia a quello tra i vigili del fuoco e il fuoco: anche se ci sono molti vigili del fuoco in un incendio, non sono essi la causa del rogo, ma piuttosto un tentativo di spegnerlo. Allo stesso modo, Serrano e Muñoz-Espín propongono che la senescenza si attiva quando c'è un danno in una cellula, per evitare la propagazione o anche per riparare il tessuto colpito. Negli organismi che invecchiano, accade che il processo si ferma a metà con un gran numero di cellule senescenti presenti nei tessuti.


Gli autori parlano di una sequenza di eventi: «Senescenza - eliminazione - rigenerazione». "Recenti scoperte stanno ridefinendo la nostra visione della senescenza cellulare", scrivono. Per raggiungere il loro obiettivo, "le cellule senescenti inibiscono la loro proliferazione, inducono la loro stessa eliminazione attirando le cellule del sistema immunitario e, infine, promuovono la rigenerazione dei tessuti". Nei tessuti invecchiati o in alcune malattie tuttavia "questa sequenza non è completata, e le cellule senescenti si accumulano". Ecco perché "la senescenza può diventare parte del problema con l'invecchiamento, invece che la soluzione", scrivono gli autori.


Oggi sappiamo che le cellule iniziano il loro programma di senescenza in risposta a stimolanti come l'attivazione di diversi oncogeni (i geni cancerogeni); l'assenza o il malfunzionamento dei geni anti-tumorali; o l'accorciamento dei telomeri (le strutture proteiche ​​che proteggono le estremità dei cromosomi). Tutti questi stimolanti danneggiano le cellule e la senescenza quindi funziona da meccanismo protettivo.


Inoltre, Serrano e Muñoz-Espín hanno recentemente scoperto che la senescenza interviene in un altro processo chiave per l'organismo, in una fase molto lontana dall'invecchiamento: lo sviluppo. Come l'embrione cresce, ha bisogno di sbarazzarsi o di riprogettare le strutture fisiologiche, e gli ordini genetici che usa a tal fine sono quelli legati alla senescenza.


La scoperta ha permesso a questi ricercatori di completare la loro visione della senescenza come un meccanismo che è davvero lì per "eliminare le cellule indesiderate" e che finisce per rigenerare i tessuti, anche in un modo diverso da quello che aveva in precedenza. In questa nuova visione, dunque, la senescenza è solo un meccanismo fisiologico.


La domanda è: dobbiamo stimolarla, per combattere il cancro, per esempio, o dovremmo prevenirla, per fermare l'invecchiamento? Tutte e due le cose, dicono i ricercatori. La revisione presenta un elenco di patologie in cui la senescenza può avere sia un effetto benefico che uno nocivo. In vari tipi di cancro, per esempio, la senescenza arresta l'avanzamento della malattia; nella malattia cardiovascolare, limita la formazione di ateromi; è anche utile contro diversi tipi di fibrosi. Con l'obesità e il diabete, tuttavia, favorisce lo sviluppo della malattia, aumentando la resistenza all'insulina e l'infiammazione.


Anche la ricerca clinica riflette le due facce della senescenza, dato che entrambe le terapie che tendono a promuoverla - in particolare contro il cancro e la fibrosi del rene ed epatica - e a fermarla sono oggetto di studio. Gli autori sottolineano il successo negli studi del cancro al seno di un nuovo farmaco che stimola la senescenza: il palbociclib.


Ma lasciano un mistero irrisolto: i nei. Oggi sappiamo che i nei sono raccolte di cellule senescenti che non sono state eliminate. Perché? La storia continua.

 

 

 

 

 


FonteCentro Nacional de Investigaciones Oncologicas  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Daniel Muñoz-Espín, Manuel Serrano. Cellular senescence: from physiology to pathology. Nature Reviews Molecular Cell Biology, 2014; 15 (7): 482 DOI: 10.1038/nrm3823

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.