L'ippocampo è una piccola struttura nel cervello dei mammiferi con un ruolo cruciale nel processo di acquisizione degli stimoli dai nostri sensi e nel permettere alle percezioni di essere memorizzate come ricordi.
Un tipo di cellule nervose (neuroni) che inibiscono l'attività di altre cellule hanno ora dimostrato di avere un ruolo molto più grande e più complesso in questi processi di quanto si era ipotizzato in precedenza.
I team guidati dal Prof. Dr. Marlene Bartos del Cluster di Eccellenza BrainLinks-Braintools dell'Università di Friburgo e dal Prof. Dr. Imre Vida del Cluster di Eccellenza NeuroCure dell'ospedale Charité di Berlino riferiscono questi risultati nell'edizione attuale del Journal of Neuroscience.
Nel loro studio, gli scienziati hanno esaminato come dei tipi speciali di cosiddetti interneuroni stabiliscano connessioni tra di loro all'interno dell'ippocampo, e come la loro funzione influenzi la rete di cellule nervose nel suo complesso. Gli interneuroni non inducono altre cellule nervose ad attivarsi, ma al contrario, glielo vietano. Questo tipo di soppressione è importante nell'attività cerebrale complessiva, altrimenti non sarebbe possibile l'elaborazione delle informazioni, perché un cervello in cui tutte le cellule nervose sono attive allo stesso tempo sarebbe in realtà fuori uso.
L'ippocampo è sede di varie cellule inibitorie, che erano note finora per differire notevolmente in termini di forma e funzione. Ma fino ad ora si era generalmente assunto che la loro effettiva influenza sull'attività della struttura cerebrale a cui appartengono fosse piuttosto piccola.
Grazie alla combinazione di vari e diversi metodi sperimentali, Bartos, Vida, e i rispettivi team sono riusciti a dimostrare che queste cellule sono effettivamente in grado di interferire fortemente con la funzione e la tempistica dei modelli di attività all'interno dell'ippocampo.
Inoltre, le varie possibili combinazioni di connessione tra questi diversi tipi cellulari mostrano caratteristiche marcatamente diverse nella loro funzione. Questo rende l'inibizione nell'ippocampo molto più flessibile e versatile di quanto precedentemente ipotizzato. Il team di scienziati sospetta che questo aumenti di molto anche la capacità di elaborare le informazioni all'interno dell'ippocampo.
I risultati pubblicati in questo studio provengono da esperimenti condotti su fettine sottili di ippocampo. Il compito successivo per i ricercatori sarà di verificare questi risultati all'interno del cervello vero e proprio.
Fonte: Albert-Ludwigs-Universität Freiburg (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: S. Savanthrapadian, T. Meyer, C. Elgueta, S. A. Booker, I. Vida, M. Bartos. Synaptic Properties of SOM- and CCK-Expressing Cells in Dentate Gyrus Interneuron Networks. Journal of Neuroscience, 2014; 34 (24): 8197 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.5433-13.2014
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