Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il cervello conserva i ricordi recenti 'cellula per cellula'

Confermando quello che i teorici neurocomputazionali stanno sospettando da tempo, ricercatori del Dignity Health Barrow Neurological Institute di Phoenix in Arizona e della University of California di San Diego hanno appena segnalato che il cervello umano blocca i ricordi episodici nell'ippocampo, impegnando ogni ricordo in una frazione netta e distribuita di cellule singole.


I risultati, pubblicati il 16 giugno su PNAS, chiariscono ulteriormente la base neurale della memoria umana e possono, in ultima analisi, far luce su nuovi trattamenti per le malattie e le condizioni che la influenzano negativamente, come l'Alzheimer e l'epilessia.


"Per capire veramente come il cervello rappresenta la memoria, dobbiamo capire come la memoria è rappresentata dalle unità fondamentali di calcolo del cervello (i singoli neuroni) e le loro reti", ha dichiarato Peter N. Steinmetz, MD, PhD, direttore del programma di neuroingegneria del Barrow e autore senior dello studio. "Conoscere il meccanismo della memoria e del suo recupero è un passo fondamentale per capire come trattare meglio le malattie che provocano una demenza, che danneggiano la nostra popolazione anziana in crescita".


Steinmetz, con il primo autore John T. Wixted, PhD, Professore di Psicologia, Larry R. Squire, PhD, professore dei dipartimenti di neuroscienze, psichiatria e psicologia, entrambi alla UC San Diego, e i colleghi, hanno valutato nove pazienti con epilessia, nel cui cervello erano stati impiantati elettrodi per monitorare le convulsioni. Il monitoraggio ha registrato l'attività a livello dei singoli neuroni.


I pazienti hanno memorizzato una lista di parole su uno schermo di computer, poi hanno letto una seconda lista, più lunga che conteneva le stesse e altre parole. Sono stati invitati a identificare le parole che avevano visto in precedenza, e a indicare quanto le ricordavano. La differenza osservata nell'attività di attivazione («firing») delle cellule, tra le parole viste sul primo elenco e quelle non in lista, indicava chiaramente che le cellule nell'ippocampo stavano rappresentando i ricordi delle parole.


I ricercatori hanno scoperto che le parole viste di recente sono state immagazzinate in modo distribuito per tutto l'ippocampo, con una piccola frazione di cellule (circa il 2%) che rispondeva a qualsiasi parola e una piccola frazione di parole (circa il 3%) che produceva una forte variazione nel «firing» di queste cellule. "Intuitivamente, ci si potrebbe aspettare di trovare che ogni neurone che risponde ad un elemento dalla lista potrebbe rispondere anche alle altre voci della lista, ma i nostri risultati non dicono niente di simile. La cosa sorprendente di questi risultati controintuitivi è che non avrebbero potuto essere più in linea con quanto avevano predetto tempo fa influenti teorici neurocomputazionali", ha detto Wixted.


Anche se solo una piccola frazione di cellule codificasse la memoria recente di qualsiasi parola, gli scienziati hanno detto che il numero assoluto di cellule memoria-codificanti per ogni parola era grande comunque, almeno nell'ordine di centinaia di migliaia. Quindi, la perdita di ogni cellula, hanno notato, avrebbe un impatto trascurabile sulla capacità di una persona di ricordare parole specifiche viste di recente.


Infine, gli scienziati hanno detto che il loro obiettivo è capire appieno come il cervello umano forma e rappresenta i ricordi di luoghi e cose nella vita di tutti i giorni, quali cellule sono coinvolte e come queste cellule sono colpite da malattie e infermità. I ricercatori in seguito tenteranno di determinare se una codifica simile è coinvolta nei ricordi di immagini di persone e punti di riferimento e come le cellule dell'ippocampo che rappresentano la memoria sono influenzate nei pazienti con le forme più gravi di epilessia.

 

***********
Hanno collaborato Yoonhee Jang, University of Montana; Megan H. Papesh, Louisiana State University; Stephen D. Goldinger, Arizona State University; Joel Kuhn, UCSD; Kris A. Smith e David M. Treiman, Barrow Neurological Institute. Il finanziamento per questa ricerca è arrivato, in parte, dal Medical Research Service of the Department of Veterans Affairs, dall'Istituto Nazionale di Salute Mentale, dal National Institute for Deafness and Other Communications Disorders, dalla Barrow Neurological Foundation, dall'Arizona Biomedical Research Council e dal Kavli Institute for Brain and Mind della UC San Diego.

 

 

 

 

 


FonteUniversity of California, San Diego Health Sciences  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.