Ricercatori del NorthShore University HealthSystem (NorthShore) e della Mayo Clinic hanno collaborato in uno studio che fornisce la prova genetica e clinica che le terapie tese a controllare l'espressione dell'alfa-sinucleina (gene la cui funzione è coinvolta nello sviluppo e nella progressione del Parkinson) possono accelerare la progressione della malattia e aumentare il rischio di incapacità fisica e demenza.
Se i risultati saranno replicati, ci saranno profonde implicazioni per le terapie in fase di sviluppo per il Parkinson.
"La nostra ricerca suggerisce che le terapie che cercano di sopprimere l'alfa-sinucleina nel Parkinson possono in realtà accelerare il processo della malattia e aumentare il rischio di sviluppare grave disabilità fisiche e la demenza", scrive l'autore Demetrio Maraganore, MD, presidente "Ruth Cain Ruggles" del Dipartimento di Neurologia al NorthShore. "Riteniamo che sia nostra responsabilità diffondere questi dati, perché questo tipo di trattamento può avere effetti nocivi a lungo termine".
L'alfa-sinucleina è un componente importante dei corpi di Lewy, una anomalia caratteristica delle cellule cerebrali che si verifica in tutti i casi di malattia di Parkinson. Fin dalla sua scoperta come causa di Parkinson familiare, quasi 20 anni fa, l'alfa-sinucleina è stata al centro di intensi sforzi da parte dei ricercatori che lavorano per caratterizzare definitivamente il ruolo della proteina nel Parkinson idiopatico e il suo potenziale come bersaglio per le terapie neuroprotettive.
E' stato anche al centro dei molteplici sforzi per sviluppare una molecola che sopprima la funzione della proteina. E' attualmente in esperimenti clinici di Fase I un vaccino che punta l'alfa-sinucleina (per ridurne il livello), e sono in fase avanzata di sviluppo preclinico un certo numero di molecole che prendono di mira la proteina per ridurla.
"Abbiamo osservato per la prima volta che, anche se la sovra-espressione di alfa-sinucleina aumenta il rischio di sviluppo del Parkinson, al contrario, la sotto-espressione è associata ad esiti motorii e cognitivi peggiori dopo l'inizio della malattia", dice il primo autore Katerina Markopoulou, MD , Ph.D., neurologo del NorthShore. "Questo solleva preoccupazioni sull'efficacia e la sicurezza delle terapie volte a ridurre l'espressione di alfa-sinucleina nel Parkinson".
I ricercatori hanno seguito 1.098 pazienti della Mayo Clinic per quasi 15 anni (mediana: otto anni), e sequenziato il DNA dei pazienti per determinare la presenza di varianti genetiche che regolano la quantità prodotta di proteina alfa-sinucleina. Hanno studiato l'associazione di queste varianti geniche con la sopravvivenza dei pazienti senza gravi disabilità motorie e cognitive. Sono stati misurati gli esiti dei pazienti con interviste telefoniche. Gli scienziati hanno scoperto che i pazienti che avevano il genotipo ad espressione ridotta avevano un rischio maggiore del 23 per cento di diventare dipendenti dalla sedia-a-rotelle o di sviluppare demenza.
"Questo è il primo grande studio di associazione genetica dell'alfa-sinucleina e degli esiti longitudinali nel Parkinson", spiega Eric Ahlskog, MD, Ph.D., neurologo della Mayo Clinic e autore dello studio. "Se replicata, questa ricerca può cambiare il paradigma di trattamento focalizzato sulla riduzione dell'alfa-sinucleina per il Parkinson".
Lo studio è stato discusso il 20 Marzo 2013 all'Annual Meeting dell'American Academy of Neurology (AAN) a San Diego. Questa ricerca è un esempio degli sforzi collaborativi tra il NorthShore e la Mayo Clinic nell'ambito della Mayo Clinic Care Network, una partnership unica che fornisce ai pazienti del Northshore l'accesso a risorse mediche e ad esperti di entrambi i sistemi che lavorano insieme per loro conto.
Lo studio è stato finanziato dal National Institutes of Health, dalla Alnylam Pharmaceuticals Inc., e dalla Medtronic Inc.
of this article is here.
Fonte: Mayo Clinic News.
Pubblicato in Science Daily il 20 Marzo 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |