Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Rottura delle reti del cervello permette alle infezioni di contribuire all'Alzheimer?

Il microbioma umano include il materiale genetico di oltre 100 trilioni di piccoli microrganismi (funghi, lievito, batteri e persino virus), la maggior parte dei quali risiedono nel nostro tratto gastrointestinale come guardiani della salute. Ma quando un microbioma sano lascia il posto a uno squilibrato - un 'patobioma' - può insorgere un qualsiasi numero di problemi di salute, dall'artrite reumatoide, alla vaginosi batterica.


Nuovi dati pubblicati da ricercatori della Drexel University su Frontiers in Cellular and Infection Microbiology, forniscono maggiori evidenze della possibilità che lo sviluppo di un patobioma nel cervello possa causare alcune forme di morbo di Alzheimer (MA) e di una demenza correlata.


Quando i biomi diventano malsani, per invasione di agenti patogeni esterni, o per un grande cambiamento nel numero relativo delle specie microbiche presenti, si verifica una disbiosi, lo squilibrio nel microbiota. Questa disbiosi può alterare il metabolismo umano e causare infiammazione, che è stata legata al danno tissutale osservato nella colite ulcerosa, nell'artrite reumatoide e in molte altre malattie infiammatorie croniche.


Studiando 130 campioni presi dal cervello donato da 32 persone, 16 con MA e 16 coetanei di controllo senza la malattia, i ricercatori della Drexel hanno trovato flora batterica in tutti i cervelli, ma quelli di MA hanno mostrato profili batterici profondamente diversi rispetto ai coetanei di controllo.


Il gruppo ha usato il 'sequenziamento genetico RNA ribosomiale 16s' a lunghezza intera, una tecnica in grado di rilevare qualsiasi specie batterica presente in un campione. In questo processo, i ricercatori hanno individuato serie di batteri specifici per malattia in quasi tutti i cervelli colpiti dal MA, suggerendo che questi gruppi di batteri sono forti predittori della malattia.


Gli autori hanno rilevato 5 microbiomi cerebrali, 4 dei quali si ipotizza che siano presenti in momenti diversi nell'evoluzione del cervello colpito dal MA. Gli autori hanno affermato che è probabile che i microbiomi di MA osservati si evolvano per diventare più patogeni man mano che la malattia progredisce nelle fasi successive caratterizzate da patobioma.


Gli autori ipotizzano che il cervello inizi con un bioma sano, ma man mano che la malattia si sviluppa, il bioma sano viene soppiantato da una nuova serie di microbi che sostituiscono quelli sani originali, con il risultato finale di avere il patobioma di MA.


Sono stati prelevati da entrambi i gruppi campioni di cervello dai lobi frontali e temporali e dalla corteccia entorinale. Sulla base della distribuzione casuale dei microbiomi che richiedono il trasporto in tutto il cervello, i risultati erano coerenti con il fallimento in una o più reti del cervello.


Tuttavia, è troppo presto per dire se i modelli di distribuzione osservati derivano da una barriera emato-encefalica che perde, dal sistema glinfatico del cervello o dalla trasmissione sinaptonemica che consente ai batteri, come il Cutibacterium acnes (l'ex proprionibacterium acnes), il Metilobacterium, il Bacillus, il Caulobacter, il Delftia e il Variovora di entrare nel cervello.


Nei campioni cerebrali di MA, hanno osservato i ricercatori, questi batteri patogeni sembravano aver sopraffatto e sostituito i batteri Comamonas sp., che sono associati a un cervello privo di demenza.


"Forse la distruzione dei batteri Comamonas, parte di un microbioma cerebrale sano, è il primo segno di demenza imminente", ha detto Garth D. Ehrlich PhD, professore della facoltà di medicina, e autore senior dello studio. "Ora abbiamo le domande per guidare studi futuri, ma le ipotesi sono molte. I colpevoli potrebbero essere allo stesso tempo batteri o qualcos'altro, come funghi, parassiti o virus".


Quando un paziente ha il MA, sperimenta infiammazione nel cervello caratterizzata da depositi di amiloide-beta (Aβ) formati da un aumento della produzione del peptide Aβ (un peptide antimicrobico, che fa parte della risposta immunitaria innata) con il risultato di formare placche nel cervello. Ancora, il MA è caratterizzato dalla presenza nelle cellule di grovigli di proteine tau, caratterizzate da fosforilazione anormale, che alla fine portano alla distruzione di sinapsi e neuroni, ma che hanno anche dimostrato di aiutare a fermare la diffusione di agenti patogeni nel cervello.


Queste patologie orientate alle proteine (la base della cosiddetta 'ipotesi cascata amiloide') sono al centro della ricerca di MA da decenni. Di recente, degli studi stanno sfidando quel modello suggerendo un ruolo di batteri, funghi e virus, del sistema immunitario e dell'infiammazione cerebrale, che alcuni ricercatori chiamano 'ipotesi patogena'.


"Molti studi hanno ora dimostrato la presenza di batteri nel cervello colpito dal MA"
, ha affermato Jeffrey Lapides PhD, professore associato e autore senior dello studio. “Forse le placche, i cui componenti hanno proprietà anti-microbiche in vitro, non sono la causa diretta di MA, ma sono invece una risposta ai batteri nel cervello, alcuni benigni, altri patogeni, che forse causa danni che non provocano ancora deficit cognitivi, rendendoli parte del patobioma".


Questa serie unica di batteri presenti nel cervello di MA si trova comunemente anche nel cervello affetto dalla malattia neurodegenerativa sclerosi laterale amiotrofica (SLA), suggerendo che questa serie di batteri può contribuire a più di una malattia neurologica. Il prossimo passo di questa ricerca, secondo gli autori, è studiare i possibili contributi di altri microbi e capire cosa è successo fisiologicamente nel cervello, per far cambiare questo microbioma nel tempo.

"Lo sviluppo di MA e di altre demenze è complesso e probabilmente comporta l'interazione di molti sistemi", ha affermato Ehrlich. "Credo che più infezioni insorgono nel cervello, maggiore è il rischio di MA. Ci sono molti agenti patogeni che probabilmente aumentano il rischio. Questo patobioma non è l'intera risposta, ma è un pezzo del puzzle".


Anche la posizione esatta dei batteri problematici all'interno del cervello è una domanda aperta, secondo la squadra. I ricercatori devono sapere più precisamente dove sono i batteri per capire meglio il loro ruolo. Gli autori hanno scoperto che quando un patobioma malsano si trova nel lobo frontale, è molto alta la probabilità che sia presente il MA. È meno probabile che si sviluppi nel lobo temporale.


Nonostante le molte incognite, gli autori hanno affermato che questo è un passo avanti significativo per studiare il microbioma.

 

 

 


Fonte: Drexel University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Y Moné, [+5], JR Lapides. Evidence supportive of a bacterial component in the etiology for Alzheimer’s disease and ... Front Cell & Inf Microbiol, 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.