Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Uso a lungo termine di alcuni farmaci anti reflusso collegati a rischio più alto di demenza

Le persone che assumono per 4,5 anni o più i farmaci per il reflusso acido chiamati 'inibitori di pompa protonica', possono avere un rischio più elevato di demenza rispetto alle persone che non assumono questi farmaci, secondo una ricerca pubblicata su Neurology®. Tale studio però non dimostra che i farmaci per il reflusso acido causano demenza, mostra solo un'associazione.


Il reflusso acido si forma quando l'acido dello stomaco scorre nell'esofago, di solito dopo un pasto o quando ci si sdraia. Le persone con reflusso acido possono avere bruciore di stomaco e ulcere. Quelle con questo problema frequente possono sviluppare una malattia da reflusso gastroesofageo (GERD), che può portare al cancro dell'esofago.


Gli inibitori di pompa protonica riducono l'acido dello stomaco puntando gli enzimi nel rivestimento dello stomaco che producono quell'acido.

"Gli inibitori di pompa protonica sono uno strumento utile per aiutare a controllare il reflusso acido, tuttavia l'uso a lungo termine è stato collegato da studi precedenti a un rischio maggiore di ictus, fratture ossee e malattie renali croniche", ha affermato l'autore senior dello studio Kamakshi Lakshminarayan MBBS/PhD, della University of Minnesota di Minneapolis e dell'American Academy of Neurology. “Tuttavia, alcune persone prendono regolarmente questi farmaci, quindi abbiamo studiato se sono legati a un rischio maggiore di demenza. Sebbene non abbiamo trovato un collegamento con l'uso a breve termine, abbiamo trovato un rischio più elevato di demenza associata all'uso a lungo termine di questi farmaci".


Lo studio includeva 5.712 persone, senza demenza all'inizio dello studio, tutte over-45 anni e un'età media di 75 anni. I ricercatori hanno determinato se i partecipanti hanno assunto farmaci per il reflusso acido esaminando i loro farmaci durante le visite di studio e durante le telefonate annuali. Tra i partecipanti, 1.490 persone (26%) avevano assunto i farmaci.


In base al fatto che avessero assunto i farmaci e per quanto tempo, i partecipanti sono stati quindi suddivisi in 4 gruppi, come segue: quelli che non avevano assunto farmaci, quelli che li hanno assunti per un massimo di 2,8 anni, quelli che li hanno presi da 2,8 a 4,4 anni, e quelli che li hanno presi per più di 4,4 anni.


I partecipanti sono stati quindi seguiti mediamente per 5,5 anni. Durante questo periodo, 585 persone (10%) hanno sviluppato la demenza. Delle 4.222 persone che non hanno assunto i farmaci, 415 hanno sviluppato la demenza (19 casi per 1.000 persone-anni, un indice che rappresenta sia il numero di persone nello studio sia il tempo che ognuno di loro trascorre nello studio).


Delle 497 persone che hanno assunto i farmaci per oltre 4,4 anni, 58 hanno sviluppato demenza (24 casi per 1.000 persone-anni). Dopo aver adattato i dati per fattori come età, sesso, ipertensione e diabete, i ricercatori hanno scoperto che le persone che avevano assunto farmaci per il reflusso acido per più di 4,4 anni avevano un rischio più elevato del 33% di sviluppo della demenza, rispetto alle persone che non hanno mai preso quei farmaci.


I ricercatori non hanno trovato un rischio maggiore di demenza per le persone che hanno assunto i farmaci per meno di 4,4 anni.


"Sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i nostri risultati ed esplorare le ragioni del possibile legame tra l'uso di inibitori di pompa protonica a lungo termine e un rischio maggiore di demenza", ha affermato Lakshminarayan. “Anche se ci sono vari modi per trattare il reflusso acido, come prendere antiacidi, mantenere un peso sano ed evitare pasti tardivi e alcuni cibi, gli approcci diversi potrebbero non funzionare per tutti. È importante che le persone che assumono questi farmaci parlino con il proprio medico prima di apportare modifiche, per discutere il miglior trattamento per loro e perché fermare bruscamente questi farmaci potrebbe causare sintomi peggiori".


Una limitazione dello studio è che ai partecipanti è stato chiesto solo una volta all'anno del loro uso dei farmaci, quindi i ricercatori hanno stimato l'uso tra i controlli annuali. Se tra i controlli i partecipanti hanno interrotto e poi ripreso i farmaci per reflusso acido, la stima del loro uso potrebbe non essere stata accurata. Gli autori non sono nemmeno stati in grado di valutare se i partecipanti assumevano farmaci da banco per il reflusso acido.

 

 

 


Fonte: American Academy of Neurology. (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: C Northuis, [+6], K Lakshminarayan. Cumulative Use of Proton Pump Inhibitors and Risk of Dementia: The Atherosclerosis Risk in Communities Study. Neurology, 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.