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Identificati 3 batteri intestinali presenti nella demenza da corpi di Lewy

La demenza da corpi di Lewy (DLB, dementia with Lewy body), una delle forme più comuni di demenza, non ha cura. Studi precedenti avevano suggerito che i batteri intestinali, i microrganismi che vivono nel tratto digestivo umano, hanno un ruolo nel Parkinson, un altro disturbo neurodegenerativo, ma i batteri coinvolti nella DLB non erano stati identificati.


Ora, un gruppo guidato da ricercatori della Nagoya University in Giappone ha identificato tre batteri coinvolti nella DLB: Collinsella, Ruminococcus e Bifidobacterium. La loro scoperta, riferita su npj Parkinson's Disease, suggerisce nuove strade per la diagnosi e il trattamento delle due malattie.


L'inizio della DLB è associato a depositi anormali di alfa-sinucleina, una proteina del cervello che ha un ruolo nella trasmissione di segnali tra i neuroni. La presenza di questi depositi, chiamati 'corpi di Lewy', danneggia le sostanze chimiche del cervello, portando a un declino del pensiero, del ragionamento e della memoria. I sintomi includono confusione, perdita di memoria, deterioramento del movimento e allucinazioni visive.


Anche il Parkinson inizia con problemi di movimento, ma alcuni pazienti sviluppano un declino cognitivo entro un anno. A questi pazienti viene diagnosticata la DLB quando c'è questo declino cognitivo. I medici trovano difficile prevedere quali persone con Parkinson svilupperanno un declino cognitivo entro un anno e diventeranno pazienti con DLB.


Un gruppo di ricerca guidato dai prof. Masaaki Hirayama, Kinji Ohno e Hiroshi Nishiwaki della Nagoya University, in collaborazione con Okyama Neurology Clinic, Iwate Medical University e Fukuoka University, ha analizzato i microrganismi nell'intestino e gli acidi biliari fecali di pazienti con DLB, Parkinson e disturbo del comportamento REM. Hanno scoperto che 3 batteri intestinali, Collinsella, Ruminococcus e Bifidobacterium, erano associati ai pazienti con DLB. Ciò può suggerire possibili modi per diagnosticare e curare questa malattia neurodegenerativa.


I ricercatori hanno anche trovato somiglianze tra i batteri intestinali coinvolti nel Parkinson e nella DLB. In entrambe le malattie, erano in aumento i batteri Akkermansia, che degradano la mucosa intestinale. Al contrario erano diminuiti i batteri che producono acidi grassi a catena corta (SCFA) nell'intestino. Gli SCFA sono importanti perché producono cellule T regolatorie, che hanno un ruolo cruciale nella regolazione del sistema immunitario, sopprimendo la neuroinfiammazione.


"Diminuzioni di batteri che producono SCFA sono stati ripetutamente riportati nel Parkinson, nell'Alzheimer e nella SLA"
, spiega Ohno. "Ciò suggerisce che sia una caratteristica comune delle malattie neurodegenerative".


Dall'altra parte, nei pazienti con DLB, i ricercatori hanno riscontrato un aumento delle coppie di Ruminococcus, un aumento di Collinsella e un calo di Bifidobacterium. Ciò era diverso dai pazienti con Parkinson, i cui livelli non erano cambiati. In futuro, usando queste informazioni, i medici potrebbero essere in grado di analizzare i batteri nel tratto digestivo di una persona per distinguere la DLB dal Parkinson.


È importante sottolineare che anche i livelli ridotti di Bifidobacterium possono suggerire possibili modi per trattare la DLB. Il Bifidobacterium aumenta il fattore neurotrofico derivato dal cervello, una proteina chiave che supporta la crescita, lo sviluppo e il mantenimento dei neuroni nei sistemi nervosi centrali e periferici. Pertanto, è probabile che la sua riduzione nella DLB sia associata al declino cognitivo.


Allo stesso modo, sia le coppie di Ruminococcus che i Collinsella sono batteri intestinali che trasportano un enzima, il cui prodotto regola l'infiammazione in una regione del cervello chiamata sostantia nigra, che produce dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione del movimento (carente nel Parkinson). Rispetto al Parkinson, i livelli di questi batteri erano più alti nelle persone con DLB. Ciò può spiegare perché l'effetto sul movimento è ritardato, una caratteristica chiave che distingue la DLB dal Parkinson.


Il prof. Ohno spiega:

"I nostri risultati possono essere usati sia per la diagnosi che per il trattamento. Se un paziente con Parkinson sviluppa la demenza entro un anno dall'insorgenza dei sintomi motori, viene diagnosticato con DLB. Tuttavia, attualmente non possiamo prevedere se un paziente con Parkinson diventerà un paziente DLB. Il microbioma intestinale aiuterà a identificarlo".

"In termini di trattamento, la somministrazione di coppie di Ruminococcus e di Collinsella ai pazienti con Parkinson dovrebbe ritardare la neuroinfiammazione nella sostantia nigra. L'intervento terapeutico per aumentare il Bifidobacterium può ritardare l'insorgenza e la progressione della DLB e ridurre la disfunzione cognitiva. La presenza di batteri intestinali unici alla DLB può spiegare perché alcuni pazienti sviluppano il Parkinson e altri sviluppano prima la DLB.

"La normalizzazione dei batteri anormali condivisi tra DLB e Parkinson può ritardare lo sviluppo di entrambe le malattie. Migliorare il microbiota intestinale è un trampolino di lancio per trattare la demenza. Le nostre scoperte possono aprire la strada alla scoperta di terapie nuove e del tutto diverse".

 

 

 


Fonte: Nagoya University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: H Nishiwaki, ...[+8], K Ohno. Gut microbiota in dementia with Lewy bodies. npj Parkinson's Disease, 2022, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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